PISTOIA. La vita ha senso solo nei grandi centri urbani. Serviti da stazione ferroviaria. Sulla linea Roma-Firenze-Bologna verso Milano o verso Venezia. E ritorno. Perché abitare a Pistoia, amena cittadina della Toscana del nord, è un problema.
Solo dal punto di vista delle comunicazioni. Di massa, s’intende.
Ieri sera, ad esempio, siamo arrivati alla stazione fiorentina di Santa Maria Novella alle 21,20, in perfetto orario, a bordo di un comodissimo euro star partito da quella romana di Termini alle 19,50. Giunti a destinazione toscana, abbiamo consultato gli orari di partenza dei locali in direzione mare. A quell’ora, il primo convoglio in partenza per Pistoia, con destinazione finale Viareggio, era previsto per le 22,10.
Ideale, abbiamo pensato. Giusto il tempo di sciacquarsi le mani (ma dove?), urinare (1 euro) e casomai bere un caffè.
Ma appena abbiamo focalizzato, sul tabellone luminoso, il treno che ci interessava tra i tanti segnalati, abbiamo anche visto che a fianco del numero del convoglio erano segnalati 30 minuti di ritardo. Anziché 22,10, dunque, la partenza, nella migliore delle ipotesi (salvo un rincrudimento di quel ritardo) sarebbe stata posticipata alle 22,40.
Sotto il display luminoso, intanto, con il trascorrere dei minuti, il popolo della noche che deve tornare a Pistoia con il treno andava ingrossandosi. Abbiamo provato, noi che stavamo aspettando, a lanciare un’idea rivoluzionaria: visto che in stazione, fermi sui binari, alle 22,10 in punto, abbiamo contato almeno 8 convogli fermi senza che nessuno di questi desse la minima impressione di essere in procinto di partire, non si potrebbe utilizzarne uno sostituendolo a quello che lamenta il ritardo?
Qualche addetto ai lavori, al cospetto di un principio lapalissiano, ha spiegato che l’arrocco non è possibile per una questione di personale e che la cosa, apparentemente logica, semplice ed efficace, è in realtà irrealizzabile.
Ci siamo arresi e abbiamo aspettato. Alle 22,35 è finalmente giunto, da Viareggio, il treno in ritardo delle 22,10 e alle 22,40. Così come pronosticato dalle attese, siamo partiti. E alle 23,15, siamo arrivati a Pistoia. Appena scesi dal treno abbiamo fatto due calcoli, veloci, veloci: siamo partiti da Roma alle 19,50 e siamo arrivati a Pistoia alle 23,15. Tre ore e 25 minuti, un tempo tutto sommato ragionevole. La cosa anomala e tragicomica è che più della metà del tempo complessivo (un’ora e 55 minuti, per l’esattezza) l’abbiamo impiegata per coprire gli ultimi 40 chilometri del viaggio.
Aveva ragione Sepulveda: partire è un po’ morire. Ma al ritorno!