SAN MARCELLO. La società civile della Montagna alza orgogliosamente la testa e si ribella di fronte alla scientifica e premeditata mutilazione del proprio territorio, dei suoi servizi e del suo futuro.
Tutti hanno compreso come le deleghe concesse con il voto per essere rappresentati e tutelati ai vari livelli, regionali e parlamentari, siano cadute in mano a persone inefficienti e incapaci che con la politica hanno solo pensato a ricavarsi una loro nicchia per un vivere eccellente, complice Bassanini, fregandosene altamente di tutelare i bisogni e i diritti di coloro che, votandoli e delegandoli, confidavano in loro.
È storia attuale sulla quale non ci soffermeremo. È anche inoppugnabile e vero che in questi ultimi trent’anni, salvo piccole e sporadiche zone franche, i “mandolinisti” del fu Pci, oggi Pd, hanno spadroneggiato e retto a vario titolo e a vari livelli le sorti di un territorio montano che alla luce dei fatti non meritava certi rappresentanti. Quando, poi, la barca affonda, i vili scappano per primi, abbandonano la postazione e affidano al giudizio popolare il malcapitato di turno.
È quello che sta avvenendo con il Sindaco di San Marcello, quella Silvia Cormio che i suoi stessi “mandolinisti” cercano di fare giustiziare “politicamente” dalla rabbia di una popolazione esasperata e giustamente poco incline a fare certe valutazioni che, se ci è consentito, vorremmo fare sinteticamente noi.
• La Cormio è divenuta Sindaco di San Marcello con il 33% dei voti perché i personalismi delle opposizioni hanno prevalso sulla necessità di una unione politica che avrebbe tolto, dopo sessanta anni e più, il potere ai “mandolinisti”. Quindi anche l’opposizione faccia mea culpa. È un dato di fatto.
• La Cormio è divenuta Sindaco di San Marcello perché i venti di tempesta che si andavano addensando con la vicenda Comunità Montana anche su qualche papabile sindaco, anagraficamente giovane ma politicamente datato e coinvolto ai massimi livelli nella conduzione della Comunità Montana, ha favorito la proposizione di un volto nuovo e privo di certi coinvolgimenti, quale, appunto, la Cormio. È un dato di fatto.
• La Cormio doveva essere il cavallo di Troia per il Comunone/Dynamone , come scritto nel suo programma elettorale, e si è invece messa di traverso alla lobby che tale progetto voleva porre in essere per rientrare a pieno titolo nella politica /politicante, dopo avere “sepolto” il problema Comunità Montana nel cui disastro i “mandolinisti” del Pd sono invischiati fino oltre il collo.
• La Cormio che vuole sentire la popolazione attraverso un referendum su questo progetto è divenuta dunque scomoda; è stata abbandonata dai suoi compagni e offerta alla pubblica esecrazione come unica colpevole di un disastro che parte da lontano e che, in tutta onestà, non può essere addebitato esclusivamente alla sua amministrazione.
Se poi consideriamo che nella vicenda Comunità Montana ha proposto il Comune di San Marcello quale parte offesa in giudizio contro “G.S.”, si comprenderà bene che la sua sorte è segnata.
Umanamente dispiace, ma avendo già una certa esperienza politica come consigliere provinciale, doveva ben conoscere che obbedire tacendo era il prezzo della sua fascia tricolore.
Una cosa, però, può ancora farla: smascheri pubblicamente i “mandolinisti” che le stanno alle spalle e ricominci a parlare con la gente.
Auguri!
“chi è causa del suo mal pianga se stesso”. accettando la candidatura a sindaco, sapeva a cosa andava incontro, e se non lo sapeva perché non si è informata? È un segno di incapacità: “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”,accettando di andare con un Pd responsabile di precedenti amministrazioni, vuol dire che gli stava bene… qualsiasi cosa facesse ora è troppo poco e troppo tardi