PISTOIA. Il tema della razionalizzazione degli organismi istituzionali, è sicuramente attuale ed è essenziale affrontarlo celermente, ma con coerenza e consapevolezza.
Credo, come ho sempre sostenuto, che esso non rappresenti la panacea dei tanti mali che affliggano il nostro paese e che bisogna stare attenti, spinti da un eccesso di razionalizzazione delle spese, a non indebolire l’organizzazione democratica e rappresentativa del popolo.
La scomparsa dei comuni, con la fusione, da molti enfatizzata negli ultimi giorni, come la proposta di fusione dei comuni montani, oppure la proposta del sindaco di Monsummano su un unico comune della Valdinievole e successivamente la proposta di un comune unico per la piana pistoiese, indebolisce l’identità di ogni territorio, da sempre patrimonio culturale e sociale di ogni comunità. Senza contare il fatto che nella fusione, molti comuni si troveranno ad avere un ruolo marginale di “frazione”.
Nella fusione non vedo risparmi sostanziali, perché comunque, come ogni sindaco peraltro ribadisce, i servizi e quindi gli uffici distaccati dovranno comunque essere tutelati, quindi nessuna o poche chiusure degli attuali uffici comunali.
Nessun risparmio sull’ottimizzazione del personale in quanto non è possibile, al momento licenziare, o semplicemente spostare il personale in mansioni diverse se non a parità di livello. L’unico risparmio: gli organismi democraticamente eletti. Non sento però voci che si levano per l’abolizione di tutte quelle sovrastrutture che invece non hanno nessun controllo democratico, ma che svolgono le stesse competenze di comuni, province e regioni, ma che costano decine di miliardi di euro e che non hanno organismi di governo eletti dal popolo. Mi riferisco, a Consorzi, Comunità Montane, Ato, Agenzie Regionali, Partecipate. Una selva di enti che nessuno però sembra davvero voler eliminare, essendo di fatto un bel remunerato parcheggio per politici “fuori corso”.
Le associazioni di categoria, formalmente concordi con le fusioni, dovrebbero invece chiedersi a cosa servono tutte queste strutture. Quanto pesano in termini di costi e di burocrazia sulle aziende. Comunque il tema che accomuna tutte le proposte di fusione dei comuni, sono le risorse che potrebbero arrivare sia dalla Regione che dal Governo centrale.
Vero, arrivano risorse, ma perché nessuno si chiede come mai, anche nell’organizzatissima Regione Toscana, oltre il 65% dei fondi comunitari non vengono sfruttati e sono rimandati al mittente? Il recupero di queste risorse con progetti finalizzati allo sviluppo potrebbe dare vero slancio all’economia. Sempre che lo si faccia guardando alle imprese, che sono loro il solo e vero motore concreto per creare occupazione. Mentre i fondi per la fusione, impiegati nella spesa corrente, non creano investimenti.
Infine, invece di fare tanti proclami di fusioni, chiedo ai sindaci se sono disponibili per prima cosa ad eliminare quella stortura amministrativa che vede partecipate accumulare utile a spese dei cittadini vessati con tariffe esose rispetto al servizio o viceversa partecipate al disseto a cui occorre tappare la “buca” con le tasse applicate agli stessi cittadini.
Quindi più concretezza e meno proclami e soprattutto andare al cuore del problema.
Patrizio La Pietra
Portavoce Fdi-An Pistoia