A SPASSO PER PISTOIA GUIDATI DA UNA VOCE

Lo spettacolo in cammino per la città  [© Ilaria Costanzo]
Lo spettacolo in cammino per la città [© Ilaria Costanzo]
PISTOIA. Febbraio, al Funaro, è dedicato agli italo australiani Iraa Theatre, Cuocolo/Bosetti, noti per una ricerca in cui vita e teatro, finzione e biografia si confondono e recentemente insigniti del Premio Hystrio Altre Muse 2015, che va ad aggiungersi ai numerosi riconoscimenti internazionali ottenuti dalla nascita della compagnia (nel 1987) ad oggi (Unesco Award per la ricerca artistica, Primo premio Festival internazionale di Sitges Barcellona, Green Room Award per migliore spettacolo, Major Organization Award per migliore spettacolo d’innovazione, Premio Cavour per contributo all’arte italiana all’estero, migliore spettacolo al Festival internazionale delle Olimpiadi di Sydney).

​Giovedì 4 e venerdì 5 e sabato 6 febbraio, alle 21, va in scena The Walk, per 20 spettatori alla volta, nelle strade di Pistoia. Il pubblico riceverà i dettagli di un appuntamento e sarà dotato di cuffie. L’incontro avverrà in una piazza della città recentemente nominata Capitale italiana della cultura 2017, alla luce della sera, e le persone da lì, saranno invitate a camminare, guidate da una voce, da un’attrice e da una storia.

Mettersi in cammino significa da sempre un rivolgimento verso se stessi e il proprio mondo, camminare è una modalità del pensiero, è un pensiero pratico. È un triplo movimento: non farci mettere fretta, accogliere il mondo, non dimenticarci di noi strada facendo.

Il racconto parte dalla perdita di un caro amico di Renato Cuocolo e Roberta Bosetti e dalla loro reazione a questo avvenimento. Una storia di tutti, che comincia e ricomincia e invoca l’onirico per dare allo spettatore la possibilità di attraversare il confine del dolore. The Walk è una storia di limiti e della loro erosione, che esplora la linea che demarca la pratica artistica dalla vita quotidiana. Per farlo usa uno spazio a metà tra l’interiorità dei sentimenti che nasceranno dal racconto e la fisicità del movimento.

 “Roberta cade in trappola”
“Roberta cade in trappola”

Venerdì 26 e sabato 26 febbraio, alle 21, va in scena in debutto assoluto “Roberta cade in trappola-The space between” è la tredicesima parte di Interior Sites Project, il progetto che tanto successo ha avuto dal 2000 ad oggi.

Se si guarda alla serie degli spettacoli di Cuocolo/Bosetti, degli ultimi quindici anni, si può vedere un lavoro originale in cui la vita e il teatro si sovrappongono. In Roberta cade in trappola questa sovrapposizione diventa totale. Il nuovo titolo cerca parla di “relazioni”: con gli amici, con la loro assenza, con la memoria.

Lo spettacolo mette in scena il passato e lo fa attraverso un vecchio registratore Geloso, che dopo quarant’anni riappare con il suo carico di promesse, la labilità delle relazioni in un mondo in cui più le distanze rimpiccioliscono, più le relazioni sembrano diventare distanti.

“Roberta cade in trappola” mostra “la Cosa brutta” di cui parla David Foster Wallace, un’opera sgangherata di magia e un libro di una mostra di Duane Hanson, vista molto tempo fa. Quel libro è diventato col tempo un’opera esso stesso, una specie di diario in cui si sono accumulate foto, ricami, disegni: Renato Cuocolo e Roberta Bosetti si sono divertiti a interagire con l’opera iperrealistica di Hanson in cui persone vere sembrano false, o forse statue vere sembrano persone false.

Questo nuovo lavoro cerca di stabilire connessioni tra punti lontani per descrivere una costellazione di avvenimenti, idee ma anche paure, fantasie e sogni. Come ha scritto Walter Benjamin, sapersi orientare in una città non significa molto, mentre per smarrirsi in essa occorre una certa pratica. Cuocolo/Bosetti ha fatto sua questa frase come viatico per il loro nuovo viaggio nel labirinto del nostro passato più recente. Scrivere significa portare alla luce l’esistente facendolo emergere dalle ombre di ciò che sappiamo.

Roberta cade in trappola [ph Antonella Carrara]
Roberta cade in trappola [ph Antonella Carrara]
Dice Roberta Bosetti, nello spettacolo: Sto nella cucina al secondo piano.  È la stanza più piccola della casa. Una specie di cucina di servizio, giusto per prepararsi un tè o un caffè. Scrivo sempre lì. Continuo a scrivere anche adesso per cercare di mettere parole. Bisogna continuare, bisogna dire parole finché ce ne sono, bisogna dirle finché mi trovino, finché mi dicano impedendo alla vita di dissolversi nel buio. Mettere parole tra me e il tempo che soffia portandosi via brandelli sempre più grandi di senso. Da questo esercizio di scrittura più forte è diventata la consapevolezza per i due, che fare i conti col tempo che è stato porta a un bivio: esso può essere una trappola o la spinta per una trasformazione. Si può decidere di commemorare o di rimuovere.

Due spettacoli, due diverse possibilità di angolazione per entrare nel mondo di questo duo che ha fatto del concetto di “perturbante” e del confine fra intimo e urbano, privato e pubblico, domestico e internazionale i cardini della sua indagine.

Dalle motivazioni per Premio Hystrio 2015

“Il teatro come trappola per la realtà da cui discende un costante slittamento della realtà nella finzione e viceversa, che crea ambiguità e pervasivo senso del perturbante. Una ricerca teatrale condotta con entusiasmo e voglia di sperimentare e di sperimentarsi, guidata da una persistente curiosità verso gli uomini e l’arte così come verso se stessi e il proprio io nascosto”.

[sirianni – il funaro]

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