RICOPRIRE LO STERCO TUTTI SANNO
MA A FORZA DI PARÀLLO SI FA DANNO!
Strisce rosa, tinte di fresco
C’eri tu…
Strisce nòve, se ci riesco,
E cùccu ruccù...
Stessa sala del con[s]iglio…
Scusa,
Se son venuto qui, questa sera.
Da solo non riuscivo a dormire, perché
Di notte ho ancor bisogno del thè.
Vota tutto per favore: a letto
Mi devo riportare l’orsetto,
L’orsetto di peluche che mi hai dato tu
E cùccuru cuccùru ruccù
E cùccuru cuccùru ruccù…
QUANDO IL GIORNALISMO si faceva (o si fava? Come si dice, secondo l’Azzolina che riempie gli imbuti?) sul serio, non come oggi che GdF (non Guardia di Finanza) apre un cazzo di facebook e ci caca dentro quel che gli passa in testa, Valeriano Cecconi mi insegnava a pigliare opportunamente per il culo i politici che intendono pigliare per il culo il popolo, ma che – non meno spesso – venivano e vengono ancora «pigliàti per il culo» dai burocrati e dai cittadini.
«Prendi un argomento simpatico e sviluppalo perché può interessare. Parti e scrivi di quello: alla gente poi non interessa se in con[s]iglio comunale si parla della copertura di un km di fogna in più o in meno: è il particolare curioso che colpisce e fa parlare, perché è indicativo del livello mentale dei politici…».
Bravo Valeriano rompicoglioni! Bravissimo Valeriano del «in questo mestiere devi imparare a ingoiare almeno un cucchiaio di merda al giorno». Fare il giornale, noi, nati e cresciuti nella scuola fascista (fortunatamente) e non di Barbiana (schola asinorum), lo abbiamo imparato da lui: e stamattina la pillola di saggezza torna a pippo di cocco come un Viagrone da 100 a chi ha il mal della lumaca.
Con[i]glio comunale di Agliana, «hier soir, dirait la soi-disante Madame Blimunda, Premiata Ditta & C.».
Ordine del giorno. «Si discute la causa penale | contro Sculacciabuchi da San Rocco, | imputato di aver, con magistrale | arte, attirato un giovanetto sciocco, | e avergli messo in culo dieci dita | di grossa fava lucida e tornita»: si cita, a braccio, dal famoso Sculacciabuchi che va bene ai poveri campagnoli come chi scrive, non ai professoroni che leggono e traducono istantaneamente dalla splendente lingua di Lenin (l’Agliana di Baranowski era preparata anche a questo, ma ai tempi dell’amico professor Risaliti – oggi, al massimo, si arriva al tedesco commerciale di don Tofani, ragioniere estero al Pacini).
Se non siete ottusi come la testa di certi laureati in giurisprudenza, avrete/avretA/Aveta (Totò) bell’e capito che si parla di rosismo ossia della brillantissima idea di una consigliera FdI, Elena Innocenti, che ha portato in con[s]iglio una mozione per strisciare Agliana di rosa: parcheggi rosa, per le mamme rosa, onde corteggiare il popolo delle dèe rosate mettendo loro il sale sulla coda, come ci dicevano di fare ai passerotti per acchiapparli.
«È per sensibilizzare la gente al problema-mamma», la motivazione. La prima voce che s’alza dal con[s]iglio è quella di Oliviero Billi, che stavolta centra l’obiettivo: «Ma qqa’ parchégg?» osserva. E aggiunge: «La legge non prevede parcheggi rosa, come si fa, dunque, a chiedere al con[s]iglio di spingere questa idea?».
Il discorso non fa una grinza, anche se “appinza” la chiappa dei Fratelli d’Italia, che si sentono penalizzati e messi in difficoltà da un loro alleato. A cui s’accoda – soddisfatt’ assaje – il dottor Fabrizio Nerozzi, una sorta di tremendo censore sul filo tagliente della legge: «Apprezzo molto l’intervento di Billi. Anche perché se il codice della strada non lo prevede, come si giustifica “la verniciata a fiori di pesco” (quest’espressione è di chi scrive e non del Nerozzi – n.d.r.). E se sorgono contestazioni, chi è responsabile?».
Billi, pare, aveva ricordato anche che perfino la CdC (non Coda di Cane, ma Corte dei Conti – quella che sta rifacendo le bucce alle giunte Pd di Agliana) ha impicciato qualche Comune perché se Il lutto si addice ad Elettra (film, 1947), il rosa non ci azzecca (Di Pietro) con i Comuni.
Pànico nella maggioranza (ci spiace, ma Billi avait raison, ci picchiava) che si sente tradita. Risate fra le opposizioni.
Anche sotto i baffi e perfino da parte della signora Tonioni che, pure, fino a qualche anno fa, ha pranzato e cenato a Pane & Rose e che, quindi, col rosa ha una certa dimestichezza, lei alta, bella e slanciata come una turris davidica e florida come una rosa mystica (per spiegazioni dottrinali rivolgersi a Porte Aperte – può spiegarlo anche in lingua pakistana). AvetA capito bene?
Dal pànico al panìco. O più panìco o meno uccelli. Più panìco gettato e più uccelli a beccare. Fra il giramento del sindaco e l’imbarazzo visibile dell’assessore ai vigili e al personale, Ciottoli-sheriff.
Il Guercini (che avrebbe poco da dire perché è un reticente e un parolaio su posizioni cattocomuniste se non penta-stellate, almeno penta-sellinate) ha acquistato, dalla gioia, ben più di 5 chili in venti minuti; il Pd ha esultato con Pane & Rose; il Bartoli, 5 Stelle come i capelli di Lisa Simpson, ha concluso, con la sintesi di un Bonafede, che «se si sta pensando di riformare ancora il Codice della strada, è il caso di attendere (magari il tempo necessario a che 500 mafiosi tornino in carcere in monopattino) che Giuseppi assuma 450 esperti per decidere se sia il caso di autorizzare strisce rosa per te che ho votato stasera (Massimo Ranieri).
S-toccata e fuga. Nel mezzo del bailàm de lo con[s]iglio, il perfido Nerozzi diàccia tutti con una osservazione all’azoto liquido: «Ma leggetevi l’articolo xy del testo unico dei Comuni e capirete che non si può mischiare potere tecnico e potere politico come in questo caso!». E, colpo di fioretto a secco, dritto al cuore (per l’Azzolina e la Fedeli quore): «Ma la segretaria Aveta, non ha niente da dire in proposito?». Malelingue dicono che era alibi, altrove, da ’n’àta parte…
Silenzio di tomba. Passa qualche attimo e la consigliera FdI Innocenti ri-tira la mozione, cioè: ri-mozione dell’atto presentato (probabilmente ritenuto impuro [consultate il proposto di San Piero] dalla dottoressa Aveta: avrà forse letto l’articolo xy segnalato, dopo essere stata chiamata in causa dal Nerozzi?).
Débâcle finale! Una Waterloo in grande stile, suggellata da una fuga precipitosa del sindaco e tutti a letto, poi.
Quando Benesperi cestinava la falce e il martello di Agliana, era un Napoleone astro nascente. Ieri sera un generale in fuga e pronto all’esilio? Che farà, ora? Sparerà contro noi giornalisti invenduti e incontrollabili, perché focalizziamo le inefficienze della giunta del cambiamento? Ma questa giunta, dottoressa Aveta, è una forma di evoluzione della specie oppure una reformatio in pejus? Ce la fa a spiegarcelo, una volta che viene a Agliana?
Luke [Skywalker], battendo in ritirata, si è perfino lasciato dietro il suo comandante in seconda, l’assessore Ciottoli che, di recente, s’è fatto persin prendere per il naso da tal soi-disant Monsieur Marcello MC Cantini che sa più cose del Ciottoli stesso perché – evidentemente – le notizie gli vengono fornite, in maniera diretta, e di prima mano, dall’interno del Comune dell’Aglio, terra di mezzo in cui le truppe cammellate di Rino[ceronte] [nau]Fragai sono vive e vegete alle spalle di chi soffre la «sindrome del babbeo», quella del «fo una grande figura e mi ci beo». Fornite, le notizie, ovviamente, da dipendenti infedeli e inaffidabili, con il cervello pieno di sola vernice rossa.
Se fossi della maggioranza starei più attento al serpaio di Agrumia, invece di trattare certi stronzi e figli di puttana con il rispetto che gli riserva acriticamente il Ciottoli.
L’inesistente soi-disant Monsieur Marcello MC Cantini, Caccolìn de’ Caccolini, può farci querela per ingiuria anche sùbito.
Sempre che decida di mostrare al pubblico la sua faccia di cülo (citazione da Quattro matrimoni e un funerale, film del 1994), ammesso che ne abbia il coraggio – del che dubitiamo assàje.
La dottoressa Aveta che, quanto a fulmini e saette, fa concorrenza a Giove Padre, apra una bella indagine interna su chi, realmente, sputtana i suoi assessori (quelli che la hanno assunta e la pagano 50mila euro all’anno per due giorni e mezzo di presenza a settimana) servendo le notizie dei casini interni su un piatto d’argento a chi è abituato da sempre a mestare nel torbido del profondo rosso, soprattutto Anonimo Veneziano (1970).
Avviso ossimoricamente finale. Se si avrebbe avuto paura, non avessimo scelto di fare i giornalisti, ma ci sarebbimo fatti fare un posto ad hoc in Comune; avessimo frequentato il liceo statale “Linguetta Lecchini” di Lecco per funzionari pubblici; sarebbimo iti in chiesa a San Piero a ascoltare prediche antisalvini e filopalestinesi con lezioni di grammatica in pakistano e avrebbimo chiesto l’iscrizione a soci emeriti della Misericordia.
Salve Agrumia, mater Misericordiae… Sempre partigiani e mai partenopei, sancta Maria Mater Dei !
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Finché c’è fiato si parla
Orsù! Rivolgetevi alle vostre amicizie [«Coi quattrini e l’amicizia si va ’n culo alla giustizia»] e fateci chiudere Linea Libera.
Come disse il Canessa a Mario il postino, uno dei compagni di merende che lo aveva minacciato: «Dalla paura… ci tremano le mutande!»
One thought on “agliana & agrumia, unitevi! STRISCE ROSA, STRISCE DI CACCA: LA MOZION FINISCE IN… VACCA”
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