PISTOIA. Sarà inaugurata venerdì 21 marzo alle 18 a Palazzo Fabroni la mostra 25.8.1964. C’era Togliatti, che esporrà per la prima volta al pubblico le immagini attraverso le quali il fotografo Mario Carnicelli, pistoiese d’elezione, documentò, con intensità e modernità di sguardo, la partecipazione alle esequie di Palmiro Togliatti dal 22 al 25 agosto di cinquant’anni fa, e che ricorda dunque il cinquantesimo anniversario della morte del leader Pci nell’anno in cui ricorre anche il trentennale della scomparsa di Enrico Berlinguer. Fu questa, peraltro, l’occasione nella quale Carnicelli scattò uno dei suoi ritratti più significativi: quello di Renato Guttuso, sorpreso nella penombra e nella tensione del cordoglio.
All’inaugurazione di venerdì 21 marzo interverranno il sindaco Samuele Bertinelli, il fotografo Mario Carnicelli, i curatori Bärbel Reinhard e Marco Signorini e la responsabile dei musei comunali pistoiesi Elena Testaferrata. La rassegna fotografica è promossa e realizzata dal Comune con il patrocinio della Regione Toscana.
Le sale del secondo piano di Palazzo Fabroni ospiteranno cinquantasei immagini di Carnicelli, realizzate e allestite per l’occasione, che saranno oggetto della donazione al Comune di Pistoia come omaggio del fotografo alla sua terra d’elezione e che andranno pertanto ad arricchire le raccolte civiche di arte contemporanea.
In una delle sale saranno esposti anche materiali documentari dell’archivio Carnicelli, tra i quali provini e studi originali. Al termine del percorso espositivo si proietteranno a ciclo continuo la video-intervista a Mario Carnicelli, realizzata per l’occasione della mostra, e il documentario collettivo L’Italia con Togliatti (1964) per la regia di Gianni Amico, Giorgio Arlorio, Libero Bizzarri, Francesco Maselli, Lino Miccichè, Glauco Pellegrini, Elio Petri, Sergio Tau, Paolo Taviani, Vittorio Taviani, Marco Zavattini, Valerio Zurlini.
La rassegna rimarrà aperta fino al 2 giugno con orario da giovedì a domenica e 22/23 aprile e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. Nei giorni dal 3 al 6 aprile (in occasione della rassegna Leggere la città) e dal 23 al 25 maggio (in occasione del festival Dialoghi sull’uomo) l’orario di apertura sarà continuato dalle 10 alle 20.
Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi all’ufficio musei e beni culturali del Comune (tel. 0573 371214 – 371277) oppure consultare il sito www.ceratogliatti.it.
Affiancherà la mostra di Palazzo Fabroni la pubblicazione di pregio 25.8.1964. C’era Togliatti. Fotografie di Mario Carnicelli, a cura di Bärbel Reinhard e Marco Signorini, in uscita presso l’editore Danilo Montanari – casa editrice con sede a Ravenna, che si occupa di arte contemporanea, fotografia e architettura dal 1980, curando in particolare libri d’artista a tiratura limitata – formata da 36 stampe delle foto di Carnicelli e da un volumetto con testi di Alfredo Reichlin, Bärbel Reinhard e Marco Signorini, Samuele Bertinelli, Laura Leonelli, la cui versione ‘personalizzata’ fungerà da piccolo catalogo della rassegna pistoiese. Nell’ambito della mostra sono previsti un ciclo di incontri e visite guidate, appuntamenti che faranno parte del più ampio calendario di iniziative promosse e realizzate dai musei comunali di Pistoia denominato “Primavera al museo”.
Palmiro Togliatti, il Migliore, morì settantunenne a Yalta il 21 agosto 1964, una settimana dopo essere stato colpito da un ictus. Era il segretario politico del più grande partito comunista d’occidente e uno dei capi più autorevoli e influenti del comunismo internazionale. L’aereo che lo riportò in Italia atterrò a Ciampino il 22 agosto. Nell’atrio di Botteghe Oscure, dove la camera ardente rimase ininterrottamente aperta per tre giorni, personalità di spicco del mondo politico e culturale e migliaia di persone, venute da ogni parte del Paese, portarono il loro saluto, commosso e deferente, al segretario, la loro guida, il loro riferimento. I funerali di Togliatti, la loro attesa, preparazione e svolgimento divennero così un evento mondiale, com’era la dimensione del comunismo di quegli anni. Nel pomeriggio di martedì 25 agosto il corteo funebre marciò per quasi cinque ore attraverso la città sino a piazza San Giovanni, nella quale si raccolsero oltre un milione di persone. La più grande manifestazione tenutasi a Roma dall’istituzione della Repubblica.
Mario Carnicelli, non ancora trentenne, era lì, inviato dal partito pistoiese e toscano, e in mezzo alla folla, realizzò un lavoro fotografico straordinario che va oltre la documentazione dell’evento. Fu un avvenimento di portata imponente che l’autore non ostenta nella sua spettacolarità, ne fa il ritratto di un paese popolare ma non folkloristico, bensì poetico, mai sfigurato, senza l’esaltazione della tragedia. Carnicelli, sempre interessato all’uomo e alle sue relazioni sociali, lo analizza in modo antropologico, con sguardo consapevole e rispettoso. Racconta microstorie all’interno di una grande storia, afferra il silenzio, la tensione, il sentimento di onesta appartenenza della gente al lutto. C’è un alternarsi giusto fra la posa, di chi guarda in macchina con fierezza e dignità, e i momenti colti all’insaputa dei soggetti.
La fotografia di Carnicelli è di un linguaggio classico e moderno al tempo stesso, perché unisce la compostezza del formato quadrato, datogli dalla sua macchina fotografica Hasselblad, alla libertà di movimento tra le persone, senza il taglio tipico del reporter. Le cinquantasei fotografie sono state allestite in vario formato per creare un dialogo fra le immagini e con gli spettatori.
Pur nella coralità di progetto, questi documenti assumono ognuno valore d’opera, sono finestra e specchio della medesima realtà. Se ancora oggi è possibile ri-guardare queste immagini, in una trasposizione visiva essenziale e per questo ‘eterna’, è perché a loro volta esse, tramite questi sguardi, ci riguardano, anche nell’accezione di avere a che fare con noi. Rinnovano il senso di partecipazione di una collettività tutta e affermano il valore dello sguardo di un artista che si è fatto testimone della storia del suo Paese.
Mario Carnicelli è nato ad Atri nel 1937. All’età di dodici anni si trasferisce con la famiglia a Pistoia, frequentando fin da piccolo lo studio fotografico del padre. Più incline alla fotografia documentaria che all’attività commerciale, lavorerà in seguito come fotogiornalista freelance ed inviato speciale, portando avanti anche progetti di ricerca personali. Nel 1966 vince una borsa di studio che gli permette di viaggiare per gli Stati Uniti, dove tornerà più volte per realizzare un lavoro originale e rilevante. Ha collaborato con varie riviste e quotidiani, tra i quali: Espresso, Panorama, Corriere della Sera, Il Giorno, Popular Photography, la Nazione. Ha collaborato con l’Istituto di Etnologia dell’Università di Perugia. Ha esposto in Europa e negli Stati Uniti, all’Interkamera di Praga, al Sicof Milano, al Grattacielo Pirelli di Milano, al Cantiere Sperimentale dell’Immagine di Firenze, alla Johns Hopkins University di Bologna. Vive e lavora a Pistoia.
[puggelli – uff. stampa comune pt]