MENTRE CRISTO È APPESO IN CROCE
C’È CHI CANTA A PIENA VOCE…
PISTOIA. Sembra proprio che la smània di protagonismo, l’implosione sconsiderata dell’Ego abbia avvolto il fanciullesco viso di don Massimo Biancalani, l’Imam di Vicofaro.
Dopo aver consacrato con una «laida lauda» il suo ipotetico luogo di missione – la Chiesa – ai comunisti, agli antifascisti e agli antirazzisti in una celebrazione domenicale in cui mancava solo la Barbara D’Urso e il suo contorno da lupanare, il nostro Amico compie un passo veramente illuminante; si reca nel suo luogo di lavoro, una classe seconda del Liceo Scientifico di Pistoia, e ripropone agli alunni la sua canzonetta.
Allora qui cessiamo con le facezie e diciamo seriamente che questo concentrato di ignoranza è pericoloso perché interagisce con i giovani e dei giovani potrebbe approfittarsi.
Al nostro Imam-don per caso, infatti, piace don Milani, quel prete di Barbiana per il quale l’obbedienza non era virtù e i cappellani militari erano una schifezza.
Al nostro tenutario dell’albergo popolare di Vicofaro, con accesso preferibile ai neretti, piace quel don Milani che sbeffeggia e umilia il Cardinale Florit e prima di lui processa davanti ai suoi allievi il vescovo Bianchi ed il cardinale Elia Della Costa, tutti quanti in visita di pace a Barbiana; tutta “robetta” da Bella Ciao, da tribunale del popolo e soluzione finale senza appello.
Il nostro Don-Imam avrà certamente letto una lettera del suo idolo – sempre don Milani – che all’amico Pecorini scriveva: «Se un rischio corro per l’anima mia non è certo quello di aver poco amato, ma piuttosto d’amare troppo cioè di portarmeli anche a letto! E chi potrà mai amare i ragazzi fino all’osso senza finire col metterglielo anche in culo se non un maestro che insieme a loro ami anche Dio e tema l’Inferno e desideri il Paradiso?».
Adesso, senza tanti rigiri, se io avessi un figlio a “squola” dal Don-Imam, la prima cosa che farei sarebbe quella di toglierlo subito dall’ora di religione, perché piangere dopo che il latte è stato versato non fa brodo.
Se ancora è lecito pensarla come ci pare, io da un individuo così starei lontano e terrei lontani i miei giovani; il percorso in classe, dalla lettura di Repubblica, a Bella ciao al soppalco dell’Hotel Vicofaro è veloce: i danni non lo so.
A me questa persona buonista ma non buona, fa senso; e mi domando se esiste ancora un minimo di decoro urbano in questa triste Pistoia dove i conigli fuggono dalle assemblee popolari nelle quali sono state elette (ma non come loro avrebbero voluto) e si rifugiano a presentare la loro spazzatura nelle «case del trogolo», le ex case del popolo di una volta, frequentate, allora, da persone semplici, bonaccione ma credenti a loro modo se non in Dio almeno nel sol dell’avvenir.
Esiste ancora una Prefettura, una Questura, un Provveditorato agli Studi?
Anche del Forteto non si poteva e non si doveva parlare: abbiamo visto la schifezza che lì albergava ammantata di bontà e di carità. Anche lì, allievi di don Milani.
Anche di Bibbiano non si deve parlare, ma noi continuiamo imperterriti a farlo; anche lì un modello di società contro la famiglia, tutto targato PD & so[r]ci, secondo lo spirito di Barbiana e con la copertura dei compagni e di farabutti passati a miglior vita, uno su tutti il giudice catto-comunista Meucci.
Quando sento che qualcuno inneggia a don Milani e dalla sua esperienza trae auspicio, mi si rizzano le orecchie.
Ve la voglio dire proprio tutta: mi piace più Luxuria, cioè il sig. Vladimiro Guadagno, che non l’Imam-Don, alias il sig. Biancalani.
Se avessi un figlio o nipote al Liceo Scientifico di Pistoia pretenderei l’ora di Religione e non le esibizioni di una persona disperatamente a caccia di se medesimo. Per questo problema esistono gli psichiatri, penso.
Lasciamo stare i ragazzi…
Felice De Matteis
[redazione@linealibera.it]
Libertà di opinione. «Quando ci vuole, ci vuole!» disse
l’Esarca Ortodosso d’Italia dopo aver mandato a ‘fanculo’ la fu-presidA Flamma
2 thoughts on “a palle ferme. QUATTRO PAROLE IN CROCE SU DON MASSIMO BIANCALANI, L’IMAM DI VICOFARO”
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