PRACCHIA. Il 2 novembre 1864 veniva inaugurata la ferrovia transappenninica e il giorno successivo era aperta al traffico. Ieri a Pracchia si sono celebrati i 150 anni dalle sua apertura. Per l’occasione due treni a vapore provenienti dalle stazioni terminali della ferrovia, Pistoia e Bologna, sono giunti nella stazione di montagna.
Tanta la gente presente, in attesa dei suggestivi treni a vapore, ma nonostante la notevole l’affluenza di persone, la stazione di Pracchia, con due banchine ed ancora cinque binari, tradisce i suoi fasti epocali e risulta oggi sterminata, sovradimensionata, spropositata per una piccola borgata di montagna di appena 300 abitanti.
La giornata fredda e umida, forse la prima invernale dell’anno, non ha scoraggiato i presenti dal loro intento di esserci e vedere le favolose macchine a vapore di una volta. Una mattinata passata in attesa dell’evento clou con l’arrivo in stazione delle vaporiere.
All’avvicinarsi dell’orario previsto d’arrivo, gli altoparlanti, animati stranamente da una voce diversa, non sintetizzata, come quelle a cui ormai siamo abituati e assuefatti, una voce seppur professionale umana e calda, annunciava l’imminente arrivo del treno.
La tensione, chiaramente percepibile per l’attesa del lieto evento aumentava: occhi e obbiettivi di macchine fotografiche, videocamere, smartphone di tutte le fogge, apparecchiature professionali o meno, venivano puntati alla ricerca della miglior inquadratura verso la galleria nera in direzione di Pistoia, da dove, sarebbe spuntato di lì a poco sbuffando la locomotiva a vapore.
L’annuncio ripetuto a distanza di cinque minuti non faceva altro che aumentare il brusio e il vocio della gente e anche il successivo di ritardo, invece di smorzare la tensione positiva, l’ha fatta aumentare.
Infine l’arrivo; annunciato prima da un fischio intenso e prolungato, a cui, dopo un attimo di silenzio e sospensione temporale, ne è seguito un altro immerso in un’esplosione di vapore candido proveniente dalla galleria nera per il buio. Un’emozione il vedere emergere dalla nuvola bianca la sagoma possente e ancora una volta, in una perfetta alternanza cromatica, nera della motrice.
Il treno si ferma, le porte dei vagoni si aprono e i fortunati passeggeri di un viaggio di altri tempi, dipinto del nero carbone sulle facce soddisfatte dei macchinisti per l’impresa compiuta, scendono e si mescolano fra la gente in attesa.
Vedi qui il video dell’arrivo della locomotiva a vapore.
Fra i fortunati passeggeri, in un vagone riservato alle eminenze, il Presidente della Toscana Enrico Rossi, il nuovo Granduca con corte al seguito.
La festa importante e programmata da tempo è stata doppiamente importante e di festa perché Rfi e Regione Toscana hanno ripristinato la linea nei pressi della stazione di Corbezzi, interessata ad inizio gennaio di quest’anno, da una frana e rendendola nuovamente fruibile.
Questo aspetto nei discorsi di circostanza che ne sono seguiti e con cui i politici in odor di elezioni hanno arringato la folla, è stato ampiamente sottolineato: ben un milione e 800 mila euro il costo sostenuto per ripristinare il tratto di ferrovia interessato dall’evento franoso del 5 gennaio scorso, avvenuto tra il km 50+650 e il km 50+730. Un tratto quindi di ben 80 metri nei pressi della stazione di Corbezzi.
L’ingente investimento è stato sottolineato con un invito, rivolto ai presenti, da Rossi e dall’Assessore ai trasporti regionali Vincenzo Ceccarelli, ad utilizzare il treno come mezzo di trasporto; come dire: noi abbiamo ripristinato la ferrovia aprendo il portafogli, voi, dopo il casino messo su nei mesi scorsi con assemblee e manifestazioni, avete l’obbligo di utilizzare i treni, che dal 12 dicembre torneranno a circolare sulla Porrettana, sempre però e comunque con i bus del Copit integrativi e sovrapositivi (vedi qui).
Per avere un’idea dell’opera ciclopica strombazzata come un investimento sulla linea, anziché come un doveroso ripristino manutentivo, dobbiamo accostare raffrontandoli, ce ne perdonino, i Costruttori dell’Italia e della Montagna di ieri con i costruttori (?) asserviti all’Europa di oggi.
La ferrovia, come detto in apertura, venne inaugurata il 2 novembre 1864. Il contratto per la costruzione della Porrettana risale al 26 gennaio 1852. Venne stipulato a Modena e i lavori affidati alla Società Anonima per la Strada Ferrata dell’Italia Centrale. Ancor prima il 1º maggio 1851 veniva stipulata a Roma da Austria, Granducato di Toscana, Ducato di Parma, Ducato di Piacenza e Stato Pontificio una Convenzione con cui i sottoscrittori si impegnavano a realizzare la Strada Ferrata dell’Italia Centrale.
Prendiamola però larga e ampliamo il lasso temporale, non senza un pizzico di orgoglio campanilistico, al 1845 quando i fratelli Piero e Tommaso Cini di San Marcello intuirono l’importanza di costruire una strada ferrata che attraversasse l’Appennino (Cfr. Gruppo di Studi Alta Valle del Reno, La Ferrovia Transappenninica, Tipografia Ferri di Vergato, Porretta Terme, 2001).
Quindi dal momento dell’idea alla sua completa realizzazione sono trascorsi, considerando come anni interi sia il 1845 che il 1864, appena 20 anni.
Nei 7.300 giorni sono stati realizzati 99 km di strada ferrata, 48 gallerie per uno sviluppo di 18 km e 480 metri, 64 tra ponti e viadotti per una lunghezza di 2 km e 240 metri e ben 13 stazioni. Un’opera, considerando la tecnologia a disposizione all’epoca e la morfologia del territorio, ciclopica ancor oggi. In media sono stati realizzati dalla data presa come inizio, la più lontana possibile, 13,56 metri al giorno di ferrovia, costruendo, si presume anche muri in vera pietra perfettamente integrati nel panorama circostante e non muri in cemento armato a vista pietra per accontentare la Soprintendenza delle Belle Arti.
Riepiloghiamo i dati dei Costruttori di ieri:
- Lunghezza della linea ferroviaria 99 km pari a 99.000 metri
- Tempo di realizzazione 20 anni pari a 7.300 giorni con sabati, domeniche e festivi.
- Media, arrotondata per difetto, di 13,56 metri/giorno.
La conversione dei dati in metri e giorni si è resa necessaria per raffrontare i dati dei Costruttori di ieri con quelli dei costruttori di oggi.
Riepiloghiamo i dati dell’opera da 1 un milione e 800 mila euro dei costruttori di oggi:
- Lunghezza del tratto franato 80 metri: Corbezzi!
- Costo al metro 22.500 euro: ariCorbezzi!
- Tempo di realizzazione dal 5 gennaio al 29 novembre giorno dell’inaugurazione, 328 giorni
- Giorni effettivi di lavoro comunicati da Rfi 150
- Prima media, arrotondata per eccesso, su 328 giorni di stop pari a 0,25 metri/giorno (80 metri/328gg)
- Seconda media, arrotondata per eccesso, su 150 giorni di lavoro senza sabati, domeniche e festivi, pari a 0,54 metri/giorno (80 metri/150gg)
Tutto questo ci porta a domandarci: ma con questa media i costruttori di oggi, quanto avrebbero impiegato per realizzare l’intera ferrovia Porrettana? Si tenga presente che per i Costruttori di ieri si è considerata l’ipotesi più svantaggiosa in termini di tempo, per quelli di oggi si utilizzerà la più favorevole.
Con una media di 0,54 metri il giorno per completare l’intera tratta ferroviaria sarebbero necessari ai costruttori di oggi ben 183.333 giorni (99.000 metri / 0,54 media giornaliera), pari a 502 anni. Se poi si considera l’altro lasso temporale i tempi diventano millenari e comunque commisurati all’intelligenza e all’impegno dei nostri attuali politici.
Si sia tuttavia contenti, in tempi di tagli, dell’avvenuta riapertura di una linea ferroviaria che ha fatto la storia dell’Italia: da domani però tutto come prima e forse peggio di prima.
FINALINO ALLEGRO CON BRIO
L’assessore Ceccarelli nel suo discorso ha parlato (vedi Linee Future qui) di nodo intermodale ferro-gomma. Troppa grazia, basterebbe che le coincidenze treno-bus e viceversa fossero delle vere coincidenze, per permettere, come è stato richiesto, l’utilizzo del treno.
Ma forse l’assessore non voleva rimanere indietro rispetto al progetto di porto fluviale previsto a breve a Pontepetri (vedi Linee Future qui).
2 thoughts on “PORRETTANA? FESTEGGIAMO PURE, MA… È UN SUCCESSO RIDICOLO”
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