Fervente cattolico, una anima pura si è spento Emanuele Giacomelli, conosciuto anche per la sua empatia umana per le persone tutte e l’abilità di giocoliere, che lo impegnava a divertire grandi e piccini
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MONTALE — AGLIANA. Chi ha avuto il privilegio di conoscere Emanuele, sa che l’aggettivo “integerrimo” era limitato per descriverlo appieno. Conosciuto anche come “il mago” era solito intrattenere i bambini con degli spettacoli di abilità che, seppur elementari, stupìvano tutti per la sua attenzione e sincera dedizione, che sfociava nella soddisfazione di regalare un sorriso ai bambini e – chi scrive lo sa bene, per conoscenza diretta – gli adulti.
Da pochi mesi, aveva raggiunto il lavoro da lui agognato e ricercato da sempre: conducente di autobus scolastico. Le famiglie dei ragazzi erano contente di sapere di lui alla guida dell’autobus che, con l’atteggiamento dell’optimum pater familias, non esitava a tardare qualche minuto pur di attendere un bambino soprattutto se era “meno fortunato” di altri.
Emanuele ha lasciato la vita terrena il giorno dell’Epifania e noi lo ricordiamo con una bella immagine tratta in un’indimenticabile manifestazione pro-life a Verona, dove siamo stati coinvolti in un consesso di gioia e amicizia tra migliaia di sconosciuti, legati dai più alti ideali contrari al main stream imperante.
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Siamo sicuri che ci approverà per questa nota di colore che vogliamo usare nella rievocazione della sua costante azione in difesa della vita e delle persone, che non è stata unica: autentico testimone di Cristo su questo pianeta era munito della più fervida Fede.
Volontario presso la Parrocchia di Spedalino, dove era un catechista impegnato, in molti – sconvolti dal dolore – lo ricordano nella sua più positiva intransigenza in difesa dei valori fondanti l’ortodossia della Fede: Emanuele, con la sua levatura morale, suscitava nei ragazzi un rispetto genuino e sincero perché espressione della pratica, non della solo predica.
La sua coerenza ai canoni cristiani è stata esemplare risultando un modello sconosciuto, che permetteva il risveglio dei sentimenti di Amore e Carità Cristiana propri dei fedeli di un tempo. Sentimenti oggi cancellati dal deterioramento morale indotto dal relativismo moderno.
Lo ricordiamo per la sua semplicità e passione, quando criticava il consumismo diffuso, propugnando la cultura pro life e contestando a fiuto le banalità dei comportamenti conformisti, diffusi per come collegati allo stravolgimento dei ruoli dati dal progresso dei tempi moderni ovvero del “falso progresso” – diceva lui – che disgrega le famiglie e deteriora l’Amore per il prossimo: era questo il cardine esistenziale che richiamava spesso in ogni discussione e che era da lui considerato un mattone fondamentale per lo stile della Vita cristiana.
I Parroci Don Antony Mennem e Don Cristofoaro Dabrowski lo ricordano con rimpianto e stupore, non riuscendo a capacitarsi della sua morte: una morte però, da “uomo libero”. Alcuni ci dicono di scrivere, che sono sicuri che sarà entrato in Paradiso – come ha spiegato un suo allievo – e senza bisogno di bussare alla porta.
Lascia attòniti nelle lacrime, Barbara la sua dolce e innamorata moglie con tre figli e un nipotino, la madre e le amate sorelle.
La sua superiore esperienza umana, ha permesso a molti di fare riflessioni su tematiche “controcorrente” coinvolgenti e appassionate come scrivono gli amici – pochi ma sinceri – semplicemente adulatori della suo modo di porsi, nella massima umiltà dalla quale nasceva il suo carisma coinvolgente.
In tanti lo piangono – e chi scrive è tra i primi – per la sua ingiusta dipartita che lo ha visto soccombere dopo una battaglia impàri, con il virus dei nostri tempi.
Alessandro Romiti