a onor del vero • 29. L’ITAGLIA SPIEGATA IN VIGNETTONI

Vita bestial mi piacque e non umana,
sì come a mul ch’i’ fui; son Vanni Fucci
bestia, e Pistoia mi fu degna tana.

(Dante, Inf. XXIV, 124-6 oppure, oggi, Vicofaro) 

«Stasera ultimo dell’anno! Indovina per colpa di… – scrive un abitante-vittima dell’area dell’accoglienza pistoiese –. Ho parlato con l’assessore ***, mi ha detto che tutto è già evidenziato nella relazione della Asl lunga un chilometro. Anche l’assessore *** non si spiega come mai non si muove nessuno». Ma forse la verità è molto più vicina di quanto si possa pensare



IL SISTEMA GIUSTIZIA È IN CORTO CIRCUITO


 

1. Come si vive a Pistoia? Male, specie se si fa parte di quella «gente comune» per la quale diceva di voler lavorare il dottor Tommaso Coletta al momento del suo insediamento come capo della procura pistoiese. 

2. La «gente comune» non ha diritti: i diritti li hanno i benefattori dell’umanità. Se poi questi benefattori sono o meno in regola con le regole, l’importanza è molto relativa: quello che conta – come diceva il mio maestro di quando il Forteguerri era davvero un liceo – è appartenere alla “razza padrona”. 

3. La “razza padrona” pistoiese si è avvicendata nel tempo sotto varie specie. In epoca romana c’erano i fornai che facevano il pane (i pistores, appunto) per le legioni romane, tenute qua a tenere a bada i locali, perlopiù inaffidabili.

4. Da commercianti di pane, finirono per essere coloni e proprietari terrieri fino a giungere a un Medioevo in cui, alla stregua dei cavallai mantovani, i Gonzaga, s’impadronirono della città e delle – direbbe la Gip Patrizia Martucci – «autorità costituite». 

5. Abbrevio. Nell’Ottocento ci furono i pistoiesi docg a metà via fra massoncelli, pettegoli da quattro palanche e baciapile con terre fuori delle mura.

6. Salito al potere il fascismo, ci fu un trasferimento di massa verso le aree nere, ma rimanendo sempre, Pistoia, una degna tana di nobiltà campagnola basata sulle rendite agrarie e commerciali: e se le industrie non venivano a mettercele da fuori (quante, una? Due? La San Giorgio poi fabbrica dell’amianto e della morte ignorata dalla procura dei bassi profili?) nessun pistoiese ci avrebbe mai pensato. Il contadino è conservativo e “rispiarmatore”. 

7. Per chi andava sulla Sala negli anni 50-60 come me, le espressioni più ricorrenti erano la parola “prèzzio” (in latino pretium, in antico francese pregio: la lingua contadina e popolar-campagnola è estremamente conservativa) e l’espressione “quanto tira” col significato di “quanto costa”, perché caratteristica della pistoiesità è anche il famoso «braccino corto» tipico della contadinità terriera.
Alla fine della contrattazione il verdetto: vìlio (anche qui lingua arcaica) per dire “costa poco”; caro assassinato se il «braccino corto» del pistoiese avaro si faceva sentire.
 

8. Conservativi com’erano, i nipotini di Vanni Fucci furono fra i più neròfili d’ItaGlia. E al momento di saltare il fosso, fra i più infocati della repubblica.
Ma la stella polare che guidava la città era la Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e, quando tutto andò a farsi benedire, la gloriosa Fondazione sempre e solo benefica, ma soltanto coi soldi altrui.
L’Intesa San Paolo spazzò via tutto e, come non era mai esistita quale entità politico-amministrativa di rilievo (meno di Prato; assolutamente meno di Lucca; una caccola in confronto a Firenze), Pistoia, che è una città anonima, sempre stata marginalmente anonima e quattriniera fra banche e strozzini, è ripiombata in quel suo guscio protettivo in cui massoncelli locali (Licio Gelli era troppo impegnativo per i pistoiesi) e i mister Ebenezer Scrooge di Charles Dickens (ma senza mai pentirsi e mutare in meglio) si sono serenamente richiusi nel loro bozzolino, che nella Piana è anche nome che un tempo si dava ai cani piccoli e abbaioni.
 

9. Le vicende di Pistoia si possono leggere e vedere nella massa indistinta dei mediocri che siedono sulle poltrone dell’apparenza e del comando.
Condannata a non essere neppure cattolica (a Pistoia si respira ancora l’aria del giansenismo di Scipione de’ Ricci: oggi il giansenismo è la patente del Pd), Pistoia invecchia vivacchiando con parrucconi saccenti a petto tronfio: tutta fuffa e niente sostanza.
 

10. Pistoia città vecchia e cadente, città di panai. Nera al tempo dei neri, rossa al tempo dei rossi, piddina incrostata di democristiani transfughi margheritosi al tempo dei ministri che le appuntano la coccarda di capitale della cultura.
Mi piacerebbe sapere quale: quella dell’amianto negato? Dell’accoglienza forzata di Vicofaro? Degli inquinamenti dell’aria, della terra e dell’acqua grazie ai bassi profili della procura? Quella di una sanità insana laudata dai comunisti dell’ufficio stampa dell’Asl? O di una Comunità Montana a cui tutti hanno attinto e uno solo è stato beccato?
Quella di una procura della repubblica che si perde dietro a un furto di chiavi di una vigilA, senza voler vedere tutti i dinosauri che circolano liberi in Jurassic Park?
 

Steinpilzen, Steinpilzen über alles, porcini, porcini sopra tutti!

11. Jurassic Park è adattissima metafora icastica. Non più tardi di due giorni fa un personaggio di prim’ordine e fededegno mi diceva: «… chiamai al cellulare il procuratore della repubblica per una questione urgentissima… e lui s’incazzò con me urlando che non voleva essere disturbato “mentre era in giro per i boschi della LMI a cercare funghi”».
Deutschland, Deutschland über alles? Macché! Steinpilzen, Steinpilzen über alles, «porcini, porcini sopra tutti»!
 

Tutto questo per giungere
al punto di oggi
 

12. Osservate queste belle foto di «ultimo dell’anno a Vicofaro» anticipato al 17 novembre. Bene l’accoglienza, ma non così. A tutto concedere, perché molti della «gente comune» del dottor Coletta devono essere costretti a vivere costantemente in queste condizioni?
Perché l’Asl non fa il suo mestiere? Perché non lo fa il prefetto di Pistoia? Perché il dottor Coletta finge di non vedere e non sapere che, fra i protettori diretti e/o indiretti di questa condizione c’è anche uno dei suoi subordinati, il signor Claudio Curreli, che coordina, con la rete Terra Aperta, gli accoglienti e li aiuta ad accogliere clandestini con fini che cozzano con la sua carica di sostituto procuratore della repubblica?
Perché la «gente comune» (chi scrive, due vigilesse di Agliana) finisce agli arresti domiciliari, ma i Pm sono esentasse e militesenti? La legge è o no uguale per tutti, come recita l’articolo 3 della Costituzione mai rispettata?

13. Ci rispondesse, una volta tanto, il dottor Coletta. Non però con proclami rilasciati a Massimo Donati del Tirreno: con dei fatti cònsoni ai suoi ineludibili doveri che evidentemente non svolge seguendo i dettati costituzionali per i quali il giudice è, sì, indipendente, ma solo se
– si tiene rigorosamente soggetto alla legge
– esercita davvero la sua azione penale con la dovuta terzietà e imparzialità
che a Pistoia non si vedono.

14. Non tutti dietro a una chiave sparita di una vigilessa che ne investe il luogotenente Maricchiolo a Quarrata, ma tutti dietro a problemi reali e gravi come i falsi plateali nel Comune di Quarrata contro i quali la procura è paralizzata.

15. Dietro gli inquinamenti macroscopici e ignorati del territorio pistoiese; dietro i Carbonizzi di Fognano, a Montale, dove l’operazione Betti-variazioni urbanistiche puzza di lezzo; dietro la vita troncata degli abitanti di Vicofaro che non possono uscire di notte; dietro le strade chiuse a Quarrata (ma anche in tutta la provincia) a favore di piccoli ras locali favoriti da una politica bisunta e da impiegati pubblici che non esistano a dichiarare il falso, a concedere sanatorie fasulle e a permettere, a pochi eletti, di rovinare la vita ai veri stalkingzzati, rappresentati non da chi vive di favori, ma da quei cittadini onesti e tranquilli costretti a mutare la propria vita perché un Pm, che accoglie i clandestini, un bel giorno si alza, fa un mucchio di una 50ina di indecenti querele e affibbia e/o fa affibbiare, 104 giorni di arresti domiciliari al direttore di Linea Libera, quotidiano che rompe i corbelli.

Curreli su Tvl di Luigi Bardelli. Oltre che capo scout è anche coordinatore della rete Terra Aperta che aiuta i clandestini

Forse sarebbe l’ora di farla finita con tutte queste finte ipocrite di legalitarismo che a Pistoia non esiste da oltre 75 anni. 

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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