FIRENZE-PRATO. “Le cose a Prato si stanno mettendo sul piano della legalità. E col progetto ‘Lavoro sicuro’ abbiamo inciso in maniera sistematica sulla realtà pratese e aree limitrofe. Un risultato senz’altro positivo in termini di tutela della vita e della sicurezza dei luoghi di lavoro. Ma non basta. Dobbiamo continuare a avvitare il cacciavite del controllo, della prevenzione e della sicurezza, e anzi aprire nuovi fronti, lotta allo sfruttamento e contrasto all’evasione fiscale, non solo a Prato ma anche nel resto del territorio regionale”.
Così il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha commentato la presentazione del monitoraggio del Progetto straordinario per il lavoro sicuro a Prato a 10 mesi dal suo avvio, affiancato dai procuratori di Prato, Firenze, Pistoia, Empoli e dall’avvocato generale della Procura generale dello Stato.
“I dati che emergono dal monitoraggio del piano straordinario, che vogliamo continui e si trasformi in un progetto ordinario, sono importanti – ha proseguito Rossi –. Non lo diciamo noi, sono gli stessi procuratori a dirlo. Abbiamo visitato un ingente numero di aziende e entro il 2016 avremo controllato tutte quelle preventivate, cioè 7.700. Sono stati chiusi dormitori, sequestrati macchinari non in regola e cucine e bombole a gas. Grazie all’impegno costante dei giovani ispettori che abbiamo formato, una settantina, molto determinati, molto volonterosi, vengono visitate ogni giorno 10 aziende insieme ai vigili, altre forze dell’ordine, mediatori culturali . Ma il nostro impegno sulla sicurezza deve continuare oltre il 2016, come una vite che per non allentarsi deve continuare ad essere ristretta”.
Dopo avere ringraziato i procuratori per la collaborazione forte e l’impegno nel prendere in carico sollecitamente le denunce che vengono via via emesse, Rossi ha insistito sulla necessità di proseguire su questa strada, puntando da un lato sul combattere contro lo sfruttamento brutale delle persone – “qui non c’è antropologia o identità che tenga, ci sono solo leggi dello stato che vanno fatte applicare in modo inflessibile”. E dall’altro sul contrasto all’evasione fiscale: “i dati del monitoraggio fanno emergere un aspetto molto rilevante, e che cioè il 13% delle aziende è attribuito a un prestanome, non a un titolare residente, dunque si tratta di aziende fasulle”.
“Io sono per l’integrazione – ha sottolineato Rossi – sono perché il distretto pratese diventi un distretto importante, ma non è accettabile che vengano sottratti al fisco più di un miliardo di euro all’anno. Noi garantiamo scuole, ospedali, e altri servizi pubblici. Ma chi vive e lavora in Toscana deve rispettare le regole e dare il suo contributo fiscale, e questo non riguarda solo i cinesi, ma anche i nostri concittadini”.
Certo il fatto, rilevato dal monitoraggio, che gli imprenditori cinesi rispettino in grande misura le ordinanze che vengono fatte e si mettano in regola significa, secondo il presidente Rossi, che c’è stata un’assenza dello stato. “Per noi – ha ribadito – lo stato deve essere presente sul territorio in maniera costante e continuativa, la pressione, il controllo devono essere senza interruzioni. No a iniziative clamorose, sì un lavoro quotidiano, tutti i giorni un pezzo. Solo così si afferma la legalità”.
[pampaloni – toscana notizie]