LUCCA. L’ottavo giorno le seggioline blu ordinatamente posizionate davanti al palco di piazza Anfiteatro scomparvero e il pubblico, quello che nelle sette precedenti serate si era garbatamente gustato il jazz e le sue stanze attigue, con il concerto dei Sex FM, ultimo appuntamento della prima edizione del Festival internazionale di musiche jazz, si è letteralmente lasciato andare.
Ballando senza sosta, e ritmo – ma che problema c’è –, per tutto il tempo dell’esibizione, quella garantita dai dieci strumentisti che hanno animato e chiuso, in grande bellezza, l’idea sontuosa e gratuita di Renzo Cresti, il professore fiorentino che docet alla Boccherini e che a Lucca ha avuto il merito di regalare un’idea meravigliosa, resa tale dalla fattiva e alacre complicità dell’omonimo Comune.
Dopo le sette divagazioni sorelle del jazz e dei suoi dintorni, quelle offerte a ripetizione dai vari professionisti che si sono susseguiti senza interruzione da sabato 6 fino a venerdì 12 giugno, ieri sera, per il gran finale, il deus ex machina di LuccAnfiteatroJazz 2015, Renzo Cresti, ha voluto omaggiare quell’ellissi straordinaria che risponde toponomasticamente a piazza Anfiteatro chiudendo la prima edizione di questa rassegna che tutti si augurano abbia seguiti a suon di funk.
Lo ha fatto delegando il divertimento ai Sex FM, superband amalgamatissima che ha nella voce e chitarra della formazione, Tony Manero Pileio, la sua anima istigatrice, che si avvale, ciecamente, di un nobile terzetto di fiati (Paolo Bini alla tromba, Renzo Telloli al sax e Francesco Cangi al trombone), di un basso inarrestabile, Emanuele Parra, di una solida batteria, Francesco Bassi, le tastiere di Leonardo Volo, il clavinet e synt, che sono, insieme, un Hammond altamente sofisticato, che diventa perverso quando a suonarlo è l’inarrestabile Pippo Guerrieri e le due femmine dell’anima, Cristina Salotti e Donatella Pellegrini, le coriste orfane, ma solo nella circostanza, di Indra Brocchi, la terza Nickette, che ha seguito il concerto tra il pubblico, con marito e figlio. Coriste da una vita, ma con una specifica personalità musicale, appena accennata, in alcune brevi ma sintomatiche occasioni canore nelle quali, tanto Cristina, quanto Donatella, hanno sottolineato, rispettivamente, le loro anime: nordamericana e afroamericana.
Da Brown a Steve Wonder, due estremi funk, ma anche funky, passando per alcuni brani scritti e suonati da loro, dalla Sex FM, senza interruzioni, senza soste, all’insegna, certosina e pura, del divertimento. Il pubblico, che non ha avuto bisogno di alcuna sollecitazione a delinquere, ha fatto tutto il resto, regalando alla serata il sapore euforico, ma contenuto, della festa.
È successo a metà concerto, quando Emanuele Parra ha appoggiato il suo basso e impugnato un percussore, ha chiamato dietro di sé il resto della formazione, scendendo dal palco e intrufolandosi tra la folla che non ha smesso di ballare: non si poteva, perché sul palco è restato Pippo Guerrieri e il suo marchingegno strumentale, quello che gli consente di fare viaggi nel futuro con un sound che ricorda, maledettamente, il suono e il sapore degli anni 70, quando la discomusic aveva un senso straordinario e andare a ballare era un onore.
È successo anche quando la serata ha volto, inesorabilmente, al desio e la coloratissima band ha dovuto annunciare che il pezzo che avrebbe eseguito sarebbe stato l’ultimo in scaletta: i più audaci, in piazza, hanno pensato bene che il saluto all’evento sarebbe stato cosa buona e giusta farlo tutti insieme e buona parte di quelli che ballavano sul selciato di piazza Anfiteatro han continuato a farlo sul palco, invadendo festosamente tutti gli strumentisti all’opera.
Comprese Claudia e Elisa, due giovanissime pin up, che facevano parte della scena, due ballerine di chissà quale scuola di danza lucchese che già prima del gran finale si sono cimentate in danze propiziatorie in altri brani dei Sex Fm, senza rispettare fedelmente l’inutile sincronia della circostanza.
Alle 23:30, la musica ha tolto dalle prese di corrente gli spinotti degli strumenti e dei microfoni; i fasci colorati sparati dagli occhi di bue lungo le pareti dei condomini che proteggono piazza Anfiteatro da tutto e da tutti, si sono spenti. I ristoranti, le pizzerie e le bruschetterie che pullulano nel centro di Lucca avevano già preventivamente chiuso le cucine e spento i forni. La serata è finita, prima della mezzanotte, come si conviene a chi ama il jazz, il funky e perché no, una vita maledettamente normale.