MONTALE. Venerdì 27 alle 21 alla Casa del Popolo di Montale in via Martiri della Libertà 40, Alessandro Leoni del Comitato Regionale Toscano del Partito della Rifondazione Comunista presenterà l’appello per la ricostruzione del Partito Comunista nel quadro più ampio della sinistra anticapitalista e di classe.
L’iniziativa è aperta alla partecipazione della cittadinanza.
È uno dei tanti incontri che si svolgono in tutta l’Italia dopo la presentazione ufficiale, nell’Assemblea Nazionale di Roma del 20 dicembre 2014, “dell’Associazione per la Ricostruzione del Partito Comunista”.
Non si tratta della costituzione dell’ennesimo partitino della sinistra ma di un’aggregazione di militanti e dirigenti di Rifondazione Comunista, del Partito Comunista d’Italia (nuova denominazione del Pdci) e di cittadini non iscritti a partiti che, tuttavia, condividono la proposta per la costruzione di una forza strutturata della sinistra di classe alternativa alle destre, al Partito Democratico e al populismo della Lega e di Beppe Grillo.
A 20 anni circa dell’improvvida scelta di chiudere l’esperienza del Partito Comunista Italiano ed all’epilogo del renzismo a cui sono giunti i fautori di quella “svolta”, i comunisti riaffermano la loro volontà di essere parte importante delle dinamiche della società e di essere il soggetto alternativo del cambiamento autentico in una società ove si accentuano sempre di più le diseguaglianze fra le classi dominanti ed i ceti meno abbienti.
La situazione, numericamente minoritaria, delle componenti della sinistra (partiti, associazioni, movimenti) deriva da pregresse scelte politiche errate e dalle numerose lacerazioni che ne hanno minato la credibilità nei confronti di quella parte di elettorato legato ai valori, alle tradizioni ed ai principi della sinistra stessa.
Di fronte alla crisi strutturale e sistemica del sistema capitalistico, la più grave dopo quella del 1929, che ha dimensioni mondiali, e a fronte dell’involuzione neo-centrista del Partito Democratico, che sta portando l’Italia verso il modello americano e sta distruggendo le fondamenta della Costituzione repubblicana e antifascista, è assai più urgente realizzare una presenza unitaria della sinistra che aggreghi tutte le sue componenti su un progetto condiviso, e ricostruisca una rappresentanza politica del mondo del lavoro e delle classi più disagiate in contrapposizione all’offensiva di un sistema di potere neo-capitalistico che ha sempre di più accentuato la forbice fra ricchezza e povertà.
All’interno della sinistra di alternativa è necessaria la ricostruzione di una presenza comunista autonoma che proponga la riorganizzazione in partito, con riferimento al ricco patrimonio politico e ideologico della storica esperienza del Pci, della sinistra di classe, del movimento comunista internazionale e della tradizione marxista, a partire dal contributo di Lenin e Gramsci, con una chiara collocazione internazionalista ed antimperialista.
All’appello hanno già risposto e aderito, a livello nazionale, numerosi esponenti di partiti, associazioni, movimenti, sindacati della sinistra che condividono l’ipotesi di costruzione di una forza politica solidamente organizzata a sinistra del Pd.
Carlo Papi
Coordinatore dei Circoli della Piana
del Prc/Federazione della Sinistra
Lo consideriamo come l’ennesimo tentativo di riaggregare e ricomporre una rappresentanza “unitaria” di tutti quei compagni che ancora si sentono, e hanno piacere di essere definiti, comunisti.
Tutto molto bello e invitante per tutti coloro che ancora credono che un’alternativa credibile all’attuale sistema di potere politico possa essere rappresentato da una coalizione formata da “esponenti di partiti, associazioni, movimenti, sindacati della sinistra che condividono l’ipotesi di costruzione di una forza politica solidamente organizzata a sinistra del Pd”.
Ma tutto questo si basa su un enorme equivoco di fondo tuttora irrisolto e che, perciò stesso, continua ad inquinare in maniera sostanziale l’immaginario collettivo di tanta parte della sinistra cosiddetta radicale. E cioè sul fatto che, da parte dei proponenti e dei fautori di questa ennesima coalizione “comunista” viene letteralmente ignorata quella base su cui dovrebbe ergersi, attingere e svilupparsi ogni loro azione sul piano della prassi politica.
In maniera strumentale vengono citati Lenin e Gramsci.
Senza andare a scomodare Marx ed Engels (non mi sembra che sia nemmeno il caso di chiamarli in causa, si rivolterebbero nella tomba di fronte a tanta improntitudine di soggetti che si dichiarano comunisti), vorrei chiedere agli esponenti “dell’Associazione per la Ricostruzione del Partito Comunista” se hanno presente e se eventualmente si riconoscono, per esempio, nel Lenin di “Stato e rivoluzione” e nel Gramsci delle “Tesi di Lione”. Cioè in due capisaldi teorici del comunismo.
O se invece, preferiscono rifarsi e riferirsi al “togliattismo”, figlio iper-legittimo dello stalinismo. Quello, per intendersi, del Togliatti del “Manifesto per la salvezza dell’Italia e la riconciliazione del popolo italiano”, con il relativo appello ai “fascisti della vecchia guardia e ai giovani fascisti” e “per la realizzazione del programma fascista del 1919”. O magari a quello che, come (udite, udite!!!) ministro del Re , impartì severe disposizioni contro il popolo affamato o che poi promulgò l’amnistia per i fascisti e, per contro, volle il disarmo dei partigiani.
E, continuando sul quel solco di collateralismo con il potere borghese, elogiano e richiamano il Berlinguer del “compromesso storico” (con relativa politica dei sacrifici, peraltro unilaterali). E ancora. Approvano i bombardamenti sulla Jugoslavia, le misure antioperaie dei due governi Prodi. Per non dire della collaborazione con quel demonizzato, a parole, Pd con il quale continuano ancora a collaborare in tante giunte locali.
Allora, su basi ben diverse, ben venga una ricomposizione, un ricompattamento, fra tutti i compagni che ancora vogliono lottare apertamente e convintamente contro il potere dittatoriale esercitato dalla grande borghesia capitalistica e finanziaria contro i lavoratori e i “proletari”.
Ma questa auspicabile e necessaria riunificazione deve attuarsi sul terreno della lotta di classe. Vale a dire nel ricondurre ogni e qualunque lotta in ogni ambito della vita sociale alla rivendicazione più generale di un altro e opposto ordinamento sociale. Dove il potere, nel senso più lato possibile, sia in mano ai lavoratori e non ad una minoranza di parassiti e ai loro servi.
Se, come tutto il passato della sinistra – anche “comunista” – ci narra nella sua realtà e al di là delle mistificazioni propagandistiche, questa nuova aggregazione prescinderà da quella politica di netta e irreversibile rottura con il sistema economico/politico borghese, si tramuterà nell’ennesimo inganno nei confronti di quel popolo che si dice di voler rappresentare e difendere.
Come Partito Comunista dei Lavoratori siamo chiaramente e coerentemente in favore di una auspicabile unità d’azione su ogni terreno contro il “nemico di classe”. Siamo altrettanto chiaramente indisponibili per ogni tipo di compromesso con i “padroni” e le loro politiche.