a onor del vero • 57. L’ITAGLIA SPIEGATA IN VIGNETTONI

Quando ripenso a ciò che accade a Vanni Fucci City, che è stata anche capitale italiana della cultura (della reticenza…?) per volontà di Franceschini; quando mi torna in mente che Carlo Nordio insiste nel sottolineare che ai giudici va tolto tutto il potere di cui si sono appropriati diventando, di fatto, i baroni del nuovo Medio Evo che stiamo vivendo; quando tocco con mano l’arroganza con cui questi signori che “sono soggetti solo alla legge”, ma sono inamovibili e fanno quello che vogliono, perché la legge se la fanno da sé su misura di volta in volta, provo una pena profonda per tutti i cittadini incapaci di pensare che non bisogna mettersi a tremare dinanzi alla dilagante illegalità che l’incontrollato potere giudiziario ha introdotto come regola nella vita delle “pecore da tosa”. E se il “muto di Palermo” nel discorso di insediamento ha parlato della necessità di ripristinare lo “stato di diritto” in Italia, non vorrà dire che il vero macello è iniziato proprio dai palazzi d’ingiustizia che si sono presi le nostre vite?


Le competenze linguistiche di alcuni giuidici del tribunale di Pistoia non sembrano superare i valori minimi delle Prove Invalsi. Qualche PM non distingue affatto fra il significato di «contribuente» e quello di «fornitore». Però decidono ugualmente per noi e non di rado contro di noi…

 


 

A VANNI FUCCI UN GLIELO FAR SAPERE

QUANTO CONTA IL PARTITO DEL PODERE:

FAGLI PERÒ CAPÌR, PUR SE PATISCE,

CHE AL MONDO ’UN C’È POTER CHE NON FINISCE

 


 

 

1.  Con la rielezione (peraltro chiaramente programmata dal Pd) di Mattarella, in questi ultimi giorni ne abbiamo viste di tutti i colori in questo bananificio italico della Costituzione più bella e più svillaneggiata del mondo.

2. Vi propongo, cari pistoiesi della cultura della reticenza e dell’omertà; giornalisti che campate all’ombra e al soldo della procura e delle sue soffiate, con cui non di rado viola i segreti d’ufficio e i diritti dei cittadini; politici penosi, locali e no, che avete saltato tre, quattro, cinque, dieci fosse, e avete cambiato casacche e tute della Breda politica senza nessun ritegno: vi propongo – e lo dedico particolarmente a gente come Nino Titingo di Dongo, Katanga del Congo, che gioca col Pongo – un campionario di stronzate italiche adatte a rinfrescarvi la memoria sui comportamenti anomali, offensivi, illegali, irrazionali e arbitrarii dei nostri «armigeri della legalità» ipocrita e politicamente corretta.

3. Cominciate a leggere le poche righe di questo pezzo di Dagospia (lo trovate qui) e focalizzate l’attenzione su questi termini:
• — l’elefante Mattarella
• — la mummia sicula, sempre Mattarella
• — Mariopio, nome a sfottò che indica il padroncino di Dragolandia

4. Va bene che Mattarella, come tutti sanno, non era presidente in quanto eletto da un parlamento scaturito da una anomala legge elettorale incostituzionale: ma non era certo elegante definirlo elefante; va bene che dargli di mummia sicula non era il massimo del rispetto anche se lui, il muto, un po’ di mummia sa, eccome; va bene che definire Draghi Mariopio, in memoria di un paradossale personaggio di Sordi, non era il massimo della delicatezza per il grande governatore della Bce, la Banca Culo-tecnocrate Europea (vedi): ma in quanti si sono scandalizzati di questo? E quando parla Crozza, che percùla tutti e tutto, quanti dei signorini con la puzza sotto il naso si risentono? Allora ridono, perché Crozza è dei loro.
Ma il provincialismo culturale pistoiese si evidenza anche negli uomini che ne costituiscono le cosiddette «autorità costituite». È il contrappasso borbonico della sottocultura marginalista, che si spaccia per il fior fiore dei Catoni del Menga, quelli che vogliono insegnarci a vivere (tacendo).

5. Ora – anche se Titingo (di cacca e di marrone) mi accusa di personalizzare tutte le mie battaglie, lui, il povero vedovello bisognoso di affetto… –, scendo in àmbito pistoiese e pongo una serie di domande di buonsenso (che non usa più) ai pubblici ministeri e a quanti appartengono alla cultura della reticenza e della autodecisione a favore di se stessi e a seconda del proprio non-criticabile punto di vista, che è cosa diversa dalla ragione giuridico-legale dello «stato di diritto».

Claudio Curreli su Tvl di Luigi Egidio Bardelli. Oltre che capo scout è anche coordinatore della rete Terra Aperta. Facilita gli ingressi di clandestini in Italia e fa rinviare a giudizio chi infilia il dito nella piaga. Vi sembra giusto?

6. Seguìtemi. Ecco cosa può succedere a Pistoia:

• — Una gentile signora, dal soprannome di Blimunda, moglie di un superblindato ex-comandante dei vigili di Agliana, ex Vpo vice-procuratore onorario di Pistoia, deposto dal Consiglio di Stato (va bene che il Consiglio di Stato fa schifo allo stesso Csm che se ne catafotte), definisce me e altri come gran cinghiale, maiale stercorariosimilia, ma il signor Luigi Boccia non ci vede offesa né ce la vede il signor Claudio Curreli che, anzi, la giustifica, la gentile Blimunda, perché sarebbe stata offesa da Linea Libera rea di aver rappresentato lo sconcio di un concorso non vinto dal di lei marito che, tuttavia, è stato tenuto lì, al suo posto, da quei grandi democratici di sinistra che hanno svergognato il Comune di Agliana guidandolo per 15 anni nelle melme e nelle mellétte giudiziarie scaricate sul groppone del popolo lavoratore.

• — La signora Sonia Pira, della Lega, per una battuta, mi querela. Va a presentare una caccola di denuncia alla polizia del commissariato di Roma vicino – mi pare – a Montecitorio: e un genio di Pm pistoiese – non ricordo chi, forse ancora Claudio Curreli – non distingue tra una battuta politica (Pira di nome e di fatto, per le bischerate dalla medesima create) e un’offesa all’onore e al decoro della persona, che per giunta, essendo una “persona politica”, è criticabile senza tanti salamelecchi. E pensare che Curreli ha scritto anche un manuale del Pubblico Ministero!
Spesso, fra l’altro, mi chiedo come abbiano fatto, molti giudici, a riuscire a passare le superiori e a laurearsi in legge, se – com’è evidente da quello che decidono e scrivono nelle sentenze – non hanno neppure i sufficienti prerequisiti minimi di comprensione della stessa lingua italiana…

Grieco: «Bianchini, perché lei non si è iscritto a Fratelli d’Italia?». Vi sembra una domanda compatibile, in aula, con un giudice terzo e imparziale? Uno può essere oggetto di censure da parte di chi non sa mantenere alcun limite alla propria incompetenza?

• — Il sindaco di Montale, don Ferdinando Betti, l’innocente, il fiorellino di serra che combina tutto il pasticcio del Carbonizzo di Fognano – anche se il sostituto Leonardo De Gaudio non trova pane per i suoi denti –, fa l’offeso perché col suo comportamento rigido come un baccalà e uno stoccafisso (così abbiamo scritto) si è reso ridicolo: e un Pm ci rinvia a giudizio.
Eppure non abbiamo scritto che Ferdinando, sindaco di sinistra discriminatore di Linea Libera, è una “mummia sicula” come è stato detto di Mattarella… Cos’è, in fondo, un merluzzo di Capitan Findus?

• — Il sindaco Benesperi di Agliana – noto con il soprannome di cacaiola per certi suoi evidentissimi problemi intestinali – suscita la pietà del Pm Giuseppe Grieco in aula.
Ma che dire. allora, di certi soprannomi delle sue terre napoletane: ’O Cacaglio, Cacarella, ’A Cap’ ’e puorco, ’O Cazzaccio, Cazzarola, Cazzillo, Cosciacacata, Culecchia, ’O Cornuto contento (Città di Piano di Sorrento)?

Ma se Benesperi, con Ciottoli, si inventa che lo abbiamo perseguitato con estorsioni e sudiciumi immondi perché, dopo averlo portato a passare come sindaco, lo abbiamo messo dinanzi alle sue responsabilità elettorali e lui non voleva saperne, il sindaco di Agliana trova sùbito una procura che lo appoggia e un sostituto – sto parlando di Giuseppe Grieco – che ha perfino il coraggio spudorato di chiedermi in aula, dinanzi a una cinquantina di persone: «Perché lei, Bianchini, non si è iscritto a Fratelli d’Italia?»
Sono domande, queste, adatte alla pubblica accusa o a una pia donna del vespro della chiesa di don Paolo Tofani, accoglitore di clandestini coordinato da Claudio Curreli quando non fa il pubblico ministero o il capo scout?

• — Sarebbe questo lo “stato di diritto” di cui ci parla Mattarella-bis? Questi sarebbero i giudici terzi e imparziali che confezionano un mappazzone di una cinquantina di querele non perché Linea Libera è una associazione per delinquere, ma perché è una cooperativa a rimessa, di persone perbene che non tollerano la violenza della legge e dell’illegalità giudiziaria, sùbito pronta a impancare processi di natura evidentissimamente politica?

• — La dottoressa Sabrina Sergio Gori, politicamente definita, qual è, la “sindaca più inutile di Quarrata”, fa querela. E un Pm ci rinvia a giudizio, il perché lo sa lui, dal momento che basterebbero – e ne avanzerebbe –, a definire inutile questa medichessa micragnosa, i maledettissimi flop del “tubone dei Casini” (8 miliardi di lire buttati via) e della presa di culo della strafamosa piscina irrealizzabile di Vignole: una storia che sarebbe dovuta finire in aula se a Pistoia il Pd non potesse contare su una sorta di costante immunità giudiziaria che inizia fin dai tempi dall’amianto della Breda, se non prima.

Uéeee, Piergiorgio dei tappeti d’Istambul… Alla faccia dell’onorabilità d’ ‘o prièvete!

• — Un prete, stra-chiacchierato come don Piergiorgio Baronti – aggressivo e noto alle cronache –, si sente offeso perché una famiglia che abita vicino alla sua Capannina del Bottegone, non dorme e non chiude occhio, e Claudio Curreli lo difende a spada tratta e ci rinvia a giudizio perché ne abbiamo offeso l’onore e il decoro.
Onore e decoro sarebbero il diritto di non fare dormire la gente di notte?

• — Un’addetta-stampa dell’Usl, notoriamente “bombardiera” con le sue false notizie, stra-coperta e stra-coccolata dalla disciplinare del dis-ordine dei giornalisti – anche qui un covo di piddìni senza ritegno –, si sente perseguitata e lamenta che la offendiamo mentre raccontiamo quanta falsità istituzionale ha diffuso in giro fin da quando ci dava a intendere che l’ospedale di San Marcello veniva “potenziato”.
E la procura pistoiese non indaga una beata minchia, ma rinvia a giudizio chi fa vera e onesta informazione.

Volete che pubblichiamo tre o quattro procedimenti disciplinari in forma integrale per farvi vedere chi sono certi impresentabili giornalisti/gazzettieri toscani con la puzza sotto il naso e la voglia di insegnarci a vivere leccando i piedi del Pd?

7. Che Mattarella parli di ripristino dello “stato di diritto” non basta proprio. O l’Italia si assume l’impegno rifondante di amputare i tralci deviati di una magistratura ingestibile, indegna e pericolosa, o niente sarà in grado di ridare un po’ di pace e serenità a un popolo a cui, tra Pd e magistrati, le cosiddette «autorità costituite» hanno imposto l’obbligo indiscutibile di essere servi della gleba senza diritti.

8. Dice questo la Costituzione, signori della procura e del tribunale di Pistoia, che lavorate fianco a fianco con amici, affini, parenti, coniugi, mentre i prìncipi eccellenti della camera penale, vanno a vedere gli sconci del turco Erdoğan magari per indignarsi e insegnarci quanto siamo fortunati a Pistoia dove “tutto va ben, madama la marchesa”?
Non bastano dei bei baffoni grigio-topo, ben curati e sforbiciati, per essere dei filosofi forniti perfino della divina dote della sintesi!

9. Si può sapere, infine, dal sostituto Claudio Curreli, perché ha preso aprioristicamente per buone tutte le “fregnacce di Pescina” del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, mentre non ha fatto fare, al luogotenente Salvatore Maricchiolo & C., neppure uno straccio di indagine sui documenti falsi del Comune di Quarrata da me pubblicati?
O sul comportamento indegno del sindaco Mazzanti, negazione vivente della legalità, anche se coltiva l’insalata antimafia in quel della Catena, con l’elogio compiaciuto del prefetto Gerlando Iorio…?

È questo lo stato di diritto di cui parla Mattarella-bis?

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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