IL JAZZ, GABER, L’AMORE. E ROSSANA CASALE

Emiliano Begni, Rossana Casale, Francesco Consaga e Ermanno Dodaro
Emiliano Begni, Rossana Casale, Francesco Consaga e Ermanno Dodaro

CASALGUIDI. Il jazz le appartiene. Da sempre. Con il jazz, del resto, si è posta almeno musicalmente all’attenzione, dai tempi di Brividi, diventando una delle voci più belle e autorevoli di questo paese (anche quando si parla di musica, la p resta minuscola; anzi, soprattutto quando si parla di musica). Perché Rossana Casale non è una di queste urlatrici che vanno tanto di moda di questi tempi, buone soprattutto per la televisione, ma anche per le piazze dove si svolgono mercati, ma una che ha saputo e dovuto dosare il proprio diaframma in funzione della forza del messaggio.

Infatti ha scelto Giorgio Gaber, per dare vita e sfogo alla sua musicalità teatrale, allestendo e portando in scena Il signor G e l’amore, grazie soprattutto a tre strumentisti con i quali, siamo onesti, diventa davvero facile inerpicarsi in percorsi impervi senza correre alcun rischio. Perché con Emiliano Begni al pianoforte, Francesco Consaga al sax e Ermanno Dodaro (già applaudito recentemente al Montand di Monsummano in qualità di turnista di Maddalena Crippa) al contrabbasso nulla è sonoramente vietato, soprattutto quando il teatro è un confortevole pertugio popolato da un centinaio di persone, come ieri sera il Francini di Casalguidi, tutte accorse per gustare e gustarsi la profonda leggerezza di Rossana Casale, una swinger meravigliosa alla quale il tempo deve aver suggerito che tutto, ma proprio tutto, è veramente una balla. Come l’amore, anzi, come la cosa, come suggeriva di apostrofare quel sentimento inarrestabile e indecente, Giorgio Gaber.

Lettura e musica, concerto e approfondimento, musica e spettacolo, prendendo in prestito uno degli autori più controversi ma meno frequentati, Giorgio Gaber, nato al Derby di Milano, dove imparò l’arte sottilissima del nonsenso e nella quale immerse tutta la sua poesia, tutta la sua musica, tutta la sua discografia. Ma non il Giorgio Gaber popolare e strumentalizzato della Libertà o di Shampoo. Rossana Casale, in questo suo percorso a ritroso nell’augurio di trovare nelle carte riposte in un cassetto la risposta da dare al domani, ha preferito privilegiare un angolo specifico dell’indimenticabile cantastorie milanese: l’amore. In tutte le sue innumerevoli sfaccettature, che altro poi non sono che la necessità di ognuno di noi di dare all’amore la tinta con la quale riuscire a distinguerlo dal resto delle emozioni, spesso parenti strettissime e facilmente confondibili.

“Le parole, gli appunti, i diari d’amore di Giorgio Gaber – ha detto Rossana Casale presentandosi al pubblico di Casalguidi – avevano solo un difetto, chimico, inevitabile: nascevano per volere di un uomo. Mi sono permessa il lusso di ingentilirle un po’ con una passata di grazia, quella che compete e appartiene, per censo, a noi donne. Il risultato è lo spettacolo”.

Gradevolissimo. Un’ora e mezzo di totale abbandono, un concerto itinerante da seguire con gli occhi chiusi, guidati, con autorevolezza, ma senza imperi, dal sound di Rossana Casale e dei suoi tre compagni di viaggio, la mia famiglia, come li ha definiti, presentandoli uno ad uno, tra i meandri inflazionati ma non ancora risolti dell’amore, il motore del mondo, capace di accendersi con qualsiasi alimentazione e di arrivare in capo al mondo, anche senza muoversi.

Il pubblico, numeroso da sold out, ha risposto con la grazia che si conveniva allo spettacolo, gustandolo alla stregua di una buona bottiglia di rosso. Peccato che a sorseggiare il Brunello non ci fosse nemmeno una dello stuolo di cantanti che popolano la zona: ieri, nel raggio che va da Firenze a Pisa, passando per Prato, Pistoia, Lucca e Livorno, non c’era in programma nulla di più interessante del concerto di Rossana Casale, compreso lo special su Sarah Vaughan, Billie Holiday e Ella Fitzgerald, mai organizzato e rimandato proprio per la contemporaneità dell’evento.

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