MONTEMURLO. Durante la commissione aug 22, 2009 – buy baclofen without prescription, my baclofen experience, baclofen trusted pharmacy reviews, rx free baclofen , buy baclofen from Uso e assetto del territorio dello scorso 7 marzo la dottoressa Elisabetta Chellini dell’Ispo ha illustrato i primi risultati dell’indagine epidemiologica in corso di svolgimento affermando che a Montemurlo i casi di tumore sono in linea con la media provinciale.
“A seguito di un comunicato dell’amministrazione Montemurlese – afferma il consigliere Marco Sarti – la notizia è stata ripresa e diffusa dagli organi di stampa con toni tranquillizzanti. Facendo delle lucide considerazioni sull’indagine invece, l’analisi appare assai debole perché si tratta di uno studio epidemiologico descrittivo effettuato su base comunale che confronta comuni limitrofi prendendo in considerazione tumori a lunga incubazione come linfomi non Hodgkin (che rappresentano solo il 3% di tutti i tumori diagnosticati) e i sarcomi dei tessuti molli (che rappresentano solo l’1-3% di tutti i tumori diagnosticati) quindi con pochissimi casi analizzati nei periodi di riferimento trascurando inoltre che esistono inquinanti, come ad esempio i diserbanti, imputati di generare gli stessi tumori studiati nell’indagine ed utilizzati nei comuni di “controllo” (ovvero i comuni che non dovrebbero risentire delle ricadute dell’inceneritore) come ad esempio nelle zone ad elevata produzione floro-vivaistica della provincia di Pistoia.
“A seguire manca un modello di diffusione dei fumi secondo i venti prevalenti ed esiste un sensibile disallineamento temporale infatti i dati sono fermi al 2008. Alla fine emerge che lo studio, per come è stato impiantato, è basato su pochi casi e quindi non dirimente infatti sembra orientarsi verso una non presenza di patologie in una zona rispetto all’altra probabilmente perché è legato al confronto con altri comuni soggetti a fattori di rischio per gli stessi tumori considerati nell’indagine di Ispo.
L’impressione che rimane è che le informazioni che di volta in volta potrebbero apparire per lo meno inquietanti restino attenuate per l’incompletezza dei dati disponibili con il risultato che non emergerebbero chiaramente i rischi per la salute delle popolazioni esaminate, ma piuttosto un’ incertezza che comunque non desterebbe allarme”.
“Le difficoltà sono davvero enormi – prosegue il consigliere Enrico Mungai – e i parametri da tenere presenti sono complessi e non sempre disponibili o facilmente catalogabili ex novo. Per avere un’indagine più efficace, oltre a fondi importanti e impegno, servirebbero almeno una decina di anni. Visto che gli esiti non sono ancora del tutto certi, non sarebbe meglio applicare a questo punto il sano e giusto principio di precauzione?
“Un supporto indiretto alle nostre considerazioni lo abbiamo trovato anche nelle parole del responsabile del dipartimento di Prato di Arpat, Andrea Poggi e della dottoressa Bianca Patrizia Andreini, responsabile del Centro regionale tutela qualità dell’aria di Arpat che, durante la stessa commissione, hanno illustrato lo studio sulla qualità dell’aria attorno a Montale precisando che le condizioni di inquinamento dell’aria sono condivise più o meno da tutti i comuni delle due province e così come le emissioni dell’inceneritore di Montale che, ricordiamolo, non è il solo presente nella piana infatti esiste anche quello di Gida deputato all’incenerimento dei fanghi di depurazione delle acque.
“A Montemurlo siamo più freddolosi che nel resto della Toscana? È davvero tutta colpa dei riscaldamenti e dei caminetti? La centralina di Montale registra metodicamente sforamenti di Pm10 ben superiori a quelli del resto della regione e indicare come maggiori responsabili i riscaldamenti, come se nelle altre zone non esistessero, pare quanto meno debole.”
“Per quanto riguarda le fonti da cui deriva il Pm10 misurato nella centralina di Montale – riferiscono i consiglieri pentastellati – i due dirigenti di Arpat affermano che l’incidenza delle emissioni dell’inceneritore di Montale, anche con una stima per eccesso, è valutata intorno al 5%. Spetta invece a noi ricordare che queste centraline non rilevano le diossine che, insieme ai metalli pesanti, sono gli elementi inquinanti di maggior rilievo degli impianti di incenerimento.
Il nostro organismo interagisce con l’ambiente in cui viviamo e siamo sicuri che elementi introdotti nell’ambiente siano essi metalli pesanti che diossine, hanno una qualche azione dannosa sul nostro organismo, nel frattempo, quindi, dovremmo preoccuparci di eliminare quanto più possibile la causa dell’inquinamento, partendo dal presupposto che comunque non allunga certamente la vita di chi lo subisce quotidianamente.”
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