Sarà un bello spettacolo quando la barca della «giunta decolorata» di Agliana andrà a sbattere contro gli scogli della sua stessa incapacità operativa fatta di cattivi consigli e di sostanziale inettitudine nel decidere scelte efficaci e produttive per la collettività. Il problema della lettera anonima ricattatoria, delle querele ai giornalisti e del prefetto Iorio che sembra non sapersi muovere…
DA UN OVÌN VIEN L’AGNELLONE
ASSESSOR SEMPRE IN AZIONE:
CI MINACCIA OGNOR FEROCE
MA NON SA D’ESSERE IN CROCE. . .
È QUASI INCREDIBILE che, da un cosìno così tenero e delicato, alla fine possa venire su anche un agnellone di dio che toglie le castagne dal fuoco a BeneSpari; un cosóne come Maurizio Ciottoli, assessore (ma solo a parole) sceriffo e giustiziere di un Comune come quello di Agliana: comunista senza ossigeno da 75 anni e invaso/pervaso/okkupato da truppe che si permettono di pigliare per la mano (e per il culo) i propri amministratori e farne, come si dice, di pelle di becco.
Anche il becco è un ovino, non di Pasqua né sòdo, ma un po’ malcresciuto e adatto solo alla monta: cosa che sanno sanno fare perfettamente perfino gli scemi – guardate solo quanti imbecilli vengono al mondo e capirete.
I popoli hanno i governi che meritano. Non l’ho detto io, ma uno molto più intelligente di me. Evidentemente Agliana può avere solo governi rossi «comm’ ’a cappèll’ r’ ’o cazz’ ’e pàrete» della famosa barzelletta di Pierino napoletano e della mammina gentile che minaccia il figlio con la delicata espressione di cui sopra; o governi decolorati che, come la giunta BeneSpari, una volta al potere si connotano per schizzi di cacaiola non da Covid ma da impotentia coeundi, che in questo caso non indica «l’atto dello scopare», ma la capacità mettersi collaborare seriamente insieme con altri: il verbo latino coeo significa, appunto, «mettersi, stare, andare insieme».
Prendiamo, nell’attuale, il governo decolorato aglianese. Decolorato perché non si sa di che colore sia: non è nero, perché se fascista avrebbe certamente sia palle che polvere al posto giusto; non è leghista, perché i pochi elementi leghisti che ènno dentro alla giunta, si rincorrono nella più o meno scialbata incapacità di stare dietro a bilanci e a comportamenti della seconda squinternata componete: agnelloni, pensieri deboli di sindaci che scappano come gechi sulle pareti, e Avvanzi incompatibili per le loro doppie vesti divise fra Misericordie di quei geni stile l’Artiòlo, e la funzione di assessore alle associazioni locali del territorio. E tutti zitti.
Detto tra noi – tanto querela in più o in meno in chi, come Linea libera, ne ha più delle corna di un corbello di lumache, è solo un medagliere d’onor civile! – questa è la giunta delle braccia a terra: è arrivata, s’è seduta e s’è messa in mano al Pd, dalla scelta della Lucilla, la dottoressa che ha fatto carriera rinunciano ai piaceri della vita domestica, alla incontrollata paura dei comunisti impiegati in Comune.
Poi si è fatta accudire dalle affettuose attenzioni della dottoressa Aveta che, stando alle narrazioni dei capigruppo, è una specie di “contributo unificato” della giunta: per tutti risponde lei – anche se magari sbaglia la conta dell’òva deposte dalle galline in consiglio, e fa passare anche i provvedimenti palesemente bocciati.
Ci credo, Agnellòpulos Ciottòlico, che il Vannuccini, con quel suo visetto a sorriso di stampo stretto un po’ emorroidale, e quella bella figliola della ex-sindaca Luisa Tonioni, se la ridano (ci soffia sopra anche quel bravo concubino di Alberto Guercini) sotto i baffi per le figure che avete inanellato dal 1° luglio dell’insediamento in poi.
Siete, in buona sostanza, solo una piccola armata Brancaleone che un paio di giorni fa un importante personaggio di Agliana – che conoscete tutti benissimo e di cui, evidentemente, non posso fare il nome – ha definito impietosamente una giunta di ragazzi, non indegna di partecipare alla prossima edizione della Corrida, il famoso programma di Corrado.
Siete ganzi perché credete di essere unici e irripetibili: e, nella vostra un po’ patetica ingenuità, lo siete senz’altro. Prova ne è la questione e la gestione di una delle cose più gravi e sporche che siano capitate a una giunta: la minaccia estorsiva che vi fu rivolta da qualche pezzo di merda dei vostri dipendenti che, in combinata con qualche suo familiare nullafacente e qualche altro stronzo galattico che lavora sempre nelle vostre stanze pubbliche, osò prendervi ben bene per il culo minacciandovi di sputtanamento totale se non aveste fatto la cosa che vi stava chiedendo: falcidiare i suoi nemici personali.
Questo infame dalla faccia perbene e seria – che voi sapete bene chi sia, e di cui, credo (posso credere?), avete le prove – e dall’anima merdacea cupa come il buco del culo di un nero nudo a mezzanotte sul mar Nero (battuta di Carlo Lapucci: se non sapete chi è tornate a scuola), vi ha raggelato il sangue: ma è stato più facile per voi chiamare mamma-prefetto ed accusare Linea Libera di non si sa che cosa nei vostri confronti. La denuncia che dovevate fare, l’avete fatta? Qualcuno dice di sì; che vi siete rivolti a GdF (stavolta Guardia di Finanza e non Guido Del Fante scooterista).
L’Agnellone (detto segatura per ciò che ha in testa) incontra il Romiti al consiglio (e lo chiama testone vòto) e allude a chissà quali «catastrofi pasquali» perché spera che i magistrati diano, a me che scrivo e al Romiti che ha scritto, una bella legnata tra capo e collo. Almeno così mi ha fatto intendere…
Vedremo cosa accadrà. In tre – Ciottolone-BeneSpari-Aveta – avete fatto di tutto per svincolarvi da un obbligo che cade su di voi in maniera assoluta: rispettare la legge.
Con la famosa lettera anonima-ricattatoria del merdoso dipendente di Agliana, erano stati commessi almeno 12 reati (molti dei quali perseguibili d’ufficio): quello che a me interessava era il fatto che lo stronzo-perbene aveva violato anche mia corrispondenza personale.
Avete preferito fare i furboni e mi avete negato ciò che mi era dovuto per denunciare le merde violatrici delle mail: tre succubi di un fetente bene ammanigliato all’interno del Kgb aglianese residente in Comune – in tre, associazione per delinquere?
Mi dispiace, Trio Lescano, ma siete tre elementi perfetti per una carciofaia di quelle da coltivare sotto l’inceneritore di via Tobagi.
E non contenti di avere prevaricato la legge a favore di certe merde, peraltro vostre eterne e giurate nemiche, vi siete precipitati dal prefetto Iorio per piangere perché Linea Libera vi aveva rubato chiocche e bòcchi (chi non sa cosa erano, se lo faccia spiegare dagli ultrasettantenni di San Piero).
Pòeri pupàttoli un po’ come Righetto dal ciuffo nei Racconti Mamma Oca! A voi garbano i prefetti: avreste baciato l’allucione scoperto anche alla precedente rappresentante del governo, l’Emilia Zarrilli, perfettamente adatta a quell’accozzaglia di residui di minestrone rosato (= gli òmini di… Conte alla rovescia!).
Ha ragione, caro Agnellone e BeneSpari e Aveta, l’Ambra Torresi quando dice che codesta giunta fa acqua di cottura-verdure (zucchine) da ogni parte; e che madonna Katia Gherardi è incompatibile: sono convinto che non dia di fuori, ma che centri perfettamente l’obiettivo.
Una volta, al baraccone dei burattini di Agliana, c’era Mangiafuoco/Rino[ceronte] a muovere le marionette. Ora c’è il Circolino dell’Oratorio, con don La Pietra e suora Sonia che vi indicano la via. Secondo me – potrei però anche sbagliarmi, io non sono infallibile come voi o come il vostro don Tofani – siete già a un buon punto per finire dritti contro gli scogli. Che sono duri come la testa dell’ Agnellone di dio che toglie le castagne dal fuoco a BeneSpari.
Ci dite chi è, intelligenze divine, che dovrebbe andarsene a prendere residenza a Montemurlo?
Vi metto, per ora in maniera oscurata, la lettera di risposta che una segretaria generale e due po[l]litici hanno avuto il coraggio di firmare e inviarmi. Prima o poi tolgo la censura: e vi scompiscerete dalle risa! È una promessa.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Art. 21. Almeno a Gerlando ditegli la verità,
tutta la verità, nient’altro che la verità…
La gloria di Colei che tutto move,
lì, nell’Agliana penetra, e risplende,
ma in Comune di più e meno altrove.Al barbecue che l’Agnellone accende,
fu’ io, e vidi arrosti che ridire
né sa né può chi ne squarciò le tende…[pseudo Dante, Paradiso del Calice, 1, 1-6]