AGONIA UNISER, DICEVANO CHE ERAVAMO CATTIVI E INVIDIOSI…

La sede Uniser di Pistoia

PISTOIA. Doveva finire in maniera  poco gloriosa, e così è accaduto. Uniser, il famoso polo universitario di Pistoia, tanto strombazzato allora quanto dismesso oggi, è solamente un dopolavoro intellettuale per pochi seppur validi esponenti della “intellighenzia” locale.

Il Comune di Pistoia, dopo la Camera di Commercio, la Provincia e le stessa Università di Firenze, hanno nel tempo annunciato il loro proposito di uscire da questo consesso, anche in virtù di norme, come la Legge Madia, che per il Comune di Pistoia, se fosse rimasto ad elargire più di centomila euro annui, avrebbe potuto significare una bella visitina della Corte dei Conti.

I pettegoli che pensano male ma talvolta “ci azzeccano”, hanno sempre detto – e scritto – che questo ennesimo carrozzone era funzionale solo alle ambizioni di carriera di qualche figlio predestinato a fulgida e riconosciuta carriera: e così è stato.

Raggiunto l’obiettivo, adesso solo la Fondazione Caripit del famoso Prof.  Ivano Paci ed ora di un confratello di ceppo democristiano, suo successore, si tengono sul groppone e foraggiano questa istituzione avvalendosi, in un consiglio a tre, di due figure di indubbio prestigio quali il Prof. Pagnini e il Prof. Fusari.

Viene onestamente da chiederci, visto che la carica comporta anche  un miserrimo corrispettivo economico, chi glielo faccia fare.

Alla pletora dei clientes di un tempo che omaggiarono questa creatura di sì alto spessore culturale, resta solo il malinconico osservare un cosiddetto corso di laurea in scienze infermieristiche, un corso che visto il numero dei partecipanti si sarebbe potuto tranquillamente svolgere in un qualsiasi fabbricato di pubblica proprietà comunale o provinciale.

Che dire? Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole e più non dimandare.

Ma noi continuiamo a domandarci perché denari pubblici, seme prosperoso della fondazione Caripit, siano serviti solamente per personali ambizioni e casati di suburbano lignaggio. Come i centomila euro di titoli spazzatura che sono ancora lì, come la faccia di un nostro male emerito cittadino sul frontale del Palazzo Comunale…

Qui entra in campo, e nel pratico e non altro, la nuova amministrazione comunale che ha spezzato le catene catto-comuniste dopo settanta anni.

È indubitabile, e lo abbiamo scritto e riscritto, che la Fondazione Caripit è la vera e sola signora di Pistoia; dalle sue voluttà dipendono progetti e, naturalmente, consensi e favori.

Ci attendiamo che la nuova amministrazione si interfacci con questo vetusto e poco odorante potere con la pretesa di chi non deve chiedere ma pretendere.

Pretendere che i denari di cittadini autoctoni e da decenni portatori di benessere di questa semi-pubblica istituzione siano impiegati non come “gentilesca” mercede concessa al popolo ma come doveroso rapporto di benessere che la Città fornisce e la Fondazione ha il dovere di redistribuire.

Senza cattedre e senza giochetti predisposti da Cicero pro domo sua.

Dicevano che eravamo cattivi e invidiosi.

Anche qualche “politicamente trombato” ha pensato di acquisire meriti e bonus da spendere per il futuro con qualche denuncia di comodo.

Tomasi, levateli dai piedi.

[Felice De Matteis]

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