agrùmia mellettósa. MA BENESPERI, AVETA E CIOTTOLI CE LO VOGLIONO DIRE O NO COSA INTENDONO FARE DA GRANDI?

Mesi e mesi di arresti, processi e rinvii a giudizio per cosa? Per l’incapacità o la non volontà della procura pistoiese di far luce su fatti chiari anche alla vista cecata di una talpa? Processi politici a Linea Libera e alla comandante Turelli solo per garantire impunità a chi non ne aveva il più pallido diritto?


Ciottoli, Aveta e il pupo. Compleanno di Pedrito. Avranno o no smesso di ridere soddisfatti di avere affondato Agliana?

PARTÌ PEDRITO CON IDEE BALZANE

E DI MOSCHE EBBE PIENE LE SU’ MANE


 

Benesperi è un falso ruminante. Lo dice solo per negare la sua incapacità politica…

 

Ora è arrivato il tempo che i magnifici tre – Luca Pedrito Benesperi, Paola Aveta e Maurizio Ciottoli – si decidano a dirci cosa hanno intenzione di fare da grandi, tanto è il danno da loro prodotto contro Agliana e il suo popolo.

Finora hanno giocato a ping-pong. Ma ora che il cadavere, la corruzione di Agrùmia, sta venendo a galla gonfio di gas da decomposizione, dovranno pur decidersi a prendere decisioni che hanno sempre rifiutato di adottare fino dai loro primi passi sbagliati del 2019, l’anno del cambia-tutto perché tutto resti com’è se non peggio.

BENESPERI voleva per forza essere fatto sindaco per cancellare il problema Nesti che – come tutti ben sanno – rasenta il massimo grado di sconcezza.

Eletto, il sindachino prima iniziò a sentirsi male e voleva dimettersi; poi ci ripensò. Si accordò/non si accordò, vedremo; tradì (e questo è certo) chi lo aveva aiutato; calunniò (e questo è sicuro) i suoi sostenitori sostenendo, con certificati medici di comodo, che la cacaiola gliela avevamo fatta venire noi di Linea Libera, quando tutta Agliana sapeva e sa che Pedrito di diarrèe ha sempre soffrìto. Ma è inutile dirlo a una procura cieca, sorda e muta.

LA SEGRETARIA Paola Aveta fu informata di ogni minimo particolare delle sconcezze in atto sin dall’inizio, ma non ha mai voluto fare il proprio dovere: quello di riferirne alla procura, come avrebbe dovuto anche quale responsabile dell’anticorruzione.

Certo aveva avuto, prima di sé, illustri «mali esempi» nelle segretarie Madrussan e D’Amico: ma ciò non la esimeva dal compiere gli atti di giustizia in nome del buon nome di un Comune che, con l’affare Nesti, il buon nome lo aveva perso da mo’.

CIOTTOLI lasciamolo stare. Anche perché un assessore esterno, quarratino ed estraneo al tessuto socio-economico aglianese, che aggredisce un giornalista di Agliana, fra l’altro suo amico di vecchissima data, nell’edificio comunale (insomma a casa sua, del Romiti), è davvero l’emblema del dissesto morale di questa scompisciata nazione in mano alle bande più disparate dell’improvvisazione e della vergogna.

Era partito così. Poi si vergognò e finì col calare le braghe (per più motivi)

Al di sopra di questa sorta di discarica degna dell’inceneritore di via Tobagi, aleggia, in nero, il comportamento per nulla trasparente di procura e tribunale che, coadiuvati nei loro poco chiari consigli, da relazioni e indagini di polizia giudiziaria quantomeno discutibili (ove non anche viziati di palese incompatibilità), hanno favorito un’equa distribuzione dell’ingiustizia con inammissibili protezioni e favoritismi tollerati da tutti in un ignobile colpevole silenzio, a nostro giudizio di chiara matrice politico-mafiosa.

Se ne prenda atto. Si pensi a scattivare il marciume. E si consenta, a quell’obbrobrio benignano di Sanremo sull’art. 21 della Costituzione, di permettere a tutti – e dunque anche a noi che non siamo né stalker né persecutori né altro – di esprimere più che le nostre opinioni, un’aspra, sacrosanta critica alle vergogne che stiamo vivendo in questo secolo di Medioevo prossimo venturo.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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