
PISTOIA. La riorganizzazione del Sistema Sanitario Toscano, ed in particolare della rete ospedaliera, prevede l’accorpamento delle attuali dodici Aziende Sanitarie Locali in tre, il mantenimento delle tre Aziende Universitarie e contestualmente l’operazione di “mettere in esubero”, ovvero pensionare, qualche migliaio di professionisti di vario profilo, molti dei quali verranno sostituiti da figure professionali con un minore livello formativo ed operativo.
Questa sostanziosa cura dimagrante che, secondo l’interpretazione proposta dalla politica regionale, sarebbe motivata dagli ulteriori tagli alla sanità introdotti dall’attuale governo nazionale, in assenza di una qualsivoglia analisi di fattibilità e di un coordinamento forte basato su una puntuale programmazione, quasi certamente porterà il sistema pubblico a soffrire di stenti e ad accentuare gli attuali squilibri che lo caratterizzano.
Si tratta evidentemente di un passaggio molto difficile nel quale viene richiesto al complesso degli operatori di fare di più avendo a disposizione meno. Nel caso di Pistoia questo passaggio si presenta addirittura impervio perché i due elementi della strategia contenuta nella legge regionale di riordino ad una prima verifica risultano inattuabili o in contraddizione con la realtà delle cose. Partendo da elementi oramai acquisiti ed inconfutabili come la carenza numerica degli organici, i bassissimi livelli retributivi del personale della Asl pistoiese, la desertificazione del territorio, la minimizzazione degli investimenti in formazione, le ferie non fruite e le eccedenze orarie non retribuite (di fatto regalate!), risulta francamente molto difficile immaginare cosa gli operatori potrebbero fare di più.
Cosa si può chiedere ancora ad un medico, la cui formazione comporta al minimo dieci anni di studio e che nella maggior parte dei casi ha oltre venti anni di esperienza, se per la sua valorizzazione professionale si stanziano ben 14 euro lordi al mese di media pro-capite? Cosa si può legittimamente chiedere se la sua retribuzione è nettamente inferiore a quella degli altri colleghi toscani, ovvero è una delle più basse d’Italia?
Il rischio è che si faccia pura demagogia utile solo per incrementare il malessere diffuso che si è di recente manifestato in maniera molto vivace anche in incontri di carattere pubblico con il Governatore della Toscana. Leggiamo, inoltre, sulle pagine di cronaca, notizie (che nessuno ha smentito) e che descrivono una situazione gravemente difettosa sul piano gestionale-organizzativo se non, addirittura, paradossale e ci chiediamo chi ne porti la responsabilità. Il nuovo ospedale costa di più (molto di più!) in termini di bolletta energetica ed è più sicuro, ma gli interventi per tumori della prostata nel corso di un anno sono più che dimezzati e questo comporterebbe l’impossibilità degli operatori pistoiesi di accedere alla robotica perché attualmente non verrebbe soddisfatto il requisito numerico minimo (stabilito da chi?) che, invece, nella vecchia struttura, era raggiunto.
In sintesi, avremmo a disposizione un ospedale migliore che costa di più, ma gli operatori non sono messi in grado di fare meglio e addirittura viene sbarrato il passo verso l’impiego di tecnologie più evolute. Per i cittadini residenti nella provincia di Pistoia vengono previsti solo venti trattamenti con i nuovi efficacissimi farmaci per l’epatite C tanto che qualcuno si chiede se nel territorio c’è meno epatite. Di sicuro non è così.
Il problema, di recente portato all’attenzione dei cittadini pistoiesi, è solo un esempio di una serie di difetti un po’ programmati e un po’ legati ad un’evidente interpretazione debole di ruoli dirigenziali di carattere gestionale che hanno portato e porteranno sempre di più a concentrare su pochi professionisti e accentrare su alcune strutture nella regione alcuni livelli di operatività. Questo corrisponde sicuramente ad un’ammuffita visione baronale della medicina che pensavamo superata una volta per sempre anche perché totalmente in contrasto con la moderna cultura medica. E questo non potrà essere rimediato nemmeno dalla costruzione di un’altra decina di ospedali nuovi.
Siamo convinti che la strada imboccata richieda importanti correttivi e ci saremmo aspettati l’apertura di un confronto per stabilire delle priorità condivise. Invece, continuiamo a leggere di nuove proposte non discusse e non previste. Non è questa la strada giusta. Le criticità del sistema e la fase di oggettiva difficoltà non devono essere usate per giustificare il superamento del sistema di welfare pubblico.
Maria Benvenuti
Corrado Catalani
Fp – Cgil Medici Asl 3 Pistoia