a onor del vero • 42. L’ITAGLIA SPIEGATA IN VIGNETTONI

Camera Penale di Pistoia [20 lug. 2020]. «Anni di carcerazione preventiva subita senza avere delle accuse precise da cui difendersi, condanne pesantissime inflitte al termine di processi sommari, svolti al di fuori di ogni regola dello stato di diritto»


La Camera Penale di Pistoia si occupa e si preoccupa della Turchia. E di casa propria, quando?

 

DIR MÀL D’UN ERDOGÀNE O UN BOLSONARO

LO SA, RAGLIANDO, FAR PURE UN SOMARO

 


 

Su Facebook della Camera Penale di Pistoia

 

UN AMICO, avvelenato contro il tribunale di Pistoia da cui ha dovuto ingoiare diversi “rospi delle canne” – i più grandi del mondo, credo –, nei giorni scorsi mi ha segnalato ciò che avete letto nel sommarietto qua sopra.

1. Sono letteralmente sobbalzato sulla sedia dinanzi al computer. Mi sono chiesto: è successo un miracolo? Santiago ha fatto bene alle zucche dei legulei pistoiesi? Ha ricordato loro quel Cino che andava a insegnare diritto a Bologna prima, forse, che nascesse il partito trasversale del potere agro-contadino, genitore prima della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e oggi di tutti gli interessi trasversali catto-postcomunisti?
Che quella specie di conchigliette di pane, inventate dal nulla come la giostra dell’orso, abbia – alla maniera di un Covid Omicron – modificato il Dna dei panai pistoriensi dediti ai quattro codici?

2. Immediatamente dopo, poiché non credo né in Dio né nel papa, come invece San Bardello che spiana la via del Signore dalla sua Tvl e educa i cittadini ai valori (monetari) del terzo settore, mi sono ripreso da questo violento shock alcoolico e, tornando a ragionare, ho voluto – more rompipallarum, alla maniera dei rompicoglioni – vederci più chiaro. Ho acceso la luce nel sito della Camera Penale sulla citazione pubblicata on facciabuco dell’associazione.

3. Se ho ben capito – metto le mani avanti, dato che di solito capisco poco… – questo spirito garibaldino di coraggioso arrembaggio all’amministrazione della giustizia, non era uno scoppio sacrosanto, un «basta!» contro un tribunale locale che non va neppure agli standard minimi nemmeno se cerchi di trainarlo col motore di una superpetroliera: era, al contrario, lo scoppio di una vescia contro quella vescica di Erdoğan.

4. Mi spiego meglio. Come tutto il mondo della legalità e della libertà a basso impatto ambientale, s’è mosso quando a Pistoia è arrivato Bolsonaro e una cinquantina di eroi nostrali sono andati a contestarlo al cimitero brasiliano, sicuri che, partito lui, la scena era fatta e nessun pericolo sarebbe stato corso sulla propria pelle; allo stesso modo, parlando di Erdoğan e dei turchi, si poteva essere certi di non rompere le palle a nessuno; di poter fare una gitarella sul Bosforo; di andare, magari, ad acquistare qualche tappeto a Istambul, così come fece, a suo tempo, don Piergiorgio Baronti (gli è rimasto al gozzo e ci ha fatto querela per quello, applaudito sùbito da Claudio Curreli…) e di tornarsene a casa per strombonare trionfalmente al grido di «missione compiuta! Ma quanto siamo bravi!».

5. Povero Cristo! Pur figlio di Dio (che, secondo me, non c’è), non aveva capito uno zàin – in ebraico il pipi si chiama così. La sua parabola della pagliuzza e della trave ’nta ’nuòcchie è finita fra le minestre date ai poveri che vengono scaricate sulla Luna, buttate via, come le vede Astolfo, se non erro, quando va a ricercare il cervello perso di Orlando Furioso!

All’epoca dello Zecchino d’oro

6. Avvocato Niccolai, presidente della Camera Penale, ora che le saranno cresciuti – e da un pezzo, credo – i denti davanti, mi sarei aspettato un po’ di più. Oltretutto è Natale e a Natale, come si dice, si può fare di più.
Vuole sapere cosa? Le faccio io un elenco: lo impari a memoria. Mi permetto di suggerirglielo come quando (lei non ricorda, ma io perfettamente come allora) le parlavo da inutile supplente nella sua classe, se non sbaglio sezione B, latino e greco, al posto del professor Giuliano Papini al tempo in cui l’ultimo vero preside del Forteguerri festeggiò per la nascita del figlio Donato.

VOICI LA LISTE
DES COURSES

7. In procura lavora il signor Claudio Curreli; in tribunale sua moglie, la dottoressa Nicoletta Curci.
Entrambi si occupano, non di rado, della stessa merce: fallimenti ed esecuzioni.
Perché la Camera Penale, invece di fare visita a Erdoğan, in casa sua dorme e finge di non sapere?
Cosa si spera di ottenere con la famosa eufemìa dei greci, ossia il «religioso silenzio»?

8. In procura il signor Claudio Curreli lavora e riscuote lo stipendio da sostituto procuratore. Pur essendo soggetto alla legge (art. 101, Costituzione), sembra disobbedire stile don Massimo Biancalani, ma molto, molto di più: perché, mentre Biancalani è un prete anche se non ha un curriculum, mi dicono, del tutto regolare; Curreli è un magistrato e non deve – lo capisce, vero, questo verbo, avvocato Niccolai presidente della Camera Penale? – non deve disobbedire alla legge “dieci volte tanto più” in veste di coordinatore responsabile dell’accoglienza attraverso Terra Aperta che smista chi viene scaricato in Italia e diventa un protetto a cura e spese di chi, magari, riscuote una pensione minima da 490 euro al mese perché non ha la pelle nera, mentre se la avesse ne costerebbe 1.350 al mese (sbaglio?).

«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro»: non si può servire la legge italiana e favorire l’immigrazione clandestina. Che ne dice, presidente Niccolai? E i giornalisti pistoiesi…?

9. In procura c’è una struttura e una rete di sostituti che – è di solare evidenza – non legge (o si limita ad adocchiare) un decimo di quel che passa sulle scrivanie.
È una rete che ricorre agli arresti domiciliari con la stessa facilità con cui lei, presidente, si spunta i baffi quando le ricrescono troppo e le danno fastidio sotto la mascherina.
È una rete di sostituti che, mentre il dottor Coletta dà ordini, si diverte a fare come vuole e a ignorare le direttive del PM capo; un capo che è informato di tutto questo e – mi usi la cortesia di rispondere se sbaglio – non prende nessuna decisione visibile in merito.

10. Termino, caro presidente, con una notarella che – se non erro – è un pizzicotto sul sedere anche alla Camera Penale. La presenza – non ci sono norme espresse, ma tuttavia – inopportuna di un avvocato che ha il padre in Cassazione e nello stesso ambito di competenze.

«Tutti bravi i miei parrocchiani, ma cavoli nell’orto un ce n’ho più», disse il famoso proposto di Casale.
Tutti integerrimi tutti, non dubito. Personalmente però – pur non essendo credente – rispetto in assoluto il dettato del Pater noster proprio dove a Bergoglio non garba punto: «ne nos inducas in tentationem», non indurci in tentazione.

O pretendete, anche in Camera Penale, che noi mortali si debba credere nelle «autorità costituite» fino a tal punto di idiozia da dover stimare che una moglie e un marito, quando alla sera entrano insieme sotto le coperte, non parlino di questioni di ufficio e magari del medesimo ufficio e magari delle medesime questioni?
Se non ne parlassero non sarebbero marito e moglie, ma rispettivamente Santa Teresa d’Avila e San Tommaso d’Aquino, non crede?

Qualcosa non torna, cari scudieri del diritto di difesa.
O sono stupido io – e non posso negarlo in assoluto – o tribunale e procura pistoiese non stanno in piedi neppure infilzati nello spiedo del girarrosto.

Ma la giustizia pistoiese è davvero terza e imparziale?

È dunque oltraggio chiedersi il perché di questa comprensiva tolleranza avvocatile, sempre però in bilico nel silenzio di tutti i leguleii, che perciò rischia di trasformarsi in una vera e propria “casa di tolleranza”?

Mi perdoni, presidente… Ma io mi sento assai poco adatto a dover vedere e vivere le cose per poi tacerle in maniera da non prendermi 104 giorni di arresti domiciliari come quelli illecitamente inflittimi dal duo Curreli-Martucci per reati inventati (stalking giornalistico: che articolo è del c.p.?) e mere dichiarazioni di parte non suffragate da indagini perché mai svolte.

Non riterrebbe più doveroso e necessario che codesta sua Camera Penale, così tanto universalmente impegnata, invece di andare in gita in Turchia, smettesse di dormire fra due guanciali in casa propria e, dinanzi agli arresti facili di Pistoia; ai processi sommari, svolti al di fuori di ogni regola dello stato di diritto; ad arbitrarie violazioni dei diritti umani elementari, tòltasi la mascherina anti-Covid, si mettesse a gridare a gran voce che «il tribunale di Pistoia ha assoluta necessità di essere vaccinato» con un Pfizer polivalente di legalità, terzietà e imparzialità indiscutibili?

Con i più deferenti ossequi.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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