PISTOIA. La recente vicenda dell’assegnazione delle ore(spazi)-palestra alle società sportive pistoiesi è emblematica.
L’Avis Volley Pistoia a cui ne era stata inizialmente attribuita una (una? Ma che fosse un errore marchiano doveva accorgersi soltanto l’Avis? Chi, in base al nuovo regolamento comunale, aveva provveduto alla spartizione, non se n’era avveduto per tempo?), giustamente preoccupata per le proprie sorti e soprattutto quelle dei suoi allievi, ha messo in luce quanto siano ancora distanti i rapporti di “buon vicinato” tra i sodalizi delle varie attività sportive.
Invece di collaborare a una buona riuscita collettiva, gli sport – fatti sempre da uomini – si guardano in cagnesco: la pallavolo ha temuto che la pallacanestro volesse fare la parte del leone, un po’ come fa il calcio a livello nazionale, gli amministratori pubblici hanno dapprima parlato a compartimenti stagni, salvo poi chiedere a tutti un gesto di disponibilità, se non proprio di generosità, il basket ha infine messo a disposizione alcune ore per tenere in vita l’Avis, a cui gli altri club pallavolistici avevano concesso sì un’apertura, ma avanzato poco o niente di concreto.
In buona sostanza, questo tutti contro tutti sa tanto di scarsa cultura sportiva – e il problema non è solo pistoiese, ma italiano.
Lotte di campanile tra una società e l’altra della stessa disciplina sportiva, invidie gelosie e rancori tra un sodalizio dello sport X e l’altro dello sport Y. E poi tutti a dire che vorremmo crescere, maturare, migliorare la qualità dei nostri sportivi, della nostra società.
Viviamo, probabilmente, in un mondo di ipocriti, ove Tizio parla male di Caio, ma fa regolarmente come lui se non peggio. Sarebbe tanto difficile aiutarsi l’uno l’altro?
È arduo pensare a gente che non coltivi il proprio orticello, ma pensi al bene comune? O tutti si limitano a dar fiato alla bocca e chiudere i cordoni della borsa quando questa è piena?