CASALGUIDI. Nuovo appuntamento, interamente al femminile, domenica 29 marzo, alle 21, per la stagione del Teatro Francini di Casalguidi, promossa dal Comune di Serravalle Pistoiese e dall’Associazione Teatrale Pistoiese.
L’attrice Monica Menchi è la protagonista di La vita accanto, spettacolo tratto dal romanzo (Einaudi, 2011) della scrittrice vicentina Mariapia Veladiano, già Premio Calvino 2010 e finalista allo Strega 2011, prodotto dall’Associazione Progetto Teatro con il contributo della Fondazione Banche di Pistoia e Vignole – Montagna Pistoiese. Un testo che ha commosso e conquistato un’ampia platea di lettori e che arriva a teatro nell’adattamento della poetessa e drammaturga Maura Del Serra e con la regia di Cristina Pezzoli.
Al centro la figura di Rebecca (a lei e agli altri personaggi, dà voce e corpo Monica Menchi) nata irreparabilmente brutta, che vive quotidianamente, all’interno di una famiglia vicentina alto-borghese, l’esperienza del ‘rifiuto’, in primis quello della madre, poi dei compagni di scuola ma che, grazie alla scoperta in se stessa di uno straordinario talento musicale (nella colonna sonora dello spettacolo, musiche di Mozart, Bach, Petrucciani e Tiersen) riuscirà ad acquisire uno sguardo nuovo sulla storia di dolore che segna la sua famiglia, e la grazia di una vita possibile, conoscendo altre e più profonde forme di bellezza.
“Questa storia – commenta Cristina Pezzoli nelle note di sala – sfida il tempo in cui è stata scritta: un’epoca in cui l’apparire ha seppellito l’essere, in cui ‘photoshoppare’ visi e corpi è la regola che si impone per correggere e falsificare ogni minima imperfezione del corpo umano. Mettere in scena la bruttezza come metafora, conservarne il mistero, non banalizzare rendendo realisticamente ‘mostruosa’ la protagonista, è un compito non piccolo poiché tutto quello che accade nel romanzo di Mariapia Veladiano e nell’efficace riduzione teatrale di Maura Del Serra, ruota intorno a questa condizione. La letteratura e la poesia possono far vedere solo dicendo, il teatro deve far vedere anche agli occhi. L’invenzione della bruttezza è dunque il nostro punto di partenza, il cambio dello sguardo del pubblico alla fine del racconto, ci auguriamo sia il punto di arrivo…”.
[marchiani – teatro manzoni]