AGLIANA. [a.r.] È stato presentato il libro dedicato agli “Artigiani dell’etere” ovvero a quel contingente di avventurosi pionieri delle radio e tv private che, negli anni settanta, hanno promosso un evento di grande portata socio-culturale, culminato con l’esperienza delle tv private, targate “biscione”.
Ospite d’eccezione, perché certamente figlia d’arte, Paola Bardelli accompagnata da Massimo Nardini – coautore del testo – che ha ben riproposto l’epopea di Luigi Egidio – suo padre e padrone dell’emittente – nell’avventura di Tvl Pistoia, una realtà locale che oggi ha una diffusione ben oltre il confine della provincia.
Un momento d’ilarità è sgorgato tra il pubblico quando sono stati rievocati i frati del convento di Giaccherino, prima sede dell’osannata Telelibera: alcuni di loro si chiedevano se il loro “supporto” e aiuto fattivo – erano cameramen a tutto tondo – non avesse visto qualche conflitto con il loro ordinamento ecclesiastico e quindi, se non avessero a partecipare a qualche condannabile “sregolatezza”. Tali perplessità, furono fugate dopo pochi mesi, vista la naturale collocazione del clan bardelliano (“gente di Chiesa”) e la completa assenza di qualunque simbologia di natura pseudo-sessuale, che esonda sulla generalità delle altre televisioni.
Il vero demonio – è stato detto – è però arrivato nel anni 90: con il Drive In del gruppo Mediaset che, secondo Paola Bardelli ha “sciupato tanto” quell’aria di familiarità e vicinanza rappresentata dalla testimonianza di Tvl Pistoia.
Sobrietà, umiltà, rinuncia alle televendite (una vera tentazione del diavolo per una Tv privata), a royalty pubblicitarie, assenza di “donnine” e maghi: una televisione mai urlata, con bilanci sempre in pari o in deficit, guidata da scelte di rilievo etico per mantenere la necessaria dignità che si sarebbe richiesta ad una voce del popolo, sul territorio.
La ricerca di uno stile proprio di rinuncia a lavorare con le agenzie commerciali ha però premiato, ha sottolineato la figlia-erede di Tvl: oggi la tv di Luigi Egidio vanta 21 dipendenti e nessun licenziamento doloroso. Insomma una filosofia di indirizzo che è stata lungimirante e di sicuro apprezzamento per la comunità degli ascoltatori.
La gente, oramai percepisce Tv Libera come una entità propria del territorio, ineluttabile e divenuta una realtà culturale che ha impregnato la città, ormai abituata alle romantiche scenografie, spesso autoprodotte, ai palinsesti sregolati e spesso sprogrammati, giusto per la più genuina vocazione artigianale e familiare dell’emittente.
STORIA A RISCHIO
DIO CI SCAMPI dagli accademici! Ne abbiamo avuti, per anni, alla guida del Paese, e guardate fin dove ci hanno portato. L’ultimo è stato quel faccia-di-capitone di Monti, tutto “casa-chiesa e fiscal compact”, ed eccoci traghettati (Pd complice e artefice primo) in una Nazione che non ha un governo eletto, ma cooptato da un bolscevico che guida le sorti di tutti a prescindere.
Vizio PD (Partito Demo&Cristiano, oggi), quello di manipolare la realtà dei fatti. Dall’università – notoriamente covo di partito – le scelte non sono quelle di una vera e propria ricerca a tappeto, equilibrata e calibrata, ma il vizio tendenziale di limitarsi ai fenomeni macroscopici, evidenti e perciò visibili: più facili per ricreare una storia che naviga a vista tra luoghi comuni e scontate ovvietà espressive.
Un po’ credo sia capitato anche all’opera presentata a Agliana. Ho detto credo: sono quindi sulla laguna dell’opinione. Non provate a farmi dire quello che non dico o non ho detto. Ciò che affermo, invece, è che le osservazioni portate avanti nella serata di cui stiamo parlando (se sono come mi giungono dal resoconto), sono assai da ridimensionare, perché impregnate di contesto emotivo e spregne di analisi logica e dei contenuti.
Che Tvl abbia 21 dipendenti, tanto meglio per l’occupazione. Che abbia rinunciato a televendite e cose simili, beh, su questo ci sarebbe molto da dire. Ma sicuramente una delle prime cose è che se Tvl non fosse stata sostenuta da fiumi di quattrini pubblici (cioè nostri e a nostra più o meno insaputa – andatevi a ricercare i relativi post su Quarrata/news), avrebbe senz’altro fatto molta meno strada di quella che le è riconosciuta.
C’è stata, in Tvl (che è, come lo Spirito Santo, una e trina nella persona del suo patron/padrone Luigi Egidio Bardelli e famiglia, più Aias, più Apr, più Maic-Maria Assunta in Cielo etc. etc.) fin troppa aderenza alla realtà locale: una realtà compressa e tenuta sotto il coperchio della pentola a pressione, che ha impedito una vera informazione per come deve essere fatta e proposta alla gente (vedi).
Alcuni esempi di come ha lavorato questa tv-familiar/padronale (che tra l’altro era nata a sostegno dell’Aias, ma poi è diventata un social business) si rintracciano nel licenziamento di Luigi Scardigli a botta (vedi e vedi), nell’allontanamento di Gianluca Barni, nella commistione e conflitto mai risolto di interessi (Aias/Apr etc.) sanzionati anche dall’Ordine dei Giornalisti della Toscana, nel silenzio della redazione della tv sul tracollo delle vicende Apr dinanzi al Tribunale civile di Roma (vedi), dove Bardelli ha perso banco & chicchi. Insomma, tutta una serie di questioni sostanziali che incidono in maniera sostanziale sulla qualità di un servizio che – forse – non è stato un vero servizio al diritto di essere informati dei cittadini della provincia e oltre. Una serie di questioni su cui si fa (e si fa fare) sempre silenzio perché nessuno ne parli.
In questo e per questo, probabilmente, sarebbe assai meglio lasciar perdere incensi e orpelli e passare, molto pragmaticamente, in rivista la realtà effettuale. La nascita delle tv private fu tutt’altra cosa: non c’è dubbio. E quando verrà fuori davvero, chissà che molto non cambi oltre il velo borotalcato e gentile, quasi francescano, dell’apparenza…
Edoardo Bianchini
Bibliografia:
Fra gli esclusi ho dimenticato Loppa e Bracco… Perdono.