MA SIAMO NOI che ce l’abbiamo con il nuovo San Jacopo e che tiriamo maledizioni e anatemi all’azienda di Roberto Abati, oppure – dato che le streghe non esistono e che, se fossimo streghe, il 99% dei problemi che ci sono in questa città sarebbero già stati risolti da un pezzo –, è questo ‘disco volante’ della tecnologia ad avere seri problemi di ogni genere in progettazione, problemi che, fra l’altro, chi dovrebbe vigilare finge – probabilmente – di non vedere?
Come sapete stamattina era prevista l’inaugurazione dell’acceleratore lineare (vedi), ma ce ne sono state di tutte e di più: a partire dalle 7:30 circa.
A quell’ora, infatti – ci riferisce il solito cinguettante uccellino – è scattato un allarme in un blocco del primo piano del San Jacopo e, per una quarantina di minuti, una voce (ci dicono femminile: e speriamo gradevole, sensuale e suadente) non avrebbe fatto altro che emettere ossessivamente, ripetutamente, ininterrottamente, il messaggio allarmante «emergenza in atto».
La gente sarebbe stata letteralmente allo stremo, avrebbe dato fuori di testa per quel bombardamento. Alla fine i tecnici sarebbero riusciti a staccare il maledetto segnale di pericolo: ma – sembra – senza riuscire a capire cosa fosse realmente accaduto.
Verso le 10, poi, ecco il resto delle sorprese di giornata. Salta la corrente elettrica e l’ospedale, il moderno ‘disco volante’, resta senza energia; torna all’età della pietra.
Il nuovissimo bar della struttura resta – ci cinguettano – per una buona quarantina di minuti senza luce: immaginatevi quanti caffè in malora e quanta bile di traverso… Altro che George Clooney con il suo strafamoso Nespresso-what else?… Poi, alla fine, l’inaugurazione si fa. Ma l’uccellino tuittóne ci dice che, nonostante tutto, il San Jacopo resta illuminato come se si trovasse in tempo di guerra, semi-coprifuoco: un po’ a mezzo servizio, con lucine da illuminazione… cimiteriale. Vedremo.
Ci dobbiamo tranqullizzare o incazzare? Scegliete voi. E proviamo a rispondere alla fatidica domanda dei telegiornali di trent’anni fa quando cadeva un aereo: fu errore umano o guasto tecnico?
Una soluzione la azzarderemmo pure, e volentieri, pur se diversa: fu errore politico. L’errore, forse, di andare a spendere quel che si è speso per costruire un ‘disco volante’ di queste dimensioni quando i nostri bisogni erano già sufficientemente soddisfatti dal più modesto Ceppo, e quando, invece di avere la tecnologia dei computer, abbiamo – proprio per scelta politica – spedito nello spazio un’astronave con in mano non un computer, ma un semplice… pallottoliere!