a onor del vero • 34. L’ITAGLIA SPIEGATA IN VIGNETTONI

Chi più chi meno; chi, come Bartoli, cripto-comunisticamente; chi, come Guercini alla maniera della gelatina: sto fuori, ma sto dentro; brontolo, ma per (magari) una fettina di torta in più…


 

CON[S]IGLIO APERTO VUOL L’OPPOSIZIONE

SULLA CRISI DI GIUNTA E IL CIOTTOLONE.

CEDE PEDRITO: « TUTTO AL CHIARO SIA! »:

SALAME-LECCHI E SOLO IPOCRISIA. . .

 


SONO personalmente convinto che non ci sia cosa peggiore dei perbenisti. E Agliana è un covo di perbenisti. Lo erano tutti, perbenisti, anche quelli del giorno dopo la caduta del fascismo, quando 50 milioni di italiani si scoprirono improvvisamente o ferventi comunisti o biancofiori o, al limite, disinteressati. La Segre stessa ha rimproverato gli italiani con questa osservazione che è, comunque, nella sostanza, uno sputo in un occhio a chi (Mattarella) l’ha fatta senatrice a vita.

Erano tutti perbenisti anche gli aglianesi del giorno dopo, come scrisse – suscitando scandalo – Arnaldo Nesti nel suo Provincialia, un ricordo dei tempi infami delle vendette personali anche contro chi, di fascista, non puzzava nemmeno un po’. Vendette di gente che tentarono di farsi passare per partigiani ma che, più verisimilmente, erano solo dei parmigiani agrumiési della melletta della Blimunda. Il libro del Nesti, ve l’ho già detto e scritto, me lo aveva indicato Luca Benesperi, il sindaco che va a testa alta sempre. Almeno finché qualcuno non gliela farà doverosamente abbassare, se non altro per lo sconcio dell’assessore Ciottoli che aggredisce la gente.

I perbenisti aglianesi continuarono e sono arrivati fino ai giorni nostri. Mi attengo agli ultimi 25-30 anni, da Paolo Magnanensi in giù, fino al rovesciamento della baracca grazie all’unico sindaco con un po’ di palle al posto giusto: parlo di Giacomo Mangoni, il giovane stufo del perbenismo che licenziò il super-commissario Fragai spianando così la strada (assai indegnamente, però) al sindaco della testa alta comunque, oggi orfano della sua adorata segretaria generale, prònuba e sostenitrice del Ciottoli.

I campioni del perbenismo agrumiènse, per tornare a noi, sono ora: 1. il rimasuglio del soviet Fragai (Vannuccini e Tonioni, per chiarezza); 2. il criptocomunista cinquestelle Bartoli; 3. la «cosa» Guercini, sostanza in trasformazione fra sellini (non di bicicletta) e altri non meglio definibili che «sostenitori comunque della sinistra piddìna».

Queste tre componenti (qui accomunabili tranquillamente al sindaco testa-alta ma senza spina dorsale: Benesperi iniziò a chiedere scusa, infatti, sin da quando buttò falce e martello nel cestino…), hanno sempre retto e sorretto il discutibile governo comunista agrumiese.

Chi più chi meno; chi, come Bartoli, cripto-comunisticamente; chi, come Guercini alla maniera della gelatina: sto fuori ma sto dentro; brontolo ma per (magari) una fettina di torta in più.

Invece di chiedere un con[s]iglio comunale aperto da cui non verrà fuori nessuna verità come sempre, perché, o ipocriti e sepolcri imbiancati di tutto il mondo, non vi unite e, tutti insieme, tenendovi per la manina, non andate dal dottor Tommaso Coletta a spiegare – come non ha voluto fare la vostra fu-segretaria Aveta, ora transfuga a Massarosa – in che termini funzionava il giochetto del Pane e Rose o dei contributi a certe emanazioni-fantasma dell’Anci? Fino a quel momento, signori del perbenismo, i con[s]igli fateli al chiuso. Anzi: fateli sotto vuoto spinto.

Per evitare accuratamente che il puzzo del perbenismo pseudo-legalitar-ipocrita si spanda ancor più spingendo la dotta Blimunda a infierire contro l’atmosfera di Agrùmia, realtà in cui, per vari lustri, suo marito, il fu-comandante Nesti, deposto dal Consiglio di Stato, esercitò il potere come Lorena Bianchetti, cioè a su@ immagine e somiglianza.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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