PISTOIA. Nicolò Bindi, candidato alle regionali nella lista civica che fa riferimento a Giorgia Meloni (FdI), nella sede di Sur Les Murs e di Rotta Comune.
Ha 24 anni, letterato, colto e appassionato. Da circa sei, ci racconta, fa parte del gruppo di sur les murs dove ha sviluppato la sua visione politica sul piano culturale più che istituzionale, perciò la candidatura lo ha sorpreso e un po’ spiazzato sul momento, ma subito si è trasformata in uno stimolo, una sfida per poter cercare di “fare”: cioè crede “nelle idee che diventano azione” e non si dimentica di citare Ezra Pound.
La prima idea azione di Nicolò Bindi è quella contro il degrado in generale. Degrado nelle scuole, nelle università e negli impianti sportivi (tutti luoghi di aggregazione dei più giovani) dove all’incuria spesso si aggiunge la mancanza dei più banali accorgimenti per la sicurezza (entrate per le ambulanze), ma anche il degrado dei beni culturali che sono stati abbandonati solo perché non di richiamo intuitivo per il turista.
Un esempio, che si capisce gli sta molto a cuore, è il polo Brunelleschi a Firenze – dove Nicolò studia – i cui bagni sono utilizzati da chi, profugo o clandestino o semplicemente senza fissa dimora, staziona nei pressi della facoltà; in facoltà, c’è il “collettivo di studenti di lettere e filosofia” che (come negli anni 70) impone il suo credo e dà anche vita a rave party nella più completa anarchia condita dal “sudicio”.
Se Rossi ha stanziato 63 milioni per l’università e il diritto allo studio, come va sbandierando ai quattro venti, farebbe bene a vedere come funzionano le cose in un luogo-cuore della città di Firenze.
Per farci capire meglio come ci si stia allontanando dalle basi culturali che fanno della nostra terra un unicum, Nicolò Bindi ci dice che filologia dantesca a Firenze non si insegna più, perché non si è potuto sostituire l’ultimo titolare di quella cattedra, per mancanza di fondi, l’esame è divenuto facoltativo e Dante è stato così ri-esiliato dalla sua Firenze.
A questo punto chiediamo se si senta il diretto competitor, data la giovane età, di Mattia Nesti, 23 anni, capolista di Sì-Toscana a sinistra, ma Bindi ci risponde che promuovere la gioventù come un valore è da società decadenti, la gioventù passa alla svelta, i volti giovani diventano presto vecchi, e conclude “mi vorrei confrontare per i meriti e le capacità”.
E per parlare di prospettive: “Quelli che molto probabilmente saranno eletti dispongono di mezzi finanziari importanti, io corro per la gloria, non dispongo di molti fondi, sto facendo campagna tra la gente, aiutato dalla mia comunità che si fa in quattro, ma contro l’oro si può poco. Quelli che saranno eletti saranno liberi? Potranno portare avanti le loro idee?”.
“Il mio compito, insieme ai miei amici, è far prendere coscienza di come in Toscana si sia passati da un modo di far politica per aggregazione a un sistema clientelare. In queste elezioni il sistema potrebbe subire un contraccolpo, a molti dà fastidio il sottobanco, ancora molti votano per prassi, per antica abitudine ma molte contraddizioni sono diventate evidenti e chi era proletario non lo è più”.
“Un mea culpa è da far fare anche alla mia parte – dice –. Troppe volte non abbiamo espresso i nostri ideali fino in fondo, per condiscendenza, per cercare legittimazione da una parte politica che legittimazione non ti vuole dare. Non mi sono ancora sporcato le mani con la politica ma mantenere fermamente le mie posizioni (anche verso il collettivo di Lettere di Firenze) avrebbe premiato in questo contesto delle regionali e più in generale per l’affermazione della nostra posizione politica”.