PISTOIA. Seneca, Cicerone e Orazio? Macché. La colonna del vecchio Liceo di provincia, decadente e per questo ancor più affascinante, celava una scritta anomala solo per chi non conoscesse storia e storie del pallone: “W Anquilletti”.
Già, Anquilletti Angelo, che oggi (venerdì 9 gennaio 2015) a 71 anni d’età se n’è andato, in silenzio com’era solito fare da uomo e da calciatore. Chi oggi è tifoso da social network – poco stadio, poco moto, molto divano – non saprà neppure chi fosse. Eppure l’“Anguilla” rossonera del Milan fu atleta vero, da scudetti e Coppe Campioni.
Non un fuoriclasse, ma senz’altro una persona e un giocatore per cui t’innamoravi del giuoco del calcio. Quel che non succede più: innamorarsi, appunto. Perché tra una versione di latino e il tentativo di tradurre dal greco, una compagna “birichina” che si strusciava (e tu, tontolone, non capivi) e lo juventino che declamava la propria italica superiorità, accadeva che accanto a Gaio Valerio Catullo immaginassi Anquilletti, compagno di reparto.
E la mente partiva per immaginifiche partite, mentre il prof, quello carogna, quello che non sapeva di football, ma era ferrato di Divina Commedia, t’assegnava il numero della maglia di Anguilla, prevalentemente il 2.
A me che nel tema d’italiano scrissi di sognare Sandro Ciotti, l’attuale direttore di “Linee future”, professor Edoardo Bianchini, ribatté “Barni non sognare Sandro Ciotti: il giornale è un infame mestiere”. La dedica su una sua poesia di successo. Niente di più vero (il tempo dirà), scodellato davanti a chi mangiava pane e fantasia da giornalista.
Ah Anquilletti, il Milan, il calcio… e il Liceo e la voglia di diventare grande per scoprire che nella vita ciò che conta è l’emozione e bravo è colui che te la dà, sia esso un insegnante o un pedatore, brerianamente discorrendo.
Grazie, allora, ad Angelo Anquilletti, mai incontrato di persona, a cui non ho mai stretto la mano: non era Rivera, ma ha saputo darmi calore. Umano. L’emozione (impagabile) di un’esistenza troppo, troppo, troppo breve (anche fosse di cent’anni).
Avendo una certa età e vivendo molto di calcio (anche se perdo molto tempo anche ad occuparmi delle porcherie della politica) anch’io ho chiara memoria di Anquilletti e dei tempi in cui giocava.
Mi unisco volentieri a questo ricordo di un giocatore, per me avversario (sono juventino integrale e tutto di un pezzo fin dalla più tenera età) che comunque stimavo.
Piero
Grazie del pensiero. Ricordarsi di Anquilletti anche per sperare di tornare tutti a quote più normali. Nel calcio e soprattutto… in politica.