PISTOIA. Da qualche giorno è ripartita la mobilitazione operaia contro il Jobs Act, lanciata dalla Rsu Piaggio in risposta alle lettere terroristiche che la direzione aziendale ha recentemente mandato a 40 lavoratori, contestando non la legittimità delle assenze per malattia ma il fatto che danneggiassero la produzione.
La crisi terminale del sistema capitalista costringe i padroni a premere sull’acceleratore dello sfruttamento per farlo usano lo strumento appena sfornato dal governo Renzi-Berlusconi, espressione diretta della borghesia imperialista e del suo clero, prima ancora che i decreti attuativi siano approvati: come ammette il suo illustre rappresentante Marchionne, la borghesia è in guerra (le frazioni di capitalisti al suo interno e contro le masse popolari) e non possono certo perdere tempo.
All’appello della Piaggio hanno risposto le Rsu fiorentine di Gkn e Cso, rafforzando quello che nei fatti è un coordinamento regionale di Rsu combattive che si ripropone come avanguardia e traino della lotta così come avvenuto pochi mesi fa; prima con la lettera a Landini degli operai Piaggio poi con le successive mobilitazioni come quella di Occupy Osmannoro del 16 ottobre.
Non hanno aspettato la Fiom, che ha convocato la riunione dei delegati per il 9 febbraio con tutta calma e senza una strategia definita per bloccare gli effetti di questa legge infame. Tantomeno hanno aspettato la Cgil che, dopo le mobilitazioni molto partecipate di fine anno, si è ritirata in buon ordine ad aspettare di essere richiamata al tavolo dei padroni a vedere se cade qualche briciola.
La mobilitazione di questi operai combattivi è il risultato di una mobilitazione che non si è mai interrotta nonostante l’approvazione del Parlamento, perché la classe operaia sa bene che questo è il grimaldello con cui i padroni vogliono avere mano libera per proseguire nei loro sporchi piani di delocalizzazioni, ridimensionamenti e chiusura di fabbriche e aziende.
I capitalisti credono di avere, finalmente, in mano “l’arma magica” per eliminare gli elementi più combattivi e determinati, ma si sbagliano. La mobilitazione che portano avanti questi operai e in cui trascinano e orientano i loro colleghi ne sono prova lampante.
Si è perso il primo round, ma la battaglia è ancora lunga e le spinte e tendenze al coordinamento e all’unità sono numerose come le iniziative degli ultimi mesi, tra cui il convegno sulla repressione aziendale dello scorso 29 novembre e l’assemblea contro il Jobs Act del 10 gennaio a Firenze, entrambe molto partecipate e ricche di spunti positivi e da valorizzare.
La Sezione Pistoia del Partito dei Carc appoggia e sostiene ogni iniziativa che porta queste Rsu e lavoratori combattivi fuori dai cancelli della fabbrica e coinvolge gli altri settori delle masse popolari nella lotta contro il nemico di classe, che non è l’immigrato, il lavoratore straniero o quello autonomo (tra i più falcidiati dalla crisi, tra l’altro) ma sono i capitalisti che riconoscono e rispondono ad una sola “morale”: quella del profitto.
Invitiamo queste Rsu e operai a coordinarsi con quelle dei sindacati di base che nei mesi scorsi hanno dato vita a mobilitazioni altrettanto significative sul tema, come lo sciopero sociale del 14 novembre a cui si è aggregata la Fiom con lo sciopero di categoria.
È necessario elevare il livello qualitativo di questa sinergia che va al di là di tessere e bandierine, per iniziare a ragionare insieme su come far tornare al mittente questo attacco e preparare un’alternativa di governo del territorio.
pcarc pistoia