DESTRA SINISTRA SOPRA SOTTO E ALLATO
MA DOV’È IL NUOVO TANTO STROMBAZZATO?
LA TRAGEDIA greca spesso e volentieri ha espressioni di esternazione di dolore di questo tipo: oiòi, aiài, ototòi, popòi popòi. Uno di questi gridi si addice, come il lutto a Elettra, all’assessore sceriffo (dieci ne fo e una sola ne imbìffo) Ciottoli, che anche oggi dovrà correre a rotta di collo dal proprio avvocato a chiedergli di querelarmi perché esprimo liberamente un’opinione sulla sua sostanziale incapacità di più o meno qualsiasi opera che non sia il cambio di una batteria o il tràino di una macchina rotta.
Eppure c’eravamo tanto amati… Anche con Luca, il sindaco che va dritto nella buca, e che si gasa perché, definito da me meravigliosa creatura di Gianna Nannini, non è arrivato, dall’alto della sua laurea in giurisprudenza, a capire la differenza che passa tra un complimento e una presa di culo.
Questa di Agliana/Agrumia è una giunta dantesca, ma da sFarinata (degli Uberti) perché questi 5 assessori vanno, come i famosi dilettanti allo sbaraglio, in cinque direzioni differenti.
Di loro mi sembra di ricordare che due soli hanno fatto un po’ di opposizione (Benesperi e Ciottoli), ma gli altri sono lì, senz’arte né parte, cooptati o perché imparentati con qualcuno del partito (uno di quelli del centrodestra) o perché presi e catapultati nella melletta di Agrumia dalla melletta delle zone del Padule. Il resto è nebbia e foschia in Val Pantana, stando alla descrizione che la Blimunda fa di Agliana-Agrumia.
Se le 5 dita che suonano il piano (destra o sinistra, per me pari sono) andassero come la giunta di Agliana, ci sarebbe da divertirsi a tutta stecca anche in un concerto in cui si suonasse semplicemente Viva la pappa col pomodoro.
Insomma oggi il Ciottòl dovrà correre dall’avvocato del diavolo per abbattere non il mostro di Loch Ness, ma quello stronzo del Bianchini, una volta (massimo tre…) compagno di mensa ed oggi feroce oppositore del regime di centrodestra: epperfòrza, cazzo! L’Inciottolata/Legata di Agrumia si comporta con parametri di squisita autorità-fasciona, visto che il gran cambiamento promesso e sbandierato, s’è tramutato in una reformatio in peius (peggioramento. Lo traduco perché non son certo che certi avvocati – e in giunta ce ne sono tre, con l’Aveta – sappiano cosa sia anche se si sono laureati con 110 & mode, come va oggi la cosa. Ed ecco le novità di giornata.
IL GUFO DICE:
LA DONNA DELL’ANNO
L’abbronzatissima Lucilla Di Renzo, la donna che ha tanto lottato per la carriera, fin dall’inizio coronata da pienissimo successo grazie alla sua fedeltà verso le terre del PoDere; la medichessa che ha affrontato miliardi di sacrifici per arrivare (alle ferie radical in Sardegna con abbronzatura politically correct assicurata?) e che altrettanti ne dovrà affrontare per risolvere il problema-code delle analisi (dovrà, infatti, faticare contando i nomi della gente che lavora in laboratorio, perché certo lei non sarà tenuta a lavorare anche di sabato e domenica, Pdirigente com’è…): chi l’ha scelta, davvero, come donna dell’anno?
Perché qua, Ciottoli o sassaiole, c’è oscillazione di tradizione nella narrazione dello svolgimento dei fatti. Qualcuno ha detto che l’ha scelta la giunta; qualcun altro il Benesperi, la meravigliosa creatura, una sorta di Cosmopavone dei cartoons giapponesi; altri ancora parlano di scelta già pensata dalle ultime truppe in fuga di Giacomo Mangoni: ma in realtà sembra che l’òvo (sodo) di Pasqua lo abbia portato ad Agliana-Agrumia il referente unico della cultura ultrasettantennale di sinistra, quel Paolo Pierucci che avrebbe deciso come il papa motu proprio (cioè da sé): «Allora, Pierucci, te che tu te ne intendi… Chi s’ha a fare donna dell’anno?». «La Lucilla Di Renzo, vai!». «Ce n’è altre di papabili?». «No!». «E allora che la Lucilla sia!». Fuori una! Fatto. E il giorno dopo la Lucilla a mangiar mele nell’orto del Getsemani del San Jacopo, nera come un “fumicone”, dicevano i vecchi.
L’AIRONE DICE:
«GUAI A CHI PARLA CON “LINEA LIBERA”
O GLI TRONCO LE GAMBINE
E LE BRACCINE»
E qui siamo in area vesuviana. La signora Aveta ha pronunciato questa frase due giorni dopo che era sbarcata ad Agliana: probabilmente perché Linea Libera è irritante. Ma è irritante anche il Covid-19: perché non provi ad ammazzarlo, se ti riesce? Questo giornale, che fa sclerare il Ciottoli, fa bene alla salute di chi vuole sapere e conoscere i casini di Agrumia alla perfezione.
Per esempio: ieri vi abbiamo parlato delle posizioni all’arma bianca del dottor Nesti con il dottor Benesperi (la guerra dei mondi) e stamattina chiudiamo il cerchio, facendovi sapere che – secondo le Fonti del Clitunno, nonostante il dottor Nesti si fosse opposto all’archiviazione della sua querela contro il Benesperi, sembra che la cosa sia finita nel cestino e che la meravigliosa creatura possa tranquillamente sfarfallare, a destra e a manca, ormai tornata in assoluta e incontrollabile libertà.
Applausi. Cala il sipario e tutti tornano a casa dopo avere assistito alla sacra rappresentazione di un ex funzionario che ad Agrumia ha “fatto causa a tutti” tranne che se stesso – ma solo perché giuridicamente impossibile.
L’IBIS DICE:
I FIGLI DI MIGNOTTA
SPUNTANO FUORI A BOTTA
Intanto chiariamo che una delle leggende sull’Ibis, uccello sacro agli egiziani, narra che questo volatile avrebbe il vizio di essere coprofago (greco kòpros = merda), cioè mangerebbe la cacca.
Ecco: nel Comune di Agrumia, regno della giunta Benesperi/meravigliosa creatura, c’è (o ci sono) un figlio (o una serie di figli) di puttana che viola/no le caselle di posta elettronica degli impiegati; entrano nel sistema informatico e, dopo aver fatto copie illegali di corrispondenza, spediscono letterine minatorie/ricattatorie al trio Benesperi-Aveta-Ciottoli.
Non rompete i coglioni, puritani del Pd, affiliati alla Misericordia e filopartigiani dell’Anpi: la cultura di Agrumia arriva qui e qui si ferma. Ad Agliana – come racconta il fu don Nesti in Provincialia, libro ben noto anche al sindaco stile-Nannini – non era resistenza ammazzare solo i fascisti, ma anche gente comune che stava sui coglioni ad altri che di antifascismo si fasciavano dalla testa ai piedi come la mummia di Amenhotep.
I tre dell’Ave(ta) Maria non ne vogliono sentir parlare, ma la cosa è certa; è un bel panettone di reati uno dietro l’altro; porterà male a chi, come la giunta aglianese, non ne abbia fatto denuncia a chi di dovere nei tempi di legge (= immediatamente).
Anche qui un ricciolo con crema al burro: dei troiai dei figli di puttana che hanno violato il sistema del Comune, quattro assessori (Federico Ferretti Giovannelli, vicesindaco, anch’egli laureato in giurisprudenza; Katia Gherardi, Greta Avvanzo e Giulia Fondi) niente sapevano e crediamo che ne abbiano chiesto spiegazioni al Trio Lescano.
Il cerchio si chiude e tutto torna: eran 5 assessori e un sindachino e ognun tirava l’acqua al su’ mulino. Cioè: una giunta da… sFarinata degli Uberti.
A Ferretti Giovannelli, infine, chiedo un favore. Quando il senatore La Pietra, a presa di culo, gli chiederà di nuovo di salutare me, Edoardo Bianchini, mi faccia la cortesia di rispondergli così: «Il Bianchini risaluta e dice: io non ho mai fallito un colpo, Patrizio. And you…?». Grazie, Giovannelli!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Articolo 21 con tutti i contenuti, le forme e i riccioli
Personalmente ritengo (opinione, libera e perciò insindacabile) che il segretario del Comune di Agliana non abbia ineccepibili competenze giuridiche: o altrimenti non mi avrebbe risposto come mi ha risposto insieme a “Bello e impossibile” e all’assessore sceriffo.
Chissà che uno di questi giorni non vi pubblichi la mirabile lettera inviatami dal Trio. Vedremo…