MONTAGNA PISTOIESE. Non ha meravigliato più di tanto chi vive in montagna il no espresso dalla maggioranza dei votanti all’Abetone (198 no contro 113 sì su 556 aventi diritto al voto) nel referendum sull’unione con Cutigliano in comune unico.
Infatti intorno alla metà del 1920 l’Abetone, allora frazione “Boscolungo” del Comune di Cutigliano, e in modo particolare i locali gerarchi abetonesi – capeggiati dal seniore Cimone Petrucci – avevano pubblicamente mostrato segni di insofferenza nei confronti del Comune di Cutigliano chiedendo al Governo fascista l’istituzione di una propria Azienda autonoma di soggiorno e turismo.
L’intervento dell’ingegner Lapo Farinati degli Uberti, podestà di Cutigliano, bloccò l’iniziativa sostenendo che, qualora si fosse addivenuti a una scelta del genere, questo nuovo organo doveva essere istituito nel capoluogo comunale.
Il suggerimento del Farinati – personaggio non fascista, ma assai considerato nell’ambito nazionale – venne accolto e Cutigliano, prima località della neonata provincia di Pistoia, fu dotata di questo importante strumento di promozione turistica.
Poi nel 1935 avvenne un atto (peraltro ripetuto cinque anni fa in San Marcello Pistoiese nella Comunità Montana Appennino Pistoiese) relativo a un grosso ammanco al Comune di Cutigliano originato dalla disinvolta gestione del dazio effettuata dal Comune stesso.
Lo scandalo – portato a conoscenza dei cutiglianesi dallo stesso Sindaco Farinati contro il diverso avviso dei reggenti il P.N.F. locale – sfociò nell’arresto del segretario comunale e di un messo notificatore. Come ulteriore strascico ci fu la solenne bastonatura da parte di ignoti dell’allora medico condotto, il dottor Ludovico Lipparini, fascista anche lui, ma unicamente colpevole di essersi schierato a difesa del podestà.
Quest’ultima vicenda determinò le volontarie dimissioni dell’ingegner Lapo Farinati da podestà di Cutigliano che – in odio ai reggenti fascisti cutiglianesi – si trasferì a Boscolungo e tanto brigò fin quando, nel 1936, questa frazione cutiglianese e parte di territorio dell’emiliano Comune di Fiumalbo furono accorpate per costituire il Comune di Abetone di cui venne nominato come primo podestà lo stesso ingegner Farinati che – da imprenditore – dette vita alla valorizzazione di quell’immenso patrimonio naturale della Valle delle Pozze ora Val di Luce, così pesantemente cementificata.
In questo periodo Abetone, che già dalla Belle Époque brulicava di turisti e di villeggianti estivi, stava movendosi con passi da gigante nel settore dello sport della neve per merito dei suoi grandi campioni. Da qui l’interesse di finanziatori pistoiesi e montecatinesi e la nascita di scontri e screzi tra loro, i loro sostenitori locali e il podestà Farinati. Il mutamento dei rapporti determinò l’abbandono del Farinati dalla carica di Podestà ed il suo successivo trasferimento nel Comune di Fiumalbo.
Scoppiata, nel 1940, la seconda guerra mondiale, e arrivata la linea del fronte all’Abetone, le superbe realizzazioni della Valle delle Pozze impostate e in buona parte realizzate dall’ing. Farinati divennero bivacco per i combattenti, rifugio per i pastori e, nel primo dopoguerra, fonte di approvvigionamento furtivo di materiale da costruzione.
Terminato il sanguinoso conflitto l’Abetone e l’intera Alta Montagna Pistoiese ripartirono alla grande. Furono riattivati gli storici alberghi e pensioni; ne furono costruiti di nuovi e, con essi, ripresero a pieno villeggiatura e turismo.
A fine degli anni 60 iniziò la realizzazione dei primi moderni impianti per la pratica dello sci favorita anche dalla novità della motorizzazione diffusa, figlia del cosiddetto “miracolo economico”. Ai soggiorni in albergo, in pensione e negli alloggi privati tipici della villeggiatura estiva, si sovrappose il “tocca e fuggi” con la conseguente riduzione della domanda alberghiera.
Per chi poteva o voleva nacque il fenomeno della “seconda casa” in montagna per qualche anno assurta a status symbol. Di contro si verificava una sorta di trapasso di potere economico e politico da chi fin allora (commerciante o albergatore) dirigeva la politica locale in favore dei cosiddetti “impiantisti” (in genere grandi finanziatori con forti appoggi politici o tra i cosiddetti “gran commis”) che tuttora agiscono in proprio a mezzo di prestanome.
Questa lunga introduzione serve come chiave di lettura del comportamento di voto espresso da poco più di un terzo dell’elettorato abetonese che, con 198 no, 113 sì e 1 voto nullo espressi da 312 votanti su 556 elettori, ha manifestato il suo dissenso alla domanda di unificazione con Cutigliano. Quest’ultimo – di contro – ha risposto con il sì di 641 voti, no con 58 voti e 1 voto nullo.
Il rispetto per il voto popolare non può esimerci da queste considerazioni:
- – il no abetonese risente indubbiamente dai ricordi di un neppure lontano periodo storico;
- – poggia sul credere che l’Abetone sia davvero una grande stazione invernale e (come tale) la pupilla della Regione Toscana e, conseguentemente, debba continuare a beneficiare dei fortissimi contributi finora ricevuti;
- – che le geremiadi abetonesi di non poter andare avanti; di dover licenziare migliaia di lavoratori possano davvero continuare a essere accolte come “parola di Re” dalla Regione Toscana;
- – che la stampa quotidiana (o meglio qualche giornalista locale) acquisti o mantenga la sua credibilità “sparando in cronaca” la presenza di migliaia e migliaia di sciatori per poi ospitare acriticamente i piagnistei degli impiantisti (ancorché troppo spesso sostenuti da associazioni di categoria, sindacati, politici e politicanti isolati) che dichiarano di non farcela.
Che senso hanno le ripetute richieste avanzate dagli amministratori abetonesi di avere l’assegnazione a titolo non oneroso di tutti i beni esistenti sul territorio comunale finora malamente gestiti dalla sciagurata ex Comunità Montana?
E, in fondo, mi chiedo: ma tra i 193 votanti abetonesi che hanno espresso il loro no all’unificazione con Cutigliano dal cui ventre è uscita gran parte del territorio del Comune di Abetone, non c’è proprio nessuno che rammenti l’apologo di Agrippa?
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