RIFIUTI E RICICLO, ILLUSTRI ASSENTI NEL DIBATITTO ELETTORALE

Modello Contarina. 1
Modello Contarina. 1

PISTOIA. Un aspetto di questa tornata elettorale (regionali del 31 maggio) che non stupisce per niente è il silenzio dei partiti e dei candidati, specialmente Pd, sul tema dei rifiuti.

Tra cene, tandem, aperture di comitati e tutti i necessari passaggi richiesti dal clima pre-elezioni, i pistoiesi che andranno al mini parlamento fiorentino a rappresentare i loro concittadini stanno clamorosamente perdendo l’occasione per creare consapevolezza intorno a modelli di gestione dei rifiuti che altrove vengono perseguiti e attuati con successo.

In sostanza basterebbe solo copiare, sviluppando quelle prassi amministrative economicamente vantaggiose in quanto “ambientalmente sostenibili”, per usare l’ormai insopportabile slogan svilito non si sa quante volte dai politici di ogni colore.

Prendiamo per esempio il modello Contarina, la società interamente pubblica che serve una cinquantina di comuni in provincia di Treviso, per quasi 600mila abitanti.

Seguendo il principio “chi inquina paga”, Contarina S.p.A. ha introdotto la tariffazione puntuale alle raccolte differenziate, che premia il cittadino diligente e responsabile in quanto la tariffa viene calcolata in base alla quantità di rifiuto secco non riciclabile prodotto.

Modello Contarina. 2
Modello Contarina. 2

Parallelamente aumenta anche la qualità del materiale riciclabile raccolto, poiché diminuisce la frazione di materiale non conforme che crea problemi ai macchinari degli impianti di selezione, trattamento e avvio al riciclo dei rifiuti, come Revet, l’eccellenza toscana che da sempre segnala questa criticità.

I numeri di Contarina significativi sono: la tariffa annua di 180 € e la quantità di rifiuto secco non riciclabile prodotto annualmente per abitante, 60 kg. Si tratta di quella frazione che necessariamente deve finire in discarica o all’incenerimento, qualora il potere calorifico inferiore superi (ma a costo di lavorazioni e trattamenti economicamente ed energicamente non irrilevanti) i 16 MJ/kg (mega joule a kg). Dalla cui combustione si recupera energia, per cui, da inceneritore a recupero energetico gli italians hanno coniato quella strepitosa dizione di termovalorizzatore o termoutilizzatore. Per avere una cifra di paragone, si tenga presente che a Pistoia i kg annui di rifiuto secco non riciclabile sono tra i 500 e i 600, un ordine di grandezza di 10 volte in più, con tutti i conseguenti corollari, soprattutto economici.

Vale la pena ribadire che i rifiuti solidi urbani costituiscono solo circa ⅓

Modello Contarina. 3
Modello Contarina. 3

÷ ¼ del totale: il resto sono i rifiuti speciali. Tuttavia bisogna ricordare anche che il riciclo è un pilastro fondamentale della strategia di accesso alle materie prime da parte dell’Unione Europea.

Studi dell’Enea e di importanti associazioni di categoria concordano che un serio investimento nel riciclo, cioè nell’uso e nel recupero delle risorse, aumenterebbe i posti di lavoro e diminuirebbe la dipendenza europea dalle importazioni a parità di produzione.

Non si capisce cosa aspetti la politica toscana a sfruttare un simile potenziale, visto anche che esperienze di nicchia come la Revet dimostrano che il comparto manifatturiero italiano ha molte più possibilità di rimanere strategico se indirizzato verso l’innovazione e verso l’industria delle materie prime seconde.

Giova aggiungere che toscano è anche Rossano Ercolini, vincitore del prestigioso Goldman Environmental Prize 2013 e famosissimo testimonial del movimento Zero Waste, Rifiuti Zero. Espressione, quest’ultima, in cui prevale, almeno nell’accezione americana, il significato di Spreco Zero, il cui concetto di fondo si riassume così: se un prodotto non può essere riutilizzato, riparato, ricostruito, rinnovato, riciclato o compostato allora deve essere ridotto, ridisegnato o rimosso dalla produzione.

Modello Contarina. 4
Modello Contarina. 4

Lo stesso concetto viene da anni ribadito ad Interpack, la più importante fiera europea del packaging: in Italia ma anche in molti altri Paesi, il contributo ambientale (pagato dai produttori di imballaggi al sistema di raccolta) è funzione del peso e non della riciclabilità. Ciò costituisce un grande handicap, perché la riciclabilità dovrebbe essere la prima caratteristica da considerare nella progettazione di un imballaggio.

Manca anche di capire perché gli impresari e gli industriali, ad esempio delle materie plastiche, non si siano ancora tuffati in massa in una avventura imprenditoriale così profittevole.

Per quanto riguarda Pistoia non sono un mistero la poca dinamicità del settore e la mancanza di visione: ce lo dimostrò l’allora presidente di Confidustria Oriana, col suo silenzio, invitato a dibattere sulle prospettive del riciclo nella nostra provincia.

Del resto anche il prof. Paolo Paolieri, durante un’assemblea pubblica a Bottegone nel 2012, ricordò, citando i dati sulla produzione industriale locale e sull’occupazione, che tutte le sigle della categorie “produttive”, a parte tanti discorsi su sviluppo, futuro, investimenti e posti di lavoro, in tutti questi anni non erano riuscite a combinare niente. Se non dei danni.

Confidiamo tuttavia che, almeno per osmosi, qualche idea sul riciclo possa passare, a politici e imprenditori: basta così poco per far funzionare le cose. Basta un minimo di cervello…

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