Da Mani Pulite in poi l’Italia è precipitata a capofitto in una specie di mulinello che inghiotte ogni cosa e trasforma tutto in liquame. Èccone alcuni significativi esempi tratti dall’esperienza diretta di Pistoia, sarcofago polveroso con coperchio da pentola a pressione
PARE UNO SCHERZO MA È TRAGICO E VERO:
IL FURTO DEL POLLAME DI ASSUERO
È IL SOLO MALE CHE CI ARRECA NOIA,
PER IL RESTO È UN DIAMANTE ’STA PISTOIA!
Non ho punta fiducia nella magistratura
1. Questa affermazione, che contrasta con i continui blowjobs che la sinistra politicamente corretta riserva agli intoccabili-inamovibili-inaffidabili, si sorregge su prove inoppugnabili:
– Una vigilA di Agliana si presenta al luogotenente Salvatore Maricchiolo a Quarrata,e denuncia che le è stata rubata una chiave della sua auto. E sùbito parte un’indagine di un anno di intercettazioni telefoniche e il finale arresto del comandante dei vigili Lara Turelli e di un’agente.
– Dal 1999 al 2015, durante il regno del comandante Andrea Alessandro Nesti – una realtà raccapricciante di usi e abusi; stalking e mobbing; irregolarità d’ogni tipo, comprese denunce anonime da cui Nesti, noto alla procura per essere stato Vpo, viceprocuratore onorario, e pertanto “incompatibile” con il tribunale penale di Pistoia –, nessuno dei solerti sostituti ha mosso un dito uno nonostante segnalazioni, indicazioni, lamentele, denunce. Evidentemente la procura della repubblica di Pistoia non è né terza né imparziale. E non lo è mai stata, fin da quando il bastone del comando era nelle mani di Giuseppe Manchia.
Ma le lobbies trasversali pistoiesi sono troppo più potenti dello stato stesso. E tutto è sotto il coperchio del sarcofago pentola-a-pressione targato Pci-Pd. Tutto sotto controllo.
2. Per una chiave, e solo presumibilmente rubata a una vigilA, si butta all’aria il mondo. Due sostituti procuratori addetti ai lavori (Leonardo De Gaudio e Luisa Serranti), per una serie di denunce tutte documentate e inoppugnabili in relazione alla storia del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, né il luogotenente Maricchiolo né nessun altro (compreso il molto discutibile sostituto Claudio Curreli) hanno svolto uno straccio di indagine. Però mi hanno sparato addosso con il bazooka perché a Pistoia la giustizia (ma quale?) funziona anche così. Si accettano smentite.
No, nessunissima indagine. E perché? Forse perché il Bianchini è ingestibile; non si piega; non lecca; è un «nemico politico» dello status quo, da togliere di mezzo anche perché, senza alcun rispetto cieco del potere, ha raccontato, senza paura, la vergogna del processo di questa procura, cucito addosso al luogotenente Sandro Mancini, mentre tutti gli altri giornali locali (invitati, forse, dai sostituti…?) tacevano accucciati e a testa bassa sotto la mensa dei padroni.
3. Il Bianchini, contrariamente a tutti i giornalisti pistoiesi, turba il pelo dell’acqua e scopre troppa corruzione degna di Vanni Fucci. Arrestiamolo. Così la signora Patrizia Martucci lo rinchiude per 104 giorni. E in base a cosa? A un bel niente: perché il Bianchini non ha mai violato nessuno dei limiti impostigli. Lui dà noia e basta, come chi pensa con la propria testa e sa leggere e scrivere. Il tribunale del riesame svergogna questo “modo di fare giustizia” tutto e solo vergognosamente pistoiese, ma la persecuzione continua imperterrita: perché a Pistoia, più che di procura, si dovrebbe parlare di Tribunale del Santo Uffizio e Inquisizione a prescindere.
A Pistoia il motto è quello dell’ammiraglio Yamamoto: Tora! Tora! Tora!, attacco lampo.
4. Per chiarezza delle reciproche posizioni, Claudio Curreli, personaggio con gravissimi indizi di incompatibilità ambientale pistoiese (lavora, e pure su materie affini, insieme alla moglie Nicoletta Maria Curci, giudice delle esecuzioni nello stesso tribunale), dirige l’orchestra dal podio di Terra Aperta, l’organizzazione che coordina le varie associazioni che danno il benvenuto ai clandestini sbarcanti sul suolo d’Italia.
Non credo che si possa permettere a un sostituto PM di mandare a giudizio gente che chiede di fare applicare leggi e regolamenti, mentre lui stesso viola le leggi dello stato. Ma Pistoia è un sarcofago e con coperchio da pentola a pressione. La regola del silenzio è l’articolo unico della Costituzione locale.
5. Forse, pensando a questo, si spiega anche perché il «tumore di Vicofaro» continua a proliferare senza che la procura muova un dito, uno solo, su una situazione di insofferibile, evidente, palese vergognosa illegalità che si riflette dannosamente su cittadini privati dei loro diritti di vivere una vita senza fastidi.
Ma il capo Tommaso Coletta non batte ciglio. Nessuno – né nella sezione penale né in quella civile – rileva situazioni ostative alla presenza operativa della «famiglia Curreli-Curci».
Prefetto, questore, colonnello dei carabinieri: è così che viene amministrata la giustizia nel sarcofago polveroso di Pistoia con coperchio da pentola a pressione?
Stessa domanda va rivolta, pubblicamente e ufficialmente, al sostituto Giuseppe Grieco che – non si sa a quale titolo – è stato messo al posto di Claudio Curreli, «mio giudice naturale» rimosso dall’aula senza spiegazione.
6. Giuseppe Grieco scherza ancora meno perché – e ormai certe evidenti sue responsabilità sono incontestabilmente palesi – gioca a tutto campo, non senza una qualche disinvolta iattanza, quando ad esempio pretende di farmi ammettere che, nella battaglia sulle vicinali-interpoderali illecitamente chiuse e fatte chiudere a Quarrata, la mia è una posizione di mero interesse privatistico-personale.
È evidente la sua impreparazione in materia, dato che si capisce che non ha mai letto né la legge nazionale, né i regolamenti comunali (da me, peraltro pubblicati). «Di talché» – lo scrivono Claudio Curreli e la Gip Patrizia Martucci in una lingua da Regno di Sardegna o delle Due Sicilie – dovrebbe spiegarci perché considera il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi degno di ottenere favori e regalìe dallo scomposto gregge amministrativo degli uffici tecnici di Quarrata, in alcuni casi rappresentato da fulgidi asini, venduti e per giunta falsari.
Ma la procura di Pistoia si adopera e persegue le falsità dei no-vax molto di più che i falsi degli amministratori locali, specie se piddini e ispirati dal sacro fuoco che caratterizza le «autorità costituite», dramma di una Italia corrotta.
7. Grieco va perfino a «ficcanasare» dentro le conversazioni registrate sul mio cellulare sotto sequestro. E dico e sostengo la parola «ficcanasare» per il fatto che non si limita a portare in aula atti e fatti pertinenti e riguardanti il tema dello scontro Bianchini/Perrozzi, ma entra in pelose questioni familiari che niente hanno a che fare con il falso e vergognoso maxi-processo fatto passare per giusta punizione di un pericoloso delinquente comune, un Bianchini che in realtà è la vittima di stalking giudiziario perché non rispetta gli abrìtrii, i soprusi, le cialtronerie, i falsi, le regalìe, i favoreggiamenti delle veramente pericolose «autorità costituite».
Oltretutto Giuseppe Grieco «ficcanasa» a piede libero in conversazioni di suoi personali inimichevoli conoscenze (per ora non intendo dire chi e come: me ne riservo l’uso nelle sedi opportune): ed è, solo per questo, incompatibile in aula.
Ma l’incompatibilità a Pistoia è tutto; è la regola: è dilagante, dilagata e volontariamente e vergognosamente ignorata da tutti, primi quei giudici che per Costituzione sono «soggetti alla legge».
L’articolo quinto è: se non ti allinei (cosa che non farò mai), devi essere messo allo spiedo.
8. Ultimi – ma non per questo meno responsabili – arrivano i cosiddetti giornalisti, quelli che dovrebbero informare e che sanno solo fare i piacioni di queste «autorità costituite» che sanno tanto di poteri deviati e graveolenti.
Allora si aprono le locandine dei quotidiani non sul liquame nel quale Pistoia galleggia e affoga ogni giorno di più, ma sul furto delle galline e del papero prediletto di Assuero, come se da questo dipendesse la salvezza del mondo.
Tutti gli altri lo possono tranquillamente prendere «into the apples» perché non contano un cazzo. Proprio come quei 18 «mostri» che i signori dell’informazione cartacea (ma di carta igienica…?) hanno messo nero su bianco, sputtanandoli senza pietà, perché no-vax, loro e il loro medico condotto. E meno male che Tommaso Coletta non voleva processi mediatici ed era… «garantista»!
«È proprio vero che Cristo non c’è», disse Mauro Brizzi, sindaco di Sambuca, nel 1972, quando strusciò la sua macchina nuova fiammante contro una fioriera sistemata dinanzi alla farmacia di Pracchia.
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Prima o poi, cara procura e cari sostituti, le carte dovrete leggerle: e allora ci sarà da divertirsi…
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Non abbiamo sempre torto solo perché non ci deve essere data la ragione