PISTOIA. Dopo Politica & Pistoia, vis-à-vis con Fabrizio Geri. 1/2 ecco la seconda parte della chiacchierata/intervista con l’ex consigliere dei Verdi.
– Parlavamo dell’amministrazione e del Sindaco Bertinelli che ha ipotecato il secondo mandato: un tema, quest’ultimo, piuttosto avvertito in città, viste anche le iniziative di Palomar o il fermento “politico” diffuso in certi ambienti…
Già, proprio così; non che prima dell’accordo per le regionali ci fosse qualcuno all’orizzonte in grado di sfidare Bertinelli, ma è sempre meglio avere delle garanzie: le faide interne al Pd non si sa mai cosa producono.
Comunque sì, ora può stare davvero tranquillo, non sereno. Le serate di Palomar vanno quindi lette come momenti conviviali tra amici che fanno una rimpatriata e prendono una boccata di fresco, al di là della pretesa contenutistica di facciata. Però parlando dell’amministrazione bisogna partire da un punto fondamentale: i tempi della politica sono dettati dalla Fondazione Caripit, il Comune vive di luce riflessa, non è autonomo, senza la Fondazione le scuole sarebbero chiuse e il bilancio non approvato dai revisori. Purtroppo la realtà che viviamo è questa.
– Come sta, più in generale, Pistoia?
Paghiamo e continueremo terribilmente a pagare per le “cazzate” fatte in passato nel silenzio di tutti a partire dalla Camera di Commercio.
Anni fa denunciavo il pericolo dello spostamento dell’Agenzia delle entrate a S. Agostino e il progressivo trasferimento di funzioni all’ex Breda e al campo di volo.
Una politica attenta e mirata avrebbe dovuto agire non sull’onda delle pulsioni del momento e invece ci troveremo, oltre al problema storico delle periferie, il problema dello svuotamento del centro. Al netto del fenomeno movida, che riguarda la Walt Disney della Sala e le ore notturne, è in crisi e andrebbe rivitalizzato, magari con licenze agevolate per il suolo pubblico e per attività artigianali.
– Molti attendono che l’Unesco liberi piazza del Duomo, assediata per un mese intero, dal tamburlano, dalle tribune, dai bagni chimici, dalle friggitrici, dalle altissime frequenze sonore dei concerti, pericolose per le strutture antiche, e dai muletti e bilici che spesso urtano contro il Duomo e perdono olio lubrificante.
Credi che le altre città candidate a capitale della cultura siano più fesse a non coprire per un mese la loro piazza monumentale con un attrezzo come il palco che oscura il palazzo di Giano?
Vedi, non è che siamo più furbi o più fessi, siamo pistoiesi e per definizione accettiamo tutto, ma proprio tutto. Il tamburlano è in sintonia perfetta con la luminaria di un anno e mezzo fa sul tribunale.
Certe cose, comunque, andavano bene in altre epoche, quando il Blues era davvero blues e il palco almeno copriva la scritta del Monte dei Paschi. Questi eventi ormai si fanno allo stadio, in tutte le città. Poi c’è un altro discorso: quando le televisioni raccontano dell’Isis e con angoscia trasmettono la distruzione delle opere d’arte operate dal califfato, dimenticano che in Italia ciò sta già succedendo e è successo da tempo.
A Pistoia non si contano gli attacchi compiuti alla nostra civiltà da parte di estremisti e pericolose milizie: hanno distrutto la cultura, il paesaggio e l’arte senza trovare resistenza o disappunto (dov’era ed è l’intellighenzia pistoiese?): dall’ex parco di Martino Bianchi della Vergine, stuprato dagli immondi condomini della Misericordia-Fondazione, fino all’ospedale al campo di volo, area vincolata, a Valdibrana, e all’agghiacciante centro Pallavicini…
– Mi rammenti delle vicende che hanno lasciato vuoto e amarezza… Mi sono convinto che era giusto fermare, con i pochi mezzi a disposizione, gli scempi dell’Isis pistoiese dopo che venne devastato il giardino di via abbi Pazienza, o “della canonica di San Biagino”, per farci dei garage. Ancora oggi sul piano Cervellati è segnato come verde di pregio da tutelare.
Quella vergogna attende ancora almeno un’operazione verità, visto che far giustizia è quasi impossibile a Pistoia.
Si trattava di un giardino clamorosamente venduto da un consigliere della Fondazione, l’avvocato Bujani, a una ditta edile, ma passato subito dopo alla Fondazione stessa, ovviamente all’insaputa del proprietario iniziale, ipse scrpsit, che nemmeno ebbe la decenza di esprimere un voto contrario in sede di ratifica dell’operazione (vedi anche qui).
Ma sto divagando. Torniamo alla candidatura di Pistoia a capitale della cultura…
Se si pensa che Blues, Monologhi sull’Uomo, Leggere la città, la Befana e l’aperitivo di S. Iacopo, o altri eventi spot che conquistano una giornalata, possano fare curriculum, facciamo prima a gareggiare per capitale degli annunci o dell’aria fritta.
Servirebbe invece attenzione maggiore e seria al verde. Montecatini, che pure non è più quella di una volta, è piena di parchi tenuti bene e puliti.
Passeggiando a Pistoia lungo l’Ombrone, o in campagna, fioriscono invece mini discariche ovunque e anche il verde urbano lascia a desiderare.
Attendo poi di sapere perché il parco all’italiana del Villon Puccini sia abbandonato e senza un progetto di nuova vita. Ci sarebbero professionalità locali disposte a dare un contributo, non ha senso lasciarlo in quello stato, ha un valore culturale notevole, non capisco perché nessuno se ne accorga e agisca di conseguenza…
– Per ottenere risultati nella gestione dei rifiuti si dovrebbe, per così dire, militarizzare il territorio, cioè rendere ogni rifiuto tracciabile e riconducibile all’utente?
È stato dimostrato che è l’unico modo per disciplinare l’utente: paghi solo l’indifferenziato che produci e se sbagli, giustamente multa! Un consiglio, non richiesto, che do al Sindaco, è di non limitarsi a inscenare gli apprezzabili gesti di raccolta delle cartacce gettate per terra: non è il suo mestiere; non lo faccia solo per far vedere che lui è bravo.
Mandi piuttosto a fare multe e a sanzionare i comportamenti incivili e faccia sì che Publiambiente avvii finalmente la differenziata: ma fatta bene, dove chi inquina e sbaglia paga. Più equità di così non si potrebbe avere.
– E altri consigli non richiesti…?
Ascoltare e soprattutto dare risposte. Bertinelli non lo fa mai.
Per governare serve una squadra che funziona, sia come Giunta che come dirigenti. Gli incarichi dirigenziali, specie quelli nuovi, non possono subito dopo due anni divenire problematici. Da un lato i problemi ci sono e sono grandi (l’altra mattina ho chiamato il centralino dell’ospedale, non di una clinica privata, dell’ospedale: e mi hanno risposto solo dopo mezz’ora); dall’altro le soluzioni, specie quelle piccole, possono venire anche dal basso.
Aspetto ancora risposte sui giochini in plastica ricilcata per il Villon Puccini: erano state consegnate centinaia di firme a dicembre e, se ricordi, avevamo contattato ditte fornitrici specializzate. Potevano esserci Fondazioni (non quella personale del mitico Ivano, sia chiaro) eventualmente interessate a dare una mano: ma tutto tace.
Un Sindaco deve selezionare e farsi carico delle proposte che arrivano da altre campane: poi i meriti è giusto che siano suoi.