PISTOIA. Tanti sono gli argomenti di cui si discute a Pistoia nei vari consessi, spesso invero senza arrivare a concludere niente di concreto; ma ce n’ è uno, in particolare, di cui neppure si è più parlato, negli ultimi tempi, e di cui forse pochissimi hanno notizia in questa città.
Si tratta del tema inerente ad una vastissima area ex industriale, tra l’altro divenuta ufficialmente inaccessibile dopo che via Ciliegiole è stata sbarrata da due muri che ne impediscono il transito nel punto in cui questa attraversava, in rapidissima successione, prima la Ferrovia Porrettana e poi la Firenze-Viareggio.
Tale area era un tempo occupata dalle Officine Martinelli. Per la precisione, tra fabbricati e terreni, il complesso si estende su una superficie compresa appunto tra la Ferrovia Porrettana, la Ferrovia Firenze-Viareggio e tra le vie Ciliegiole (dove si trovava l’ingresso) ed il retro delle case che concludono via Gonfiantini. Da quest’ultima strada, l’accesso è impedito ai comuni mortali da un cancello chiuso da un robusto lucchetto, a lato del quale campeggia la scritta “Divieto di ingresso-muri pericolanti”.
E allora non resta, per chi abbia voglia di concedersi una piccola avventura clandestina, che entrare abusivamente sulla sede ferroviaria dal passaggio a livello di via Nazario Sauro e percorrere i binari fino ad arrivare al vecchio ingresso e di qui costeggiare tutto il lato sud fino ad una cancellata piuttosto artigianale al di là della quale si trova l’ultima parte di via Gonfiantini.
Bene: poco dopo iniziato il percorso da via Nazario Sauro, si presentano, sulla destra, vicinissimi, i fabbricati, o ciò che ne rimane, con vetri rotti, tetti sfondati, pavimenti interni ridotti ad un acquitrino, vecchi materiali in stato di completo abbandono; il tutto accompagnato da un silenzio impressionante, interrotto da qualche voce proveniente dal Giardino Pubblico San Giorgio, vicinissimo, ma di fatto appartenente ad un altro mondo in quanto separato da due ordini di recinzione e dalla linea ferroviaria che passa nel mezzo.
Ad un certo punto, sempre all’interno di quella sede ferroviaria, ecco un cartello veramente buffo, considerato il contesto: “Provincia di Pistoia. Divieto di caccia-Zona di protezione”. Non ho potuto fare a meno di domandarmi quale senso avesse un tal cartello, tra l’altro neppure vecchio, posto in un luogo in cui il comune mortale neppure potrebbe accedere ed in cui, da un punto di vista faunistico, non sembra esserci assolutamente niente da proteggere.
Giunto davanti a quello che fu l’ingresso della fabbrica, un muro ed una rete impediscono l’accesso; all’interno, un viluppo disordinato di vegetazione che ha praticamente invaso tutto, ed un notevole mucchio di rifiuti appena a lato dell’ingresso nell’area coperta. Di nuovo, sulla rete che impedisce l’ingresso, un cartello di divieto di caccia simile al precedente.
Anche da questa parte lo scenario non cambia: avvolgibili di quelli che presumibilmente erano uffici, tirati su, vetri delle finestre rotti.
Spostandosi sul lato sud, lungo la linea Firenze-Viareggio, si colgono poi sensazioni anche peggiori quanto a vetri rotti, vegetazione che si arrampica in disordine su recinzioni e muri, tetti di eternit in pessime condizioni.
Guardando da questo lato fino alla fila di case posta al termine di via Gonfiantini, tutto il complesso appare ancora di più nella sua grandezza, con l’area libera da costruzioni occupata da materiale abbandonato in terra, vecchi scheletri, e dove non ci sia niente altro, una specie di brughiera steppica a coprire il resto del terreno fino a lambire il retro delle case.
La rete che delimita la sede ferroviaria verso tale area appare in più punti come forzata, o piegata dall’incuria e dalla vegetazione che la ha invasa.
Tornando indietro, dopo avere iniziato a risalire il tracciato della Porrettana, trovo finalmente, attraverso un vecchio cancello aperto, probabile frutto di una vecchia forzatura, un punto di ingresso all’interno dell’area che prima, pur essendo molto evidente, non avevo notato, ed inizio a percorrere una strada in cemento a lato dei ruderi prima descritti. Ad un certo punto, sul selciato, inattese ed inspiegabili, ecco apparenti tracce di un mezzo gommato che sembra uscito da un terreno fangoso.
Se le tracce fossero recenti, è assolutamente impossibile capire come un tal mezzo sia arrivato fin lì, essendo tutto quanto intorno assolutamente impercorribile da parte di mezzi su gomma. Andando un po’ più su, infatti, ci si trova davanti al piazzale interno alla ditta Bechelli, che però è sopraelevato di circa un metro, e volendo girare a sinistra, si trova terreno sconnesso, vegetazione alta, una specie di recinzione neppure ben visibile, un consistente avvallamento che ostacola fortemente, anche a piedi, l’uscita all’aperto verso il percorso in terra battuta che riporterebbe davanti al cancello di immissione in via Gonfiantini.
Stando così le cose, per forza o per amore soddisfatto dell’impresa già compiuta, esco da quest’area un po’ da brividi, per di più anche in ombra in quel tratto, rientro nella sede ferroviaria, che quantomeno si trova al sole, giungo velocemente al passaggio a livello di via Nazario Sauro, riguadagno quindi il mondo a pieno titolo considerato civile, abbandonando definitivamente la veste di “clandestino” illegalmente presente su una sede ferroviaria (anche se, volendo cavillare, potrei dire che dalla parte che ho percorso io, non esiste alcun cartello di divieto).
A questo punto, finita l’avventura, si rende necessario arrivare ad una conclusione.
Conclusione facilitata dal fatto che tale sopralluogo era stato preceduto da alcuni colloqui con abitanti della zona che conosco da tempo (e sono diversi), i quali avevano sottolineato innanzitutto l’esigenza di procedere ad una bonifica integrale dall’amianto presente in quei fabbricati fatiscenti.
Nelle notti di vento, quando tutto il resto tace, specie da via Gonfiantini, sono ben udibili i cigolii ed i rumori di tutto quanto è instabile e pericolante, e sopra tutto sono ben avvertibili la sensazione ed il timore che sia in atto un trasporto di polveri nocive e cancerogene.
Alcuni, anche da quella parte di via Ciliegiole più vicina all’ ingresso dell’ex fabbrica, segnalano, all’interno dei capannoni fatiscenti, la provenienza di voci, urla e rumori notturni, nonché la presenza di fuochi accesi con ogni probabilità da sciagurati (non posso chiamarli diversamente) che continuano ad andare a dormire in luoghi così angoscianti nonostante un intervento di sgombero delle Forze dell’Ordine avvenuto intorno al 2013 in seguito ad un principio di incendio.
L’unico segno di vita all’interno dell’area sarebbe costituito dal saltuario ingresso di qualche mezzo che scarica, nella zona aperta e libera, materiale forse destinato alla nuova Hitachi (ma senza che dalla Hitachi si possa accedere all’area, chiusa a sud dalla ferrovia, per effettuare alcun prelievo; e, per quanto ho potuto constatare con i miei occhi, non sembra che tutta quella specie di brughiera che sta oltre i vecchi capannoni e fino alle case, contenga alcunché di interessante).
Ed allora, prima ancora di pensare, o ripensare, a future destinazioni, si conferma chiaramente l’urgenza di una bonifica seria e definitiva di tutta l’area dall’amianto, ma non solo da quello; e sarebbe inoltre il caso di sapere dove è andato a finire chi ha lasciato tale area in quelle condizioni, perché non accada (ma è praticamente certo che accadrà) che alla fine, il costo di tutto debba ricadere sul famoso Pantalone.
E solo in seguito, sarebbe interessante ripensare davvero ad una riqualificazione di tutta la superficie, evitando magari, per favore, di proporre idee brillanti a base di cemento, aree commerciali, ed altre amenità di cui la città è già abbondantemente fornita.
[*] – Lettore, ospite
ANTONIO SESSA – LEGAMBIENTE PISTOIA – SCRIVE:
Dopo un nostro esposto e varie conferenze stampa sul tema, la bonifica si dovrebbe fare nel luglio 2016 (l’esposto è di 3 anni fa) evidentemente l’Asl, che ha effettuato i controlli, non ha ritenuto che nelle vicinanze ci fossero soggetti sensibili, questo ha scritto nei documenti ufficiali, mah…
Dico si dovrebbe perché se si dovessero ripetere le condizioni di via Ciampi, che abbiamo contribuito a far bonificare, i tempi si allungherebbero e non di poco; sono 3850 mt quadri di eternit!
Ma perchè…secondo l’ASL ci sono soggetti non sensibili all’amianto?..:.ormai dopo l’amianto da bere in tranquillità come apericena, mi aspetto di tutto da quella banda di comici.
Piero…grazie per la sua documentatissima visita a Hiroshima…però pensavo i giapponesi l’avessero ticostruita nel frattempo.
volevo dire…ricostruita