a onor del vero • 7. L’ITAGLIA SPIEGATA IN VIGNETTONI

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà.
Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle.
Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza.
Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!

Mt 23,23-26



 

SOLO PESCIA E VALDINIEVOLE:

MA VI SEMBRA RAGIONEVOLE?

 


 

No ai processi mediatici…

 

1. Davvero ha detto la verità ieri sera, 6 ottobre 2021, a Zona Bianca, Piero Sansonetti quando, parlando della stampa italiana serva del colore politico perlopiù rosso/rosato, ha aggiunto l’ovvietà più ovvia di questo mondo, che i giornalisti italiani sono sì delle anime puttanilmente vendute a Satana, ma Satana non è che uno solo: la magistratura.

2. Tutti questi distintissimi signori, insindacabili, auto-superprotetti e autoreggenti come le calze per cosce di bella fattura e non di scorfane (immaginate, in guêpière, Tina Pica e Sophia Loren…), sono loro che passano le notizie ai giornali. Perché nessuno può sapere cosa bolle nelle pentole delle procure se non coloro che, col berrettone in capo, svolgono la funzione di chef e preparano battuti di cipolle e battute di caccia – non di rado all’untore.

3. E finché non sarà detto loro, a chiare lettere, di attenersi rigorosamente alla legge cui sono sottoposti (art. 101 Cost.: 1. La giustizia è amministrata in nome del popolo. 2. I giudici sono soggetti soltanto alla legge), ma si lascerà loro la massima discrezionalità (o meglio il più ampio “arbitrio interpretativo”), il popolo sarà sempre un (toscanamente) coglion fottuto.

4. Quando un magistrato sbaglia, al massimo viene spostato da un tribunale a un altro: così si mandano elementi affetti da “Covid giudiziario”, e senza mascherine, a trapiantare altrove ignoranza delle leggi, superficialità interpretativa o, peggio che mai, talora, malafede e dolo: e i risultati si vedono – a Pistoia ancor più che altrove.

5. I magistrati non hanno l’obbligo del Green Pass Giudiziario, i cittadini, invece, devono essere costretti, nella visione del Gip Patrizia Martucci, a prestare cieca fede e acèfala ubbidienza alle «autorità costituite» anche se esse dicono il falso, se formano atti falsi, condoni falsi e se concedono privilegi indebiti a illustri personaggi che si sentono offesi nel loro diritto di essere dei privilegiati. E tutto questo è successo e succede da oltre trent’anni a Quarrata City.

6. Il dottor Tommaso Coletta, capo della procura della repubblica pistoiese, non voleva saperne – dichiarò – di “processi mediatici”. Ma qualche giorno fa si è ufficialmente pregiato di accendersi i riflettori addosso nell’operazione Coffee Break: e tuttavia è lo stesso procuratore capo che, da un anno, conosce benissimo – perché lo ho informato per tabulas, con carte e non con ciance – che il sistema pesciatino è esattamente il canovaccio/brutta-copia del modus operandi del Comune di Quarrata, del suo sindaco, e dei suoi tecnici.

Claudio Curreli su Tvl di Luigi Egidio Bardelli. Oltre che capo scout è anche coordinatore della rete Terra Aperta che favorisce l’ingresso di clandestini in Italia. Si amministra così la giustizia penale a Pistoia? Con un piede su due staffe? E per i cittadini normali cosa si fa? Si inventa il reato di «stalking giornalistico» e si danno gli arresti domiciliari perché chiedono alla procura di indagare su reati e abusi d’ufficio del Comune di Quarrata?

7. Eppure Coletta non intende prendere atto dell’operato evidentissimamente anòmalo del suo sostituto Claudio Curreli, che dio sa come abbia confezionato quel “mappazzone di processo” contro Edoardo Bianchini (impropriamente battezzato stalker del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, Ctu del tribunale di Pistoia e favorito dal Comune di Quarrata), Alessandro Romiti, malvisto dalla giunta aglianese, e Linea Libera che dà troppa noia a chi non vuole che i cittadini vedano, pensino e riflettano.

8. Il sostituto Claudio Curreli, nel confezionare il “mappazzone” ha seguito le disposizioni dell’art. 358 cpp, raccogliendo anche prove a favore degli imputati? Se andate a vedere e a spulciare gli atti processuali, vi renderete conto che non lo ha fatto: dunque, non dovrebbe incorrere in ipotesi di sviamento di potere e abuso d’ufficio? E perché il dottor Coletta, suo superiore gerarchico, non è intervenuto su tali storture? D’accordo con l’autonomia del giudice: ma se le cose sono evidenti il capo della procura che fa? Si gira dall’altra parte? E che capo è se non riesce a controllare i suoi subalterni, che perfino se ne impipano dei suoi ordini di servizio?
Rileggetevi queste disposizioni tranquillamente saltate a piè pari dai sostituti PM di Pistoia.

9. Il fiume [della cosiddetta giustizia (?)] va, ma “er barcarolo va controcorente” e, per rifarsi a Ionesco, è inutile che il cane suoni la sua tromba credendo di essere un elefante, perché tutti lo riconoscono subito per quello che è: un cane – e la tromba non è una proboscide.

10. Il popolo non ha giustizia con certi magistrati che corrono oggi e che dicono – a giornalisti tremanti come pulcini bagnati – «se scrivi una riga di questo processo, da me non riceverai mai più una confidenza».

Cari ex-colleghi di Pistoia, è grazie a gente che finisce in galera per operazioni pseudogiudiziarie ingiuste e ideologicamente orientate che voi tutti potete permettervi di chinare ogni giorno servilmente la testa a chi, invece di esercitarlo, il potere dovrebbe giustamente subirlo per imparare a comprendere che non deve essere padrone delle vite altrui, ma servo fedeli della legge e della giustizia

 

È, quella italiana, una giustizia vera o una dittatura giudiziaria che inclina al ricatto?

 

Signori delle vite di chi vi paga lo stipendio: leggétele le carte che vi mandiamo. Esaminatele davvero. Analizzatene i contenuti e smettetela di “interpretare per gli amici e applicare per i nemici”.

Le carte e i fatti parlano da sé: se non capite cosa dicono, o siete sordi o siete impreparati o, infine, ve ne state seduti sul dolo capaci solo di fare quai.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


 

DEL «RIDICOLO ESPRESSIVO»
Notarella linguistica dell’Accademia della Semola di Firenze

 

 

Coffee Break, Untouchables, Setting, Lock down, Briefing, Premier, Pride e consimili amenità: evidente effetto di sudditanza a lingue considerate di superstrato o dominanti.

Segno di ingiustificata sottomissione culturale di chi ha costruito la civiltà occidentale dall’Impero Romano, al Rinascimento, ai giorni nostri: un popolo (citando la Costituzione) che blatera (verbo latino-medievale indicante il verso del montone) in inglese e che, giunto in aula o in conferenza stampa, non parla neppure in italiano, ma in lingue dialettali diverse terroniche, polentoniche e centronico-romanesconiche.


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