Giustizia a Pistoia. Dalla chiave della macchina della vigilessa Traversi fatta sparire – come sembra sostengano i sostituti pistoiesi – dalla comandante Turelli (se lo ha fatto, sono convinto che le sia servita solo per togliersi un po’ di cerume dalle orecchie…), al mega-servizio di Massimo Donati sul Tirreno di ieri 11 novembre, San Martino, data importante per i pistoiesi che, come da tradizione, festeggiavano la «giornata dei becchi»: tutte le bestialità che necessitano di chiarimenti e rettifiche in un processo mediatico di quelli che Tommaso Coletta dichiarò di aborrire proprio al nerista tirrenico. Ma di che stiamo parlando?
CERTO È COSA SPIACEVOLE E PUR DURA
VEDERE COME ONDEGGIA LA PROCURA
Cari lettori, se volete avere le idee un po’ più chiare di quelle del caos dei sostituti De Gaudio-Serranti, fate una cosa: aprite Il Tirreno di ieri, leggete con attenzione le due padellate a firma di Massimo Donati e riflettete – magari prendendone nota – sulle osservazioni che ora traccerò per voi.
Nel casino generale degli arresti etc., in cui il maresciallo Salvatore Maricchiolo di Quarrata (ma anche quello di Montale) ha gettato Agliana e non solo, tenete presente che il giornale on line quarratino di cui parla il Donati:
1. non è quarratino, perché ha sede legale a Pistoia in via Bonellina;
2. non è un oggetto innominabile (i cosiddetti giornalisti di Pistoia non lo rammentano mai: ne sono ossessionati?), ma è Linea Libera, l’unica vera fonte di informazione pistoiese e, come tale, sgradita a tutti; procura in prima linea, particolarmente agguerrita e accanita con chi scrive: io, che sono – e lo sottolineo – il famoso direttore innominato dal citato Donati.
Fine premessa ed eccoci a noi
1. Vengo alla chiave sottratta (?) dalla Turelli con ipotizzata commissione di furto aggravato. E chiedo, io – stupido figlio di falegname onesto, che non sa usare la logica, come mi fu rimproverato anche da un ufficiale superiore dei CC a settembre 2020 –, da quali indefettibili prove si dedurrà che è stata proprio la Turelli a sottrarre la chiave.
2. Come al solito le indagini di Maricchiolo mi lasciano estremamente perplesso: ci vogliono solo i sostituti di Pistoia (come pure fece Claudio Curreli) per credere all’incredibile. Ma evidentemente la forza scorre potente nelle vene del luogotenente quarratino come in quelle di un cavaliere Jedi o del famoso Yogurt di Balle Spaziali.
3. Nella mia personale vicenda con il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, fra l’altro Ctu del tribunale di Pistoia, i CC di Quarrata quali indagini svolsero dietro le mie segnalazioni precisissime e documentate? Nada de nada, come si diceva al Tirreno presso cui io lavoravo negli anni 90, quando il Donati era solo un ragazzotto al terminale 8 della sede del Pio X in via de’ Rossi. Indagini zero: ma giorni 104 di arresti domiciliari per non aver commesso un bel nulla – grazie alla Gip Martucci.
4. Oggi quali indagini hanno svolto i CC di Maricchiolo? Un anno di intercettazioni telefoniche che sono costate un Everest di euro al contribuente italiano, intercettazioni poi più o meno date in pasto anche alla stampa. Che goduria!
5. Qual è la ratio per cui se la Turelli mi racconta del puttanaio aglianese, lei commette violazione di segreto d’ufficio, mentre se un sostituto dà stralci e notizie ben precise sulle telefonate della Turelli a me o a altri, il duo De Gaudio-Serranti è santo come l’ostia chiusa nel tabernacolo dell’altare?
6. I sostituti possono fare ciò che vogliono? Anche rivelare ciò che, una volta rivelato, rischia di far mandare a puttana tutte le costosissime indagini sul “ratto della chiave” della Traversi?
Almeno una volta la guerra di Troia scoppiava perché rubavano un’Elena e non la chiave dell’uscio di casa di Agamennone!7. Vorrei ricordare a tutti i sostituti della procura di Pistoia, e indi al Donati, che, al momento in cui io fui liberato dai domiciliari inflittimi dalla Gip Patrizia Martucci perché non mi ero (e meno male!) fidato delle «autorità [falsarie] costituite» del Comune di Quarrata; e proprio mentre Coletta tuonava (a vuoto) contro i suoi subalterni, ordinando loro di tenere la bocca chiusa, il nerista del Tirreno ebbe da qualche Pm pistoiese notizie molto particolari e visibili solo leggendo il decreto del Tribunale del Riesame.
Anche questo era violazione di segreto d’ufficio. Ma che succede a Pistoia? I comuni mortali devono morire e gli eloìm della procura sono al di sopra di ogni responsabilità e peccato? Ma di cosa stiamo parlando?8. Proprio per questo motivo querelai e denunciai Massimo Donati e chiesi che si accertasse la documentale violazione del segreto di ufficio da parte di uno dei giudici della procura.
Si è forse fatto qualcosa? No. Eppure ora per il furto aggravato di una chiave (meglio il film di Tinto Brass) viene giù l’Olimpo! Anche le querele e le denunce a Pistoia corrono – almeno così sembra – in base ai cognomi.
9. La verità è che «a Pistoia la giustizia è amministrata ad personam» e non di rado contra legem.
Per non essere vaghi, ricordiamo che questa città, con la sua stampa non libera e sempre sugli attenti dinanzi a tutto e tutti, ha un tribunale in cui il giudice per le esecuzioni, quello stesso che ha il potere di segnalare le questioni nella procura di Coletta, è moglie di uno dei sostituti di Coletta stesso: il quale, investito del problema, non risponde; e di fatto manda avanti quello che i comunisti di oggi amano chiamare «la macchina del fango».10. Come faccio, allora, a fidarmi delle «autorità costituite», Gip Martucci?
Chiedo a Coletta se è regolare che la signora Nicoletta Curci e il signor Claudio Curreli possano lavorare nello stesso tribunale, e nessuno risponde.
Chiedo se sia compatibile che un Ctu del tribunale, il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, possa essere così ben tutelato dalla procura e con rinvii a giudizio a razzo, e nessuno risponde.
Poi una Traversi qualsiasi si presenta a Quarrata dal luogotenente Maricchiolo, e Il Tirreno se ne esce col Donati (sempre sugli attenti) che parla di “bufera, temporale, chi sta bene e chi sta male e chi sta come gli par”!
Ma in che mondo siamo confinati a vivere dallo strapotere schizofrenico di coloro che dovrebbero essere soltanto dei servi della legge?11. Della chiave di volta abbiamo parlato abbastanza. Ora entriamo nella questione Sonia Caramelli, vittima – come scrive Donati, orientato ad hoc – della ferinità del clima da streghe del sabba vestite da vigilesse.
12. Diciamola tutta. È vero: la Caramelli – nota col soprannome di «pavona» – era inquadrata come categoria D. E fu proprio per questo (informàtevi bene, Massimo Donati e duo De Gaudio-Serranti) che il fu comandante Andrea Alessandro Nesti, il famoso “deposto dal Consiglio di Stato”, se la scelse come vicecomandantA preferendola alla Lara Turelli, con il semplice dire che “la Turelli aveva meno anzianità di servizio della «pavona»”.
13. Alessandro Andrea Nesti, che si sente vittima di una congiura (ben fiancheggiato da sua moglie, suo cognato e mezza procura stessa…), «ritenne» che non si dovesse nominare la Turelli perché, dal suo di lui augusto punto di vista, in quel momento la Turelli era in maternità.
Eppure lo sanno anche i brocchi del Sesana di Montecatini che la maternità non interrompe l’anzianità di servizio. Ora sono un po’ più chiari i termini della questione?14. Esposti anonimi alla procura: bene. Perché qui si procede a razzo. Ma quando si scopre, in aula, che il Nesti, reo confesso, ne ha fatto uno contro la Turelli, il giudice benevolmente lo assolve per la “tenuità del fatto”.
Ce lo vuole spiegare, la «procura delle nebbie», o no come stanno realmente le cose? Vuole dirci come è credibile che la legge è uguale per tutti?
O perché non prova a spiegarcelo Massimo Donati? Può anche darsi che noi ci stiamo sbagliando: non siamo mica infallibili come la procura pistoiese!15. Quattro vigili scapparono dal comando di Agliana anche sotto l’illuminata guida del Nesti: ma nessuno ne ha fatto parola.
Nesti è sempre e comunque stato scriminato da ogni accusa: altri non lo sono mai. La legge è davvero uguale per tutti?16. Scusate, despoti della vita altrui, come si sta a governare secondo le leggi vassalliche del medioevo? Meglio o peggio della «gente comune» che Coletta dice di voler aiutare?
Come vedete io non sono qui a difendere nessuno: ci sono solo a comparare (all’università dove ho insegnato ho tenuto varie volte anche lezioni di comparatistica) le situazioni che mi càpitano sotto gli occhi.
E comparo fatti di una evidenza e di una gravità che grida vendetta sia dinanzi a dio (che non c’è) che agli uomini (che non ci sono).
Perché in genere nel mondo la maggior parte dei viventi è rappresentata solo da poveri servi della gleba.
Sulle calunnie all’indirizzo della signora Paola Aveta tornerò a parlare in separata sede, perché il capitolo merita una trattazione a parte come la Storia della colonna infame in Manzoni.
Anche qui entrano in gioco l’imparzialità e la terzietà della procura, della prefettura e delle cosiddette «autorità costituite».
Quando rinascerò lombrico, non avendo occhi non parlerò più.
Suggerimento: non credete a Benesperi, a Ciottoli e alla segretaria Aveta se dicono che loro non sapevano. Erano tutti e tre perfettamente al corrente di tutto.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
SEMPRE DUE PESI E DUE MISURE
Il prefetto convoca il sindaco Benesperi per instradarlo. Meglio avrebbe fatto se, al momento opportuno, seguendo le nostre segnalazioni, lo avesse richiamato al dovere della legalità insieme al suo sceriffo Ciottoli e alla sua poco provvida segretaria Aveta in odor di calunniamento.
Allo stesso livello di Benesperi & C. vedo solo un’altra amministrazione: quella di Mazzanti a Quarrata.
Anch’essa, però, blindata dalla procura nonostante la massa di falsi d’autore prodotta dai grandi tecnici, segretari comunali, dirigenti e, dulcis in fundo, CC di polizia giudiziaria.