È una vera fortuna essere amministratori del Pd a Pistoia. Nessuno di loro ha mai sbagliato un punto o una virgola: al massimo hanno avuto qualche multa in sede di decreto penale o hanno dovuto patteggiare per fatti di lieve entità. Mai nessun problema serio: deve essere vero che i post-comunisti sono “unti del Signore”
SE SONO DEL PIDDÌ NON SBAGLIO MAI:
È UNA BOTTE DI FERRO SENZA GUAI
1. Tucidide di Atene – anche se il 90% dei nostri politici, amministratori pubblici e Dottor Dulcamara varii della legge non sanno nemmen chi sia – chiarisce che la maggior fortuna per uno storico (e fra gli storici rientrano anche i cronisti, ma non i giornalisti italiani, buoni solo a leccare il potere/sedere) è l’assistere direttamente agli eventi: testimoni oculari dei fatti, dunque.
Aggiunge poi che, se non si può assistere personalmente agli eventi, importante è poter accedere ai documenti, ufficiali e ufficiosi. Infine, in mancanza di tanto, si può e si deve parlare con chi è stato presente agli eventi e li ha vissuti: non solo con quelli che la pensano come noi, ma anche coi contrari. Insomma con le famose “due campane”, quella del pro e del contro. E anche così – sottolinea – non è detto che, nell’analisi storica, non ci siano pericoli di fraintendimenti ed errori in vista.
2. Il preambolo serve per poter tornare sulla figura e l’opera di un sindaco che personalmente ritengo fin troppo tutelato dagli scudi umani (anche della procura) su cui può contare: Ferdinando Betti, da me personalmente definito «Don Ferdinando, alcalde di Montale», in quanto, più che sindaco democratico, mi sembra uno di quei personaggi da storie di Zorro, di Sergente Garcia e di filmatini cotàli – forse anche perché può contare, proprio in procura, insieme alla sua Garcia-Nanni, capa della polizia municipale, sul favorevole accoglimento di qualsiasi querela presenti contro Linea Libera e i suoi uomini.
3. E lo ha dimostrato l’affettuosa solerzia con cui il signor Claudio Curreli (il sostituto di Tommaso Coletta che aiuta, palesemente e pubblicamente, con Terra Aperta i clandestini in entrata su suolo pistoiese e in transito da Vicofaro in là) accoglie le tesi di nostre indimostrate e indimostrabili diffamazioni quando, secondo lui medesimo, offendiamo l’onore e il decoro di un sindaco che riteniamo (è un reato ritenere?) indemocratico, settario, discriminatorio, supponente e pieno di superbia.
In altri termini l’esatto contrario di ciò che dovrebbe essere un primo cittadino che ha giurato fedeltà alla Costituzione e alle leggi dello stato.
4. Don Ferdinando, alcalde di Montale ci ha querelato e lo sapete tutti. Poi Claudio Curreli, lo stesso che viola i suoi doveri di sostituto di Coletta in relazione al libero traffico dei clandestini a Pistoia, ha pensato bene di prenderci a cannonate per (credo) «disfarsi di noi», e ci ha rinviato a giudizio con altri 15 accusatori… del Menga e una trentina di querele se non di più.
Deve essere vero che noi siamo pessimi al cubo. Pensate che perfino il sostituto Giuseppe Grieco, in aula (che finezza e che rispetto per la persona!) ha avuto il coraggio di chiedere a Alessandro Romiti: «Ma come fa, lei, a stare insieme al Bianchini e a seguirlo, con tutte le querele che ha addosso?».
Evidentemente anche Giuseppe Grieco è magistrato indiscutibilmente terzo e imparziale.
5. Di fatto però:
– Don Ferdinando è indemocratico. Organizza conferenze stampa a cui invita tutti gli organi di informazione organica, ma non Linea Libera; parla delle sue vicende giudiziarie che lo hanno recentemente lavato e profumato con Perlana, ma usa stratagemmi per non far intervenire l’opposizione in consiglio etc. etc. etc.
– Don Ferdinando è settario e discriminatorio, tutt’altro che all inclusive come vorrebe dare a bere. Pur essendo tenuto, infatti, per giuramento alla Costituzione, a non discriminare nessuno, ci scrisse una letterina gentile con la quale ci inviò un formale vaffa perché di Linea Libera lui se ne catafotteva
– Don Ferdinando è supponente e pieno di superbia laddove, quando sbandierò di essere casto e puro come un fiorellin di serra, una specie di Vergine Maria senza peccato originale, si guardò bene dal fare l’unico gesto che avrebbe potuto davvero riabilitarlo agli occhi della gente e dei suoi elettori: cioè mostrare – anche in virtù della nostra richiesta formale di accesso agli atti – il 335 che sventolò in aria per tutta una conferenza stampa sotto il naso dei suoi accitrulliti cronisti graditi al suo sistema-fuffa, invitati ad ascoltare ciance senza prova di una «autorità costituita» considerabile alla stregua di un bimbino da asilo delle Mantellate.
Ricordo a tutti che il Don di Montale ha fatto dimettere il suo scudiero, l’assessore Alessandro Galardini, che dà di fascisti alle forze dell’ordine: ma lo ha fatto solo perché Franco Vannucci sgamò la frase colpevole e ne fece una questione di stato. Altrimenti don Ferdinando non ne avrebbe certo chiesto le dimissioni immediate.
Don Ferdinando, infatti, nella sua normodotata intelligentia rerum, a questo non arriva. Arriva a pensare – con legali quantomeno divertenti – che parlare di lui (pensate a quanta boria per un solo, povero ragioniere di Pistoia e per giunta mortale come gli stessi Eloìm della Bibbia!); che parlare di lui sia un… «arrecare offesa a un organo dello stato».
Se lo stato ha organi di questa fatta, il Covid non è niente più di una caramella alla frutta Sperlari.
6. Don Ferdinando deve solo ringraziare il cielo per il fatto di aver ricevuto il “Green Pass natalizio” da parte della procura sulla questione del Carbonizzo.
Interessante, però, sarebbe verificare se davvero è un Green Pass buono o un rappecettamento degno dell’operazione attualmente addebitata (ma non ancora provata) al dottor Federico Calvani dell’Abetone.
L’escamotage che Franco Vannucci addebita a questo sindaco che, a nostro avviso, è rigido e secco come un baccalà o uno stoccafisso (altre espressioni ritenute gravemente offensive da Claudio Curreli, che reputa questa nostra libera critica più grave dell’aiutare, lui, magistrato, i clandestini in libera circolazione perché la terra deve essere aperta); il fatto, cioè, di farsi interrogare dalla sua maggioranza, per non aprire il dibattito con le opposizioni, è prova (ci spiace per la scarsa sensibilità della procura, ma è così) che Betti è, e resta, come lo abbiamo analizzato e criticato: un post-comunista con la memoria del cervello rettiliano da vetero-comunismo che non ammette contraddittorio e dibattito.
7. E, almeno finché non sarà cancellata la Costituzione, ci permettiamo di criticare anche (seppure, per ora, in maniera generica, da approfondire dopo l’esame delle carte che prima o poi ci arriveranno) la decisione del Gip che ha sanificato il Carbonizzo.
Per chi ha letto qualche documento come noi, poco convince l’idea di un assoluto corretto operato di Don Ferdinando. Possiamo dirlo o è, sempre per la procura, un crimen lesae maiestatis?
Troppi interessi – se andiamo a spulciare e a studiare le fonti – dietro tutta l’operazione dell’alcalde! Misericordie, notai, avvocatoni pratesi e no, Pd, ex-consiglieri comunali che vendono 90 metri di orto a 33 mila euro…
Che vogliono farci credere i magistrati terzi e imparziali?
8. Un consiglio per don Ferdinando di Montale.
Impari ad accettare anche il fatto di poter essere criticato. Non lo vede che perfino il suo catto-com non-presidente Mattarella si fa dare di «repubblicaro delle banane» senza cadere in crisi epilettiche e convulsioni varie?
Se io avessi scritto cose così, il sostituto Claudio Curreli cosa avrebbe fatto? Mi avrebbe incarcerato ai Piombi di Venezia?
Povera Italia. Ma soprattutto poveri sciaguratissimi italiani!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]