PISTOIA. Mi si perdoni la lungaggine, ma la questione che si affronta è di grande importanza e richiede non chiacchiere, ma numeri alla mano e ragionamenti serrati.
Ieri, finalmente, dopo settimane di narrazioni interminabili e unilaterali, è stata portata nelle Commissioni Consiliari una nota scritta relativa ai costi che il Comune di Pistoia dovrà sostenere per le opere di urbanizzazione dell’area ex Ceppo. E, come si temeva, i nodi vengono al pettine, perché il reperimento di fondi creerà solo problemi.
Anzitutto, soffermiamoci sui costi dell’operazione ex Ceppo. Dalla nota emerge che dipendono da quello che ci verrà fatto e quindi dal piano particolareggiato d’area. Allora eravamo nel giusto quando si diceva che non sono quantificati né quantificabili. E già questo è un errore politico e di amministrazione: andare ad accollarsi un impegno finanziario senza sapere a quanto ammonterà! Comunque, dalla stima fatta, puramente tendenziale, emerge che i costi si aggireranno intorno agli 8,5 milioni, stima che non esito a definire ottimistica. Ma diamola per buona.
La cosa interessante è dove si ricavano le risorse per fronteggiare questi costi: partiamo dalla clausola di salvaguardia, per cui noi dobbiamo dare all’Asl 2 milioni se in 6 anni l’Asl non realizza con le alienazioni 18 milioni (milioni quindi che, considerata la crisi del mercato immobiliare, con ogni probabilità dovremo dare). Dalla nota emerge che questi due milioni sono presi da ciò che dovrebbe servire per gli investimenti e quindi alla fine dagli oneri di urbanizzazione. Quindi ciò che doveva servire a finanziare le opere di urbanizzazione, in parte servirà a finanziare la clausola di salvaguardia e siccome dall’operazione immobiliare il Comune pensa di ricavare tra oneri e quant’altro 4,5 milioni, 2 forse andranno per la clausola e 2,5 sono quelli che restano.
Dopo di che, l’opera dovrebbe essere finanziata con alienazioni: si parla di 3 milioni derivanti dall’alienazione di alcuni beni già messi in vendita e di 8 milioni derivanti da altri beni (non ancora messi in vendita) tra cui i beni dove ci sono gli uffici che saranno spostati negli edifici che si ottengono con l’operazione ex Ceppo. In sostanza, nei prossimi anni, dalle alienazioni noi dovremo ottenere 11 milioni di euro, 8 dei quali presuppongono lo spostamento di uffici.
Poi 1 milione dovrebbe essere ricavato dall’operazione Esselunga.
Infine, la Regione dovrebbe partecipare a bandi Europei per ottenere il 60% di finanziamenti, mentre la Regione stessa dovrebbe poi coprire il restante 40%. Quindi la Regione deve ottenere dall’Europa i finanziamenti. Dopo di che il Comune dovrà a sua volta ottenerli dalla Regione. Due passaggi lunghi, pieni di insidie e molto aleatori, sia per la Regione verso l’Europa, sia per il Comune verso la Regione.
Tirando le fila: le uniche risorse vere, anche se sovrastimate, essendo legate agli investimenti privati che devono essere fatti e andare in porto, sono quelle derivanti dalle costruzioni dell’Asl, vale a dire 2,5. Ci si può aggiungere quella dell’operazione Esselunga, vale a dire 1. E siamo a 3,5. Dopo di che, tutte le altre sono assolutamente incerte. Alcune del tutto indeterminate, ma più possibili: quelle che dovrebbero arrivare dalla partecipazione a bandi europei, si noti, da parte della Regione, non da parte nostra. Altre sono addirittura difficilissime da realizzare (le alienazioni) considerando la crisi del mercato immobiliare.
Il tutto si aggrava se si considera la situazione del nostro bilancio. Nel 2013 si è chiuso con un disavanzo di 1,4 milioni. Nel 2014 si chiuderà ancora con un disavanzo che secondo alcuni è di 2,5 ma che secondo altri potrebbe arrivare a 3,5. Inoltre, lo stesso squilibrio strutturale è stato rifinanziato nel 2014 con 800 mila euro, sottraendo soldi ai finanziamenti per coprire la spesa corrente. Quindi in sostanza per fronteggiare disavanzi e spese correnti non solo non siamo in grado di fare investimenti, ma i soldi che ci servirebbero per gli investimenti si utilizzano per coprire la spesa corrente e i disavanzi.
Conclusioni. La firma di questo accordo ha in sé tutti i rischi per creare una situazione ex Breda, quindi tempi lunghi e forse alla lunga incapacità di realizzare le opere, anche perché il tutto dovrebbe realizzarsi tra il 2017 e il 2020. Con buona pace del consigliere Ruganti, il quale ha affermato che le opere pubbliche devono essere fatte dal pubblico anche perché garantisce tempi certi: la solita ideologia pubblicistica in un mondo cambiato dove il privato è sempre più protagonista anche per il solo fatto che il pubblico non ha più risorse.
Nei prossimi anni si bloccheranno gli investimenti rispetto a cose diverse da quelle dell’ex Ceppo, quindi si bloccheranno gli investimenti per la città. E per cosa? Per trasferire uffici comunali già allocati in luoghi diversi: questa è la grande operazione di rilancio della città!?!
Una volta firmato questo accordo, l’Amministrazione si troverà a fronteggiare costantemente un dilemma micidiale: ottemperare alle opere di urbanizzazione per l’area ex Ceppo, con rischio di dissesto, oppure tenere i conti in ordine, ma non ottemperare agli impegni presi?
L’improvvisazione amministrativa si coglie poi bene in una concomitanza: nell’area ex Ceppo ci saranno problemi enormi di parcheggio e proprio adesso si continua a dire no al parcheggio in piazza San Bartolomeo.
Finora l’amministrazione ha fatto grandi retromarce, dispiace che la retromarcia non si faccia proprio rispetto alla scelta più importante e dirompente per il futuro della città. Solo consiglieri attenti e responsabili a questo punto sono in grado di fermare una scelta così devastante.
Ma sul piano politico, da parte di chi ci governa, il vero rischio è che faccia proprio come con Ansaldo-Breda. Per anni è stato detto no alla vendita, per anni si sono fatte barricate e declamati slogan, e poi alla fine la Breda è stata venduta, come noi si prevedeva e si auspicava. Avremo ragione anche su questa vicenda dell’ex Ceppo, purtroppo. Per amministrare bene basta vedere la realtà e non essere guidati dall’ideologia pubblicistica postcomunista.
Una proposta: fare un grande parco. Invece di prendere due edifici per metterci uffici e musei già allocati, quegli uffici si devono lasciare all’Asl per la Casa della Salute; demolire il più possibile, compresa la parte c.d. nuova del vecchio Ospedale; alla fine costruirci un mega parco nel cuore della città. In questo modo in tempi ridotti e visibili, si farebbe qualcosa di buono per la città in un momento di crisi finanziaria. Questa è la politica urbanistica per Pistoia città del verde nel momento di crisi.
[*] – Ospite