PISTOIA. Nello sport, prima o poi, arriva il giorno del redde rationem, il giorno in cui paghi gli errori, la sfrontatezza, l’aver umiliato gli avversari. E arriva per tutti, è la storia stessa che è lì buon testimone. Arriva soprattutto per chi non è stato sportivo, per chi ha vinto barando o mortificando.
José Mourinho è un eccellente motivatore, forse il numero uno al Mondo (come allenatore, quale innovatore, come fautore del bel gioco invece, si può discutere). Non attende che lo lodino gli altri, come sarebbe cosa buona e giusta ed elegante: si autoincensa, perché ha capito bene, prima di altri, che in giro ci son polli da spennare e allora dirsi il migliore, lo speciale in un universo credulone e fanfarone porta quattrini, e tanti.
José Mourinho ha vinto da allenatore, ma molti tecnici, nella storia, hanno vinto più di lui: e pure pare che esista solo lui, a sentirlo parlare. Ha nel cuore il Chelsea, dice: e il Chelsea, con lui alla guida, ha giocato molte Champions ottenendo poco. Mentre con il Carneade Grant è andato in finale, meritando di vincere (e ha perso), e con il piccolo Di Matteo ha vinto, ma avrebbe meritato di perdere.
In sostanza, due sconosciuti o quasi, come trainer, hanno fatto meglio del portoghese e questo deve bruciargli non poco. Così come deve bruciargli il fatto che dopo di lui, a Madrid, è arrivato un certo Carletto Ancelotti, che ha vinto la Decima al primo colpo. Lui, Mou, in Italia, all’Inter, in un’Inter che giocava praticamente da sola, visto che le avversarie non c’erano o se c’erano non spendevano – distanti anni luce da quella squadra nerazzurra – non si accontentò di vincere.
Volle stravincere, iniziando a mortificare i rivali, parlando di zeru tituli ecc. Frasi che volevano infierire su avversari morti. Ecco stasera, nonostante la superiorità numerica, il fatto che il miglior calciatore del Psg fosse stato cacciato dal campo, Mou e il suo non gioco sono stati sconfitti. Lo sport è implacabile, non fa sconti ad alcuno.
Commetteremmo lo stesso errore se esultassimo, volendo infierire su di lui. Non c’è compiacimento nel vedere il tuo rivale a terra. Si prende solo atto che, prima o poi, cadono tutti, specie coloro che hanno osato paragonarsi agli Dei.