SAN MARCELLO-MONTAGNA. “Ha scompaginato i progetti dei dirigenti piddìni di San Marcello pistoiese quindi bisogna defenestrare il sindaco Cormio”: questo il disegno di puro stile staliniano che punta a far sfiduciare Silvia Cormio eletta con il massiccio voto delle sinistre messe in fibrillazione a causa del pasticciaccio brutto degli ammanchi in Comunità Montana di cui si è addossato (o è stato costretto ad addossarsi) ogni colpa, e dopo una decina di giorni dalla scoperta del fattaccio, il signor G.S. funzionario addetto al servizio economato e posto sotto le dipendenze della dirigenza facente capo a Rosa Apolito e Roberto Fedeli.
Una scelta (quella dell’agnello sacrificale) che – relegando ogni colpa al funzionario – avrebbe escluso da ogni responsabilità civile e penale sia i sonnecchianti Revisori o Revisore dei Conti e dei tanti amministratori (in gran parte targati Pci, Ds, Pd) i quali – con l’eccezione di Mauro Gualtierotti e Ilio Innocenti, l’uno ex Presidente e l’altro Assessore – erano stati “pizzicati” per aver riscosso dall’Ente rimborsi spese non spettanti.
Scansato così in prima battuta il rischio di coinvolgimento nell’accusa di “associazione a delinquere” (nel qual caso, se provata, potevano aprirsi le porte del carcere), accertata la mancata vigilanza esperita dai revisori dei conti e le responsabilità facenti capo ai due dirigenti – poi licenziati – restava comunque la necessità di acquisire tempo nella speranza di poter mettere tutto a tacere senza pagar gabella in termini di mancanza di consenso elettorale.
Fu così che il Pd pistoiese – per riottenere la maggioranza del Consiglio Comunale di San Marcello mettendo un coperchio sulla pentola – decise di trovare come candidato sindaco una persona scelta al di fuori della cerchia sanmarcellina e fu così che Adamo Bugelli, coriaceo dirigente montano e che non ha ricoperto incarichi in Comunità Montana, presentò come candidato a sindaco Silvia Maria Cormio, consigliera provinciale per il Pd.
Poi, per avere maggiori garanzie, su imput di Gianfranco Venturi – politico di professione ora consigliere regionale – fu individuato un nuovo percorso per garantire nuovamente il maggior spazio possibile ai dirigenti pidiessini “messi in sonno” dopo lo scoppio dello scandalo in Comunità Montana.
Il percorso era quello di fondere in un unico Comune quelli di Abetone, Cutigliano e Piteglio (comunque tenuti ad associarsi) con quello di San Marcello (affatto tenuto) e garantire così al Pd la completa supremazia sulla montana.
Per non compromettere questo progetto fu deciso di formare un apposito Comitato (retto da fiduciari del Pd) la cui direzione fosse però affidata a personalità non targate e composto da membri aderenti solo “a titolo personale” in modo da garantire l’apoliticità. Fu così che ad opera di alcuni “illuminati”, frettolosamente e in modo carbonaro, fu data vita al Comitato per il Comune Unico Montagna pistoiese e ne fu messo a capo Roberto Orlandini, conosciuto come uomo di fiducia di Lorenzo Manes, il grande imprenditore che aveva rilevato dagli Orlando la proprietà dei beni facenti capo alla ex Smi e composti dagli ex stabilimenti di Campotizzoro e di Limestre e della vastissima area poderale ad essi annessa. Ci fu chi rammentò che Manes puntava ad ottenere aiuti dalla Regione (e per questo aveva avuto qualche assicurazione dal Governatore della Toscana Rossi) per una operazione immobiliare tendente a recuperare ad uso turistico il grande spazio dell’area poderale.
Orlandini, supportato da Valerio Sichi e da Carluccio Ceccarelli – il primo ex sindaco di Piteglio ed il secondo di Cutigliano – , ha subito intrapreso a pubblicizzare il progetto del quale si tessevano grandi lodi per “il grandioso apporto di capitali statali e regionali” che avrebbero fatto risorgere la montagna più bella e forte di prima. Contemporaneamente, seguendo i consigli di Venturi, allestivano una proposta di legge affidata – per la presentazione – al minuscolo gruppo dei consiglieri regionali (eletti in quota Lega Toscana) capeggiato da Antonio Gambetta Vianna.
Sollevando perplessità tra la gente ed il rifiuto netto del Comune di Abetone e l’opposizione del sindaco Cormio, il primo per motivi strettamente economici e di campanile e la seconda perché l’operazione informativa era stata condotta da Orlandini al di fuori delle sedi istituzionali.
Fu così che la proposta Vianna, iscritta all’o.d.g. in Consiglio regionale venne prima rimandata e poi definitivamente affossata dal Consiglio nonostante i voti favorevoli di Gianfranco Venturi (deus ex machina della operazione) e Aldo Morelli, espressi in piena dissociazione con la maggioranza del Pd regionale. Dimissioni di Orlandini surrogato da Giuliano Tonarelli, cutiglianese che aggiunge un altro incarico a quelli che ricopre.
Lo “scuorno” non è stato digerito dalla dirigenza piddìna dei “capataz” sanmarcellini che ora hanno attivato una nuova battaglia fratricida che mira al defenestramento della Cormio, rea di essersi opposta al Venturi-disegno e, si dice, alla cementificazione di Manes, e nient’affatto disposta a lasciare il seggio dopo neppure due anni dall’insediamento.
Riusciranno Aldo Morelli, Gianfranco Venturi, Adamo Bugelli, Valerio Sichi, Moreno Seghi, Sauro Romagnani, Albarosa Nesti –la neo vicepresidente del Comunone Dynamone –, affiancati dai consiglieri di minoranza di San Marcello e dalle le truppe cammellate degli ascari, i sindaci Gaggini e Ceccarelli e qualche altra anima candida, a prevalere sul Sindaco Cormio ?
Per il bene della montagna c’è da augurarsi di no.