
PISTOIA. Quando parliamo di certi eventi marchiati di sangue e dolore, dobbiamo farlo con riverenza e rispetto, e non dire assolutamente, come a suo tempo disse Andreotti sull’assassinio dell’avv. Ambrosoli: “Ehhh, è un tipo che se l’è un po’ cercata”.
Se questo principio, molto demo e molto poco cristiano, dovessimo applicarlo alla vicenda di Giancarlo Niccolai che ci narra della sua storia sulla pagina della Nazione, faremmo un torto a noi stessi nella nostra dimensione umana e razionale, e a Niccolai al quale non vogliamo applicare il principio che “uccidere un fascista non è reato”, che era così di moda ai tempi in cui “la balena bianca” imperava: un modo di dire che al Niccolai non abbiamo mai sentito dire, ma che molti nel suo partito, tacendo, giustificavano, condannando alla morte civile tante persone che avevano la sola colpa di “stare a destra”.
Il Giancarlo Niccolai che io ricordo è il Signore che, unico fra tutti i componenti del Consiglio Comunale di Pistoia, mi rivolgeva il saluto; e quello che dal balcone della sede Dc di via de’ Rossi inveiva contro coloro che erano stati ad ascoltare un comizio dell’On. Covelli in Piazza Spirito Santo.
Di questi due flash posso personalmente testimoniare, mentre sulla vicenda che lo vide vittima per mano di quella stessa parte politica che a livello nazionale è divenuta da Pci, Margherita e poi Pd, posso solo ascoltare ciò che Niccolai dice nell’articolo di cui sopra, senza rincorrere le dicerie o le malevolenze di cui non ho corrispondenza personale, e che, a quei tempi, abbondarono, obiettando, io, solo su un punto: e cioè quando Niccolai afferma di essere stato il bersaglio della criminalità rossa perché era un esponente politico del suo partito.
Giancarlo Niccolai, a quei tempi, era un semplice consigliere comunale della Dc, un gruppo pieno di persone che – leggi Paci, Stignani, Bujani, Federighi, Cipriani e tanti altri ancora – rappresentavano già il futuro nerbo nobile del partito, in quegli anni e in quelli a venire.
Non si offenda Giancarlo Niccolai se affermo che il suo ruolo nella Dc era quello di fedele collaboratore del dott. Angiolo Bianchi, recentemente scomparso. È vero che solo gli imbecilli non cambiano idea e Giancarlo Niccolai, grosso sostenitore di Ivo Butini, che non poteva proprio vedere Giorgio La Pira al quale il Centro Donati, cioè il Niccolai, intitola un premio annuale, è la conferma della regola. E ciò sia detto senza alcuna venatura polemica, anche perché, e Niccolai lo sa, io sto ai democristiani come il diavolo all’acqua santa.
Giancarlo Niccolai, ricordandoci il suo essere stato una vittima del terrorismo, ci rinnovella alcuni quesiti che in quei tempi, e davanti ad un evento di tale portata, si sono trascinati nel tempo, e ai quali solo lui potrebbe rispondere. Carte alla mano.
Niccolai era un modesto rappresentante della Dc, un esponente sindacale delle Breda e tutti sanno che le Breda erano un ricettacolo politico importante, un contenitore di voti ed un binario preferenziale del Pci. Dalle Breda è “uscito” il fior fiore del Pci, deputati, sindaci e onorevoli (Pistoia li ringrazia tanto!) e, evidentemente, forse anche un fior fiore di delinquenti; quelli che “spararono” al Niccolai, seppure, forse, con manovalanza esterna.
Su questa vicenda, sui suoi mandanti, sulle modalità è sceso uno strano e quasi quarantennale silenzio. Abbiamo già detto – perché questa è la linea di questo giornale – che non abbiamo prove su certe dicerie che volevano che certe “furbate da manuale Cencelli” nelle assunzioni fossero state così vilmente punite.
Giancarlo Niccolai ha, però, un grande merito: continua ad essere democristiano, forse amico di Comunione e Liberazione, amico della Fondazione Caripit di cui è socio, amico di Vannino Chiti, un padre nobile di quel Pci che fra i suoi dissidenti partorì anche gli “sparatori”, etc. etc.
Una considerazione mi è mancata ed è dovuta. Giancarlo Niccolai, per propri e riconosciuti meriti politici, è stato per dieci anni consigliere regionale.
Se prima o dopo gli spari, non ricordo.
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PERCHÉ UN COMMENTO
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NON ABBIAMO PUBBLICATO la lettera di Giancarlo Niccolai non perché non siamo sensibili agli anni di piombo e a quello che Niccolai stesso ha scritto, ma solo per una ragione molto più banale.
Come potete vedere dalla foto della mail che pubblichiamo qui a lato, la missiva con allegata la lettera destinata a Renzi è partita per i media (La Nazione Pistoia, Il Tirreno Pistoia, Toscana Tv, La Voce di Pistoia, Tvl Pistoia, Gonews, redazione@linealibera.it, Ansa Toscana) alle 23:20 del 21 giugno.
Cosa significa questo? Che, se il giorno successivo, ieri 22 giugno, La Nazione aveva già il servizio completo, era certo che Niccolai aveva inviato la lettera “con diritto di prelazione” a quel quotidiano: e dunque la spedizione della mezzanotte era, di fatto, solo una mossa.
Niente di male: ognuno è libero di dare e di darsi a chi crede. Ma a noi le mosse non piacciono.
linee future
Scarica: Niccolai. Lettera a Renzi