a onor del vero • 41. L’ITAGLIA SPIEGATA IN VIGNETTONI

Ma inoltrare esposti e rifugiarsi dietro la negazione del diritto di accesso degli interessati non equivale, di per sé, a coltivare una “cultura dell’anonimo”? Così hanno fatto sia Andrea Alessandro Nesti che la sua gentile consorte, la professoressa Milva Maria Cappellini, quando ci hanno fatto negare, da parte di un imbranatissimo Ordine dei Giornalisti, l’accesso a documenti potenzialmente e presumibilmente diffamatorii contro di noi. Ma per la procura di Pistoia e per il signor Claudio Curreli, loro sono “angeli” e noi di Linea Libera “diavoli dei disegni criminosi”…


E la Procura mandò direttamente al cestino…

 

FRA ANONIMI ED ESPOSTI A TUTTO FÒCO

LA GIUSTIZIA VAL TANTO O TROPPO POCO?

 


 

Ma l’analisi dell’assurda vicenda del fu-comandante Andrea Alessandro Nesti è una campagna diffamatoria come sostiene il sostituto Claudio Curreli o piuttosto un esempio di gestione della cosa pubblica secondo canoni e princìpi da quarto e quinto mondo?

 

LA VICENDA incredibile del fu-comandante dei vigili aglianesi merita un attento riepilogo soprattutto dopo oltre vent’anni di insolenti menzogne e prese di posizione, recentemente emerse anche da parte della procura della repubblica di Pistoia, presso la quale Nesti aveva “operato” come Vpo (vice procuratore onorario) e dalla quale, per fin troppo evidenti motivi di incompatibilità, non avrebbe dovuto essere accolto tra la schiera dei “sicarii di Linea Libera” per l’operazione di punizione di noi che narravamo la verità storica dei fatti; operazione a cui ha partecipato, assai attivamente, anche la moglie del Nesti, la professoressa Milva Maria Cappellini, aspirante scrittrice e donna letterata con varie identità su Facebook.
E allora iniziamo.

1. 1999. Il Comune di Agliana decide di bandire un concorso per comandante dei vigili. Niente di più banale. Sennonché una lettera anonima avverte la procura di Pistoia che il comandante già «papato» ancor prima di svolgere le prove, sarà il Nesti.
Agliana da sempre pullula di anonimi: di recente si è perfino scoperto, e direttamente in aula, che anche il fu-comandante Nesti aveva presentato una denuncia anonima contro la comandante Turelli, ma Nesti è stato assolto per levis culpa: la procura non colpisce i propri “caporali” e/o “ufficiali di complemento” ed ex-Vpo, e questo è sufficiente motivo per poter dubitare sia della terzietà che dell’imparzialità di questa «autorità costituita» a cui è demandata la vita e la salute giudiziaria dei pistoiesi.

2. In quella circostanza la procura invia la lettera anonima all’archivio: che, nel caso di specie, si chiama più propriamente “cestino della carta straccia”. L’indagine termina prima di cominciare.

3. La commissione di concorso (come tutte le commissioni che si rispettano) presieduta dalla segretaria generale Madrussan, dirigente a “vocazione vocale” (vedi foto), dopo aver ponzato e riponzato, affigge la graduatoria come Lutero le sue tesi sul portone della chiesa di Ognissanti del castello di Wittenberg il 31 ottobre 1517.
La lista viene pubblicata e il primo nome – o nome del vincitore – è quello del dottor Andrea Alessandro Nesti, come da lettera anonima ricevuta dalla procura di Pistoia e dalla procura di Pistoia inviata al… cestino.

La segretaria Madrussan aveva una voce da sirena

4. Il secondo classificato in graduatoria, Mauro Goduto, accede agli atti; esamina i fogli – con la stessa meticolosa mia attenzione scrupolosa nello scoperchiare le mende e i “porcai” del Comune di Quarrata a favore del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi e non solo – e scopre che il punteggio non torna.
È lui, Goduto, il vincitore del concorso; non il Nesti, perché le somme aritmetiche (in altri termini: la logica aristotelica inoppugnabile) dicono questo e non altro.

5. Peccato che nel mondo comunist-progressista, di cui Agliana-Agrùmia ha fatto parte da sempre dopo la caduta del fascismo, anche Aristotele debba andare a farsi fottere.
Quel che decide – e ciò vale anche nell’attuale sistema Palamara – è la «logica di partito» ossia, in termini diversi, «tu sei l’unto del Signore».

6. Nesti resiste e punta i piedi e, con la pervicacia che lo contraddistingue quale eccellente giocatore di scacchi, fa iniziare un contenzioso talmente debole (in latino l’aggettivo adatto oltre che debilis potrebbe essere anche imbecillus) che, alla fine sarà cancellato dal Consiglio di Stato con un colpo di spugna: onde l’ottimo comandante di Rino Fragai si ritroverà (2015) in mezzo a una strada.

7. E tuttavia Giacomo Mangoni, l’unico sindaco con le palle di Agliana negli ultimi 20 anni, per pietà umana decide di non vedere che l’uscita di Nesti dalla carriera di vigile semplice e il suo passaggio alla carriera di comandante, hanno chiuso, per legge, la sua carriera vigilesca, determinandone la conclusione legale del suo rapporto d’impiego con il Comune di Agliana.
Ma il fatto gli pare talmente grave che Mangoni reintegra impropriamente il Nesti come agente di polizia municipale.
Mai fare del bene, però. Perché di solito se ne riceve male in abbondanza. Nesti chiama in causa tutto e tutti – come se fosse un deportato ad Auschwitz.

Giacomo Mangoni

8. Come ho chiaramente detto in aula al pubblico ministero Giuseppe Grieco, che queste norme dovrebbe conoscere a menadito, nel dis-ordinamento italiano chi lascia il proprio posto perché passa ad un altro stato giuridico, non conserva alcun diritto alla conservazione del posto lasciato; né a tornarsene alla casellina precedente come accade nel gioco dell’Oca.
La procura è, però, come Dio: non turba mai la pace dei suoi figli. Più facilmente turba la vita dei “figli di un dio minore”: tipo giornalisti che rompono come il sottoscritto o il Romiti; comandanti dei vigili non allineati; magari anche commercialisti o curatori fallimentari: gente che, ritenuta già colpevole in partenza, viene presa e messa agli arresti domiciliari con la facilità con cui si beve un prosecchino sulla Sala in un tardo pomeriggio di San Jacopo.

Questa, a grandi linee, la vicenda. Ora passiamo ai particolari

9. Riprendiamo dal punto in cui il Nesti punta i piedi e non vuole mollare il suo soglio pontificio.
L’amministrazione riconvoca la commissione esaminatrice (Madrussan segretaria generale compresa) e inizia a grattarsi in testa per trovare una soluzione, che sarebbe, volendo, la più semplice di questo mondo – così almeno mi insegnavano quando anch’io ero in carriera direttiva e idoneo alla dirigenza deli enti locali: anni 1975-1978.

10. La soluzione consisterebbe, per farla brevissima e subito efficace: 1. nella revoca e nell’annullamento della graduatoria; 2. nell’annullamento del concorso; 3. nella riproposizione di un nuovo concorso; 4. nel fornire a tutti i membri della commissione una calcolatrice per fare i conti aritmetici senza sbagliare di nuovo.
Tutto questo una segretaria generale doveva saperlo a memoria. Ma forse la Madrussan era troppo più impegnata a cantare nel coro…

11. Nel mondo democratico-comunista, però, sbagliare non è consentito. E poiché le «autorità costituite» non sbagliano mai e lo stato ha sempre ragione, si partorisce una «great idea»:
1. si riconvoca la commissione di concorso; 2. si fa venire, in appoggio, un’avvoctA di grido; 3. si spendono quattrini del popolo per farsi suggerire – absit iniuria verbis, senza offesa per nessuno! – una «soluzione del cazzo»: 1. inventate 3 o 4 bigliettini più o meno confusi con un sacco di numerini sopra e scarabocchi varii; 2. mettete a verbale che quelli erano i pizzini delle valutazioni; 3. dichiarate che, in fase di conti, fra tutti non siete stati neppure capaci di fare una somma giusta; 4. spedite tutto al Tar della Toscana che, se ed in quanto coglione, vi darà ragione e tutto andrà a posto (o apposto, come scrivono anche certi avvocati di oggi o aspiranti magistrati ai concorsi).

12. Il Tar legge il ricorso approntato a difesa del Nesti e… ringraziare il cielo che non ha (purtroppo) denunciato nessuno per falso o che altro. Il Tar si limita a rispondere alla Grillo e 5 Stelle: andate, fratelli! Andate pure a quel paese!
È che lo stato democrat-comunista ha sempre ragione: e il Comune di Agliana, che si sente stato, procede nel peggiore dei modi; come la tartaruga che picchia sempre nel solito punto fino a spezzarsi il carapace.

Il dottor Mauro Goduto

13. È notorio – ma solo la procura sembra che non lo sappia – che la Ciampolini pare che avesse offerto una soluzione pratica all’ottimo comandante di Rino Fragai.
L’Eleanna – la confidenza venne direttamente dall’interno del Comune – generosamente fu detto che avesse proposto a Nesti:
1. facciamo entrare Mauro Goduto
2. rendiamogli la vita dura
3. lui che viene di fuori si stanca e molla
4. e tu, secondo in graduatoria, subentri al comando e nessun ti tocca più.

14. Soluzione brillante ed efficace, non c’è che dire. Peccato che, se adottata, potrebbe essere uno zinzino mafiosa – ma queste sono solo caccole… Lo stato e le «autorità costituite» hanno sempre ragione o no?
È notorio – almeno da quanto riferito da Radio Scarpa – che Nesti non accetta. La conclusione la conoscete bene.

15. Nel frattempo Linea Libera si è occupata del caso; lo ha raccontato in questi termini; lo ha spiegato in lungo e in largo; lo ha fatto capire anche ai minus habentes, guadagnandosi l’avversione pervicace non solo di Andrea Alessandro Nesti, bensì pure della moglie, che si dà alla redazione on line delle storie di Agrùmia, paese ipotetico facilmente individuabile in Agliana. La procura non ci arriva: forse anche perché non sembra leggere niente di quel che le viene messo sotto il naso. Le storie nascono sotto lo pseudonimo di Blimunda.

16. E la Blimunda ci offende tranquillamente, mentre il signor Claudio Curreli la difende pure e la scrimina perché – dice lui – stando alla Cassazione, la Blimunda è stata provocata da una campagna mediatica diffamatoria contro il marito.
Evidentemente per Claudio Curreli è diffamazione raccontare la verità. Lo ha ampiamente dimostrato anche con la storia del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi che gli è stata a cuore sin da subito; e con la 40ina di querele che ha accatastato contro Linera Libera e la libera informazione, non apprezzata dalla procura di Pistoia.
Ed è già stabilito e dato per certo il reato, ancor prima di una qualsiasi sentenza emessa e pubblicata: noi – io e Alessandro Romiti – siamo dei diffamatori certi perché fotografiamo i nervi scoperti delle falle, numerose ed estese, della giustizia di rito a Pistoia.
È vero che noi, poveri mortali, siamo sudditi: ma non siamo affatto idioti!

17. Dopo tutti gli innumerevoli problemi causati al Comune di Agliana (sono tutti in atti: ma mai presi in considerazione dalla procura o addirittura negati né più né meno con la logica dei detestati no vax negazionisti) Andrea Alessandro Nesti ha chiesto anche un risarcimento per i danni presuntamente patiti.

18. Quali? Obiettivamente questo non ci è chiaro per i motivi che seguono:
– il Nesti ha fatto il comandante come se davvero avesse vinto il concorso
– il Nesti ha riscosso da comandante come se davvero avesse vinto il concorso
– il Nesti ha – presumibilmente – avuto scatti di anzianità e quant’altro come se avesse vinto il concorso
ergo:
– quali danni avrebbe obiettivamente subìto, dato il fatto che non è neppure stato dichiarato decaduto dal posto siccome doveva essere secondo logica aristotelica inoppugnabile e le varie disposizioni dell’ordinamento italiano?

19. Peggio: se non è mai stato vincitore di concorso, ma ha comunque ottenuto il comando e lo sviluppo della carriera, a rigor di logica pubblicistica dovrebbe, teoricamente, perfino rifondere al Comune tutto ciò che non è stipendio tabellare iniziale, datoché, sì, gli è spettata la retribuzione da comandante, ma, avendo impropriamente esercitato tale funzione, poteva essere indebito lo sviluppo economico della carriera non spettantegli.

Davvero campioni della verità, davvero difensori della libertà e della dignità professionale e soprattutto solidali con i colleghi (se sono femmine e solo se gli toccano il culo dopo una partita…)

20. Ma la del Nesti pervicacia (nonché quella della moglie) è arrivata a un punto tale da presentare esposti a raffica anche all’Ordine (?) dei Giornalisti per ciò che avevamo scritto – a suo/loro parere – in una campagna mediatica diffamatoria data sùbito per certa dal sollecito signor Curreli.
L’Ordine – che pure non ci ama in maniera particolare, anzi! – gli ha detto di andare a farsi benedire e ha respinto in toto le doglianze, che però hanno trovato accoglimento, e sùbito, nella sua nostalgicamente amata procura con la passione del Vpo.
E tuttavia il Nesti, continuando a coltivare una sua qual predilezione per la “cultura dell’anonimo”, non ha dato il consenso a che la sprovveduta segreteria dell’Ordine (?) dei Giornalisti ci consegnasse gli esposti presentati.

21. E la procura a chi ha affidato le indagini atte ad avvalorare il nostro disegno criminoso di diffamazione contro un signore vittima del Consiglio di Stato che gli ha annullato graduatoria e nomina?
Le ha affidate ai carabinieri: quegli stessi carabinieri che, sia il Nesti sia la moglie, dichiaravano essere amici del Vpo stesso e che, pertanto, avrebbero dovuto essere esclusi ab origine dall’occuparsi di cose per così dire “di famiglia” e senz’altro viziate da incompatibilità patenti e acclarate di legami amicali.

Ma la terzietà e l’imparzialità della procura pistoiese, cari lettori e cari giornalisti, si fermano fuori del portone del tribunale?
E se questo non è vero, mi si dimostri il contrario, indiscutibili «autorità costituite»!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


 

 

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