A VICOFARO TORNA IL MERCATINO BIOLOGICO

Locandina mercatino biologico di Vicofaro
Locandina del mercatino biologico

PISTOIA.  Domani, 27 settembre, dalle 8:30, nei locali alla chiesa di Vicofaro, in via di Santa Maria Maggiore 74, torna il mercatino dei prodotti naturali. Dal prossimo mese i mercatini avranno cadenza doppia rispetto al passato, quando cioè la “fierucola” si svolgeva per una sola domenica al mese.

Quest’iniziativa nasce dal fertile impegno di uomini e donne del gruppo “Pastorale della Terra” della parrocchia di don Massimo Biancalani. È stato anche avviato, già da tempo, un gruppo d’acquisto solidale – gas – selezionando attentamente i fornitori di prodotti agricoli secondo i criteri della prossimità territoriale e della coltivazione non tradizionale, in altre parole evitando produzioni cresciute con il massiccio ricorso alla chimica industriale.

I produttori diretti che partecipano al mercatino, veri e propri piccoli imprenditori multifunzionali, provenienti dalla provincia di Pistoia ma anche da tante altri parti della Toscana, operano con internet e con le nuove tecnologie della comunicazione, mandando per certi versi in soffitta l’immagine arcaica del contadino bucolico e astratto per così dire dalla modernità con cui una buona parte dell’opinione comune tende a sminuire il valore e la figura dei piccoli produttori biologici.

Anzi, sono proprio i piccoli produttori biologici che dimostrano che l’alternativa all’agricoltura intensiva dell’agroindustria non solo esiste, ma è anche economicamente, ambientalmente e socialmente conveniente, rivedere anche Confagricoltura: Toscana regione sempre più “bio.

Mercatino biologico Vicofaro
Mercatino biologico di Vicofaro

Non quindi un semplice settore anticiclico, o “di rifugio”, in grado al massimo di ridare ossigeno alla microeconomia diffusa delle aree marginali: si tratta proprio di un’economia sana che garantisce la biodiversità e l’ambiente, non a caso si parla di agroecologia.

Basti pensare al comparto della zootecnia, che fino a qualche generazione fa era integrata e connessa con l’agricoltura. In breve tempo si sono affermati gli allevamenti “senza terra”, i lager animali, dove i capi sono alimentati con cereali che richiedono un altissimo dispendio di acqua, energia, diserbanti e pesticidi.

Gli allevamenti estensivi di montagna e di collina si basano invece su un’alimentazione foraggera che implica una struttura aziendale che si occupa spesso di manutenzione del territorio prevenzione dal dissesto idrogeologico, un servizio altrimenti indisponibile, con tutte le conseguenze del caso.

Ma soprattutto l’alimentazione biologica espressione di territorialità e prossimità rimane la garanzia per la sicurezza degli alimenti. Qualche anno fa numerosi genitori battagliarono per un anno, vincendo anche, contro il comune di Pistoia, che aveva aumentato di un euro (più o meno) la tariffa delle mense di asili e scuole.

Il giorno che questi genitori, ma non solo loro, si mobiliteranno a favore della sicurezza del cibo e dell’ambiente, cioè della salute, segnerà sicuramente un auspicabile progresso della civiltà con benefici a cascata. L’opinione pubblica è convinta che il cibo dell’industria agroalimentare multinazionale, cioè quello di tutti i giorni, sia sicuro, ipercontrollato e norma per quanto riguarda tutti i parametri presi in considerazione.

Ciò non ha impedito, proprio nel cuore dell’Europa dei regolamenti e dei controlli,  lo scandalo delle lasagne Findus alla carne di cavallo, il pollo alla diossina, la mucca pazza ed i germogli di soia ai colibatteri, giusto per rammentare i casi più eclatanti che hanno lasciato parecchie vittime nell’immediato.

Le campagne di opinione portate avanti da associazioni di medici, come l’Isde, a favore del cibo sano, nutrizionalmente ricco e prodotto in un ambiente autenticamente compromesso, sono utilissime a creare la consapevolezza diffusa tra gli strati della popolazione più predisposti a cambiare le abitudini del consumo.

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