SACCHI E IL RAZZISMO DEGLI OMERTOSI

Arrigo Sacchi
Arrigo Sacchi

PISTOIA. Se non avessi letto gli interventi del gran capo della Fifa Sepp Blatter e del re dei procuratori Mino Raiola, mi sarei iniziato a preoccupare.

Ma che cosa ha detto Arrigo Sacchi? È davvero improvvisamente diventato razzista, rinnegando i divini Gullit e Rijkaard del suo Milan da leggenda? Poi, una volta lette le reprimende dei due, ho capito: ho compreso che non solo “Righetto da Fusignano” non è un razzista (chi crede a una balla del genere, probabilmente pensa che gli asini volino veramente), ma ha ragione da vendere sui settori giovanili con sempre meno italiani e sempre più stranieri.

In Italia, nessuno ha il coraggio di dirlo, e pure a Pistoia vive il grande Claudio Nassi, ex direttore sportivo di Pistoiese, Sampdoria e Fiorentina, che da anni va raccontando che il calcio italiano va male perché in mano ai procuratori. Ergo ad affaristi, faccendieri, tutta gente che comanda, impone, si arricchisce, ma non crea niente di nuovo, lontana mille miglia dai progetti, dai programmi, dal quel qualcosa di nuovo che attendiamo come manna dal cielo per tornare ai vertici continentali e mondiali.

Sacchi, a cui nel cuore sta la Nazionale azzurra, ha provato a spezzare l’omertà, il finto buonismo, il politicamente corretto che ci sta facendo naufragare (non solo a livello calcistico, ma di Paese Italia). Come più di una decina di anni fa, a una trasmissione della domenica sera di Italia Uno, anticipò Calciopoli, segno che nell’ambiente “la rivoluzione” (poi divenuta pseudo rivoluzione, annacquata come tutto nel Belpaese) era nell’aria, adesso ha parlato.

E le sue parole sono state pesanti come macigni. Subito ha trovato chi l’ha bastonato: l’Italia e gli italiani sopportano tutto tranne la verità. Quindi meglio non dire, far finta di nulla, sperare che tutto scorra… cambiare tutto per non cambiare niente, la logica gattopardesca. Nessuno che l’abbia sostenuto affermando, è vero, i procuratori fanno il bello e il cattivo tempo anche nei vivai, imponendo i loro assistiti, bambini ragazzini che hanno il solo merito di aver affidato la loro procura a qualche santone.

Se poi trovassimo ancora qualcuno disposto a credere al razzismo di Arrigo Sacchi, ebbene tacci anche noi di razzismo. Stiamo con l’Arrigo, un uomo di sport, di quello vero: non da ora, da sempre.

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