a onor del vero • 43. L’ITAGLIA SPIEGATA IN VIGNETTONI

Uomini e donne delle «autorità costituite», ditemi voi come posso fidarmi di un apparato che – è evidente dai fatti senza logica che si toccano con mano – protegge alcuni e perséguita chi chiede legalità, come sto facendo io da un anno e mezzo ostacolato da tutti con in prima linea la Procura della Repubblica di Pistoia



 

MA SE IL GIUDICE NON LEGGE

LA GIUSTIZIA, DOPO, REGGE?

 


 

Te sta’ zitt’ e nun parlà’: o agli arresti devi stà’!

 

1. Uno dei motivi per cui il giorno 11 dicembre 2020, i marescialli Mario Tari e Riccardo Calò – insieme al carabiniere Federico Abbate, della caserma di Quarrata, agli ordini del luogotenente Salvatore Maricchiolo – vennero ad annunciarmi (erano le 15:40) che la Gip Patrizia Martucci aveva deciso di carcerarmi in casa, era determinato dal fatto che risultavo, oltre che uno stalker riottoso contro il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, un anarcoide irrispettoso delle «autorità costituite». 

2. Eppure io chiedevo semplicemente – e tuttora continuo a chiedere, dato che nessuno ancora ha risposto in merito né intende rispondere – che il Comune di Quarrata, quello del sindaco Mazzanti (fatti zero e discorsi tanti), applicasse e facesse applicare la legge nazionale e le norme regolamentari quarratine alle cosiddette strade vicinali/interpoderali, non che scendesse Cristo dall’alto dei cieli con le schiere angeliche per abbattere l’intoccabile Perrozzi, Ctu del tribunale di Pistoia, caro agli dèi in cielo e – soprattutto – privilegiato e protetto dalle «autorità costituite» in terra. E intendo quelle della Gip Patrizia Martucci. 

3. Ma “in questo mondo di ladri” (e di eroi, alla Venditti), per chi chiede la legge, scattano manette e arresti domiciliari; per altri – e intendo chiaramente indicare, per nome e cognome, il sostituto Claudio Curreli, paladino dei reati che non esistono (lo stalking giornalistico, per esempio) – scattano il merito di appartenere alla razza padrona dei destini umani (leggasi procure della repubblica), e la possibilità di poter recitare due atti e forse anche tre, collidenti fra loro, stridenti e inammissibili: senza che nessuno delle «autorità costituite» rifiati; senza che nessun avvocato avanzi una santa obiezione (preferendo, al contrario, l’abiezione) e senza che il santo ordine degli avvocati prenda carta e penna e si rivolga a un avvocato prestato al Csm, David Ermini, il bel democristiano di sistema-Palamara. 

4. La Camera Penale di Pistoia, presidenziata dall’avvocato Niccolai, manda emissari a vigilare sulle miserie di Erdoğan, ma ha gli occhi cementati sulla realtà pistoiese all’interno della quale – a semplice colpo d’occhio – Curreli funge da:
• censore al mattino
• capo scout al pomeriggio
• coordinatore di Terra Aperta, capofila dei favoritori/favoreggiatori degli ingressi dei clandestini sul sacro suolo della patria, che non è più patria di nessuno e di nessuna Costituzione più bella del mondo
• redentore delle prostitute sulle rotonde dello stradone di Agliana e per concludere
• dipendente di un ramo della pubblica amministrazione (la procura della repubblica di Pistoia, appunto) a fianco della quale opera, come attivissimo giudice delle esecuzioni immobiliari, la dottoressa Nicoletta Maria Curci, la quale, alla bisogna, può inviare informative e segnalazioni alla stessa procura in cui opera il coniuge suo, dottor Curreli.
Più prestito di così…, direbbe Nino Frassica. 

Claudio Curreli su Tvl di Luigi Egidio Bardelli. Oltre che capo scout è anche coordinatore della rete Terra Aperta

5. Per 104 giorni io sono rimasto al chiuso, deriso e sbeffeggiato da non pochi (di questo tuttavia me ne catafotto, direbbe il commissario Montalbano), ma soprattutto completamente ignorato:
dagli allora colleghi giornalisti (Carlo Bartoli e Ast Toscana, bei campioni dello status quo!)
dai mirabili rappresentanti del potere legislativo: senatori e deputati più consiglieri ragionali di Pistoia – il cui unico e vero interesse è quello di fare quattrini a palate e per il resto ciccia e
gli avvocati che, non di rado, si prestano a sostenere perfino il sacro dogma della verginità delle loro clienti che lavorano – appunto – sulle rotonde di Agliana.
 

 

A questo punto, uomini e donne delle «autorità costituite», ditemi voi come posso fidarmi di un apparato che – è evidente dai fatti senza logica che si toccano con mano – protegge alcuni e perséguita chi chiede legalità, come sto ancora per fare mostrandovi ciò che ho visto in questi ultimi venti giorni.

 

Sostituti e richieste di archiviazione

 

7. Ecco come funziona, a una prima occhiata, la famosa istituzione dell’archiviazione, così cara alla procura di Pistoia e, più che usata, abusata dai sostituti all’apparenza tutti omologamente discendenti dallo stesso PM, quel Renzo Dell’Anno, aduso ad archiviare tutto con la formula, piuttosto spiccia, di «non si ravvisano reati» e amen.
A Linea Libera ne abbiamo un repertorio fornitissimo e difficilmente sindacabile – e lo ebbe anche il CSM quando decise di dare il benservito a Dell’Anno che preferiva raccogliere i funghi nei boschi della Dynamo Camp e non voleva essere disturbato quando lo stava facendo con altri nobili campioni dell’amministrazione biancorossa (= catto-piddina) montana.
 

8. Step 1. La prima cosa in assoluto che si fa all’arrivo di una qualsiasi notitia criminis, è individuare chi scrive e – questo è evidente come il sole, ma le prove le forniremo solo in aula ad evitare intromissioni di inquirenti come nella vicenda Rossi-MPS – e decidere, se non in base al cognome, in base ad altri parametri, ove l’esposto debba o no essere mandato avanti o stoppato.
A volte, pur essendovi scritto che l’esponente desidera essere tenuto al corrente delle decisioni del PM, ciò non avviene e le carte spariscono nei cassetti. Anche di questo abbiamo prova sufficientemente provata di quanto accurato sia il lavoro in procura.
 

9. Step 2. Il secondo passo consiste nell’individuare l’indagando: il quale, nel caso che sia una delle «autorità costituite» della Gip Martucci, parte sempre con il dovuto vantaggio rispetto al segnalatore.
Non di rado molti esposti che pure illustrano nomi, cognomi e indirizzi, vengono inseriti nella casella indicata con la generica dicitura di registro «contro anonimi». Così inizia il processo di “sfumatura” dei contorni.
 

10. Step 3. L’opera del PM o del sostituto, a questo punto, è conclusa. Si passa alle cosiddette indagini, se tali possono essere definite le annotazioni più improbabili, illogiche, confusorie e, non di rado, depistanti onde arrivare a dimostrare che l’esposto da archiviare è una congerie di stupidaggini.
Anche in questo caso abbiamo numerosi esempi di rapporti della PG dei CC; documenti nei quali, attraverso arabeschi e arzigogoli, si giunge a consigliare al PM – non di rado apoditticamente e, a volte, pure con palese ostentazione di supponenza – di credere che l’esposto non è più di una fandonia in 24 canti come l’Iliade o l’Odissea.
 

11. Step 4. Dopo il rapporto della polizia giudiziaria, ci fosse una volta in cui il PM dicesse «No. Qui, qui e qui avete chiaramente sbagliato».
È un’ipotesi che non si avvera mai: nella gran parte dei casi il magistrato abbraccia la soluzione scodellata e giunge a formulare la beata, finale «istanza di archiviazione».
 

12. Analisi dell’iter – e nessuno si provi a contraddire – in poche battute:
• il PM non ha letto l’esposto che a volo radente
• il PM ha dato il compito di fare alla polizia giudiziaria
• il PM si è conformato al giudizio della polizia giudiziaria e senza rivedere neppure una buccia di mela
• il PM termina col chiedere l’archiviazione dell’esposto in nome e per conto di una non meglio motivata «infondatezza»

 

Conseguenze dell’iter in termini di diseducazione morale e civile

 

Archiviazione così. Indagini: un sogno. E i penalisti di Pistoia vanno a fare le bucce al regime turco. In casa loro sono ciechi, sordi e muti? Bella garanzia per i clienti!

 

La prima e la più devastante conseguenza è che a occuparsi della notitia criminis non è il magistrato – che, tra l’altro, è stipendiato e proprio per questo –, ma una serie di marescialli, brigadieri e militi che di fatto forniscono assist in pappe scodellate secondo una prospettiva di ben altro angolo rispetto perfino al meno preparato dei PM. 

La seconda è che, col mandare tutto all’archivio del cestino della carta straccia, non di rado si fa acquisire, ai potenziali trasgressori della legge, un sempre più rafforzato senso di sicura e/o assoluta impunità.

 

Il vignettone

 

13. Ho segnalato, tempo fa, una situazione evidentemente anomala (una delle troppe) nel Comune di Quarrata: quello, per intendersi, che ha favorito il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi e non pur solo in un caso. 

14. Il sostituto titolare dell’inchiesta ha tranquillamente delegato le indagini (?) alla PG dei CC. La PG dei CC ha svolto le indagini (udite!) per mail; s’è fatta infinocchiare ben bene da un dirigente, che ne ha sparate d’ogni calibro; e ha consigliato al PM di “mandare all’archivio”. 

15. Il PM ha chiesto l’archiviazione; io mi sono opposto e il Gip, il 7 ottobre scorso, ha accolto le mie ragioni, ordinando al PM di proseguire le indagini etc. etc. (védasi vignettone, n. 1). 

16. Il 28 ottobre il PM delega alla polizia giudiziaria (sempre i soliti CC della prima volta) il compito di identificare la persona da indagare suggerita dal Gip; e poi il 4 novembre scorso (védasi vignettone, n. 2), semplicemente citando il primo rapporto dei CC, il PM chiede di nuovo l’archiviazione «per infondatezza» dell’esposto.
E i motivi dell’infondatezza dove restano? Nel cervello del PM? È questo il modo corretto di motivare i provvedimenti come Costituzione prevede?

Come può fidarsi un cittadino pur se semplicemente normodotato?

17. Aggiungo, inoltre, che è una bella pretesa quella di procedere ex. art. 328 c.p. (Rifiuto di atti d’ufficio), quando in mezzo alla vicenda ci sono un dirigente superiore e due funzionari con posizione organizzativa che, con un loro presumibile disegno criminoso (come scriverebbe Claudio Curreli), odorano di ipotesi di false testimonianze e dichiarazioni, falsi in atti e abuso d’ufficio se non altro ancora e di peggio. 

18. È giusto che io venga rinviato a giudizio – solo perché ho chiesto piena legalità – dal sostituto Claudio Curreli che, sotto gli occhi di tutti, sembra (e forse lo è) la prima e più evidente incompatibilità ambientale del tribunale di Pistoia?
Che ne dite, presidenti dell’Ordine degli Avvocati (silenti) e della Camera Penale di Pistoia, che si occupa delle questioni turche della giustizia?

 

È reato dire ciò che vediamo, tocchiamo, viviamo sulla nostra pelle e a danno nostro, 365 giorni all’anno, per tutta la vita, dietro un colpevole silenzio se non anche una disonorevole omertà?

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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