ANCHE CARLO GOLDONI SI SAREBBE DIVERTITO

Pierfrancesco Favino
Pierfrancesco Favino

PISTOIA. Ci aveva già provato, riuscendoci perfettamente, Filippo Timi, a destrutturare un’opera massima come il Don Giovanni. Sorte analoga, con gli stessi mirabolanti effetti, ha avuto Richard Bean, riproponendo, riveduta, corretta e sbeffeggiata, la rappresentazione più significativa di Carlo Goldoni, che tra le mani e la creatività di Piefrancesco Favino è diventato Servo per due, il vero esordio stagionale del teatro Manzoni.

Che il teatro trasudasse spettatori era facilmente immaginabile: l’attrazione della commedia aveva dell’irresistibile; Pierfrancesco Favino merita tutto il fascino che la gente gli riconosce e poi, un’Atp che supera 1.200 abbonati non poteva certo presentarsi all’ouverture con qualche poltroncina vuota, che diamine!

Tutto esaurito, giustamente, perché perdersi questa commedia sarebbe stato un peccato. Partiamo dai dettagli, la scenografia, semplicemente monumentale, con un gusto per la sobrietà e l’accostamento storico semplicemente esemplari. Siamo nel pieno del regime fascista. Il sound, quello eseguito con straordinaria professionalità, è quello radiotrasmesso dalla Eiar ed eseguito dalla Musica da Ripostiglio, quartetto grossetano di impeccabile simpatia e sintonia. I personaggi che si susseguono in un frenetico crescente di doppi sensi, sono il concentrato di tutto quello che è stato il cabaret fino all’altro ieri: Piefrancesco Favino, che rimbalza con imbarazzante naturalezza tra Macario e Gilberto Govi, si assume tutte le responsabilità dell’impresa e affida ad ognuno dei coprotagonisti l’ardore della maratona teatrale, compresa la complicità di qualcuno del cast sguinzagliato ad arte tra il pubblico.

Musica da Ripostiglio
Musica da Ripostiglio

Anche Paolo Rossi, e sempre al Manzoni, aveva felicemente sperimentato, con il Macbeth, la stessa tipologia di intermezzo satirico. Con Favino, chiamato a calarsi nella comicità, anche un po’ greve e sessista dell’epoca, l’operazione appare anche apparentemente più semplice, seppur facilitata dal modesto livello dell’umorismo in sala, pronto ad esplodere in fragorose risate anche laddove, un sorriso, sarebbe già un riconoscimento più che sufficiente.

Tre ore gradevolissime comunque, equamente ripartite dal protagonista in parti uguali con tutta la ciurma, con un omaggio, quasi obbligatorio, anche a Fellini, che non poteva certo mancare, oltre a Edoardo De Filippo e Gigi Proietti, pizzicati in alcune circostanze, in questa carrellata di doverosi, simpatici, autentici attestati di stima e riconoscenza. Un collage di cortometraggi del muto de Le comiche, con gli incidenti probatori di Buster Keaton e le false disabilità degli imbroglioni dell’America degli emigrati, disposti a tutto prima di tornare e certificare il fallimento.

Le uniche immagini che abbiamo potuto allegare al racconto sono quella del protagonista, atteso pazientemente fuori dal camerino e la band maremmana, che ha aggiunto il condimento del musical ad una commedia a tratti esilarante. La modestia dell’obbiettivo della digitale che ci portiamo sempre dietro non ci ha consentito, al termine dello spettacolo, di regalare la foto di gruppo, ma vi assicuriamo che ognuno di loro, che ha sfoggiato slang dall’Aspromonte alla Liguria, passando dalle risaie dell’alto vercellese e scivolando lungo la bassa padana, senza dimenticare il frusinate, meritano, uno ad uno, il nostro caloroso applauso.

Stasera (alle 21) e domani pomeriggio (alle 16) si replica, mentre oggi pomeriggio, alle 17,30, tutto il cast dello spettacolo incontrerà la cittadinanza alla biblioteca San Giorgio. Raccomandiamo, agli interessati, la puntualità: è un segnale, inequivocabile, di rispetto e maturità.

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