agrùmia o scarafonia? IL CENTRODESTRA BIS(CHERO) DI MINKIOLÌN & CIOTTOLI INCAMERA LA SINISTRA TORRESIACA E SPARA IN ORBITA UN MOSTRO FLUIDO DI PAPPA AMMINISTRATIVA A INCIUCIO MULTIPLO SIGILLATO DAL LA PIETRA

Consiglio comunale della vergogna ovvero incoronazione dell’indegnità degli intelligenti mellettósi. E Nerozzi, il grande escluso – e non poteva essere diversamente –, ha deciso di non farsi vedere. Lo avevano già tradito nel 2019 negandogli la promessa presidenza dell’assemblea (che andò invece a Milva Pacini), poi ancora con la vicenda degli arresti della moglie. Cosa si aspettava da politici del calibro di una zecca o di un pappataci…?


Agliana New Deal

L’AGLIO PUZZA, C’È L’ACCRÒCCHIO

E IL COMÙN PUÒ ANDÀ IN GINOCCHIO


Ruotolo è il presidente del consiglio con 11 voti su 16

 

AGLIANA. C’è mancato solo Roberto Giachetti, ma ci pensiamo noi a dire che “hanno la faccia come il culo”. La nostra prognosi è stata centrata: il presidente del consiglio non sarà il salvatore della giunta scissionata dalla lega, Fabrizio Nerozzi, bensì  Agostino Luca Ruotolo. Per fare politica, spiegava il direttore, bisogna essere cattivi: e il Nerozzi non lo è abbastanza, parola di Machiavelli 2024.

Il “salvataggio” degli indegni, assicurato – poco avvedutamente – dal Nerozzi, avvenuto nel febbraio del 2023, è stato cancellato da tutti e la sua figura definitivamente strappata dall’organigramma dell’amministrazione dei traditori: gli amici di una volta, quelli della bottarga cucinata dal Ciottoli che altro non sa fare.

La figura del Nerozzi dicevamo, è stata affondata e coperta dalla melma dell’indifferenza con la gioia del fascista di giunta – che però ieri sera un po’ nervosetto… – e il tradimento perfetto del Bimbominkis più isterico mai visto, ad Agliana.

Le new entry dei consiglieri in surroga dei fuggiaschi non ci sembrano rilevanti: sono appena entrate nella pentola del brodo degli inciuci del palazzo dove conosceranno rinnegamenti e apparentamenti inattesi nei prossimi cinque anni.

Alcuni figuri sono già stati risciacquati nell’ammorbidente (è il caso del giovane Gioele Fedi), sanciti anche per gli effetti – è il caso della stampella-Nerozzi – delle profonde coltellate alla schiena assegnate proprio dagli amici di un tempo, con il coordinamento esterno della segretaria generale Aveta.

La poltrona della vergogna: Nerozzi ha favorito il tradimento del trio Aveta/Benesperi/Ciottoli

Al centro dei puttanai di Agliana c’era (e resta) un personaggio di alto profilo politico, superprotretto da tutti: sinistra, cattolici, procura e centrodestra stesso, manipolato a dovere (è un’opinione) da una sindaca di fatto (la fata dai capellini fucsia) che nel giugno 2019 colpì – in modo figurato (sennò il Curreli ci rinvia a giudizio) –  la comandante Lara Turelli una che (ci spiegava Luca l’epigastralgico in una mail), “è stata la migliore dirigente dell’amministrazione aglianese”.

L’immagine iconica della poltrona vuota dello scomodo fu-residente del consiglio Nerozzi, la vedete bene: la stampa strutturata, non spenderà una riga oltre la registrazione distratta della sua clamorosa assenza. Ora che ne sarà della “transizione ecologica ambientale” a lui affidata dal sindaco falsario e calunniatore delle ruminazioni notturne, certificate in modo assai discutibile dall’amico medico Riccardo Dalle Luche? Che ne sarà della nascita della C.E.R. che Nerozzi aveva anche promosso andando fino a Roma in parlamento?

L’opposizione è spappolata. Dicono che il Pd non è più il [P]artito [D]ominante, sono rimasti solo gli eterodirigibili subordinati da sovietkommisar di fragaiana memoria che hanno fatto indignare molti cacicchi locali.

Lo spoglio per il presidente: 11 voti al Ruotolo e 5 ad Alice Palazzo. Nemmeno un voto al Nerozzi

Altra notizia le dimissioni di Francesca Biagioni, che dice di avere “troppi impegni” e di non poter più sostenere l’attività politica. La giovane “ingegnera ambientale” è altresì – questo il nostro parere – uscita malamente da un ruolo di facciata, condito dal pesante conflitto di interessi che la vedeva esposta con la “zampetta” nella società Cis spa (cioè l’inceneritore) del presidente “Pinocchio” Edoardo Franceschi. 

Non ha  resistito – crediamo – anche per il peso delle nostre inchieste che hanno fatto luce sulle supercazzole narrate nella commissione ambiente della quale era presidente. Sua madre, Sandra Andreini, è prima segretaria all’ufficio del gioiellino di via Tobagi, detestato, ma poi sostenuto volentieri anche da Bimbominkia.

Questi episodi, esecrabili, hanno un nome e un cognome: “conflitto di interessi”.

Sarà interessante, adesso, studiare da vicino la nuova inesperta materia prima affastellata da Minkiolìn (abbiamo anche il mestichiere Lorenzo Romiti, fresco criptocomunista in “maggioranza”). Se ne faccia una ragione l’avvocata Elena Augustin, che parlava sul Tirreno nel maggio 2022, di un nuovo periodo di serenità, dopo il processo politico imbastito dai Pm Coletta, Curreli e Grieco contro Linea Libera. 

Cerchi di capire se davvero i nuovi consiglieri avranno la capacità di imprimere una visione politica sana, dunque diversa, perché diversamente ispirata, volta all’applicazione della trasparenza e della cooperazione fattiva predicata dalla Palazzo nel molto retorico discorso di apertura: una politica richiamata all’interesse generale della cittadinanza e non al mantenimento delle poltrone come hanno fatto finora i quattro gatti spelacchiati del centrodestra tenuti in vita dal Nerozzi e che, una volta, rimessi in piedi, per prima cosa hanno freddato che si era dissanguato per fare loro delle immeritate trasfusioni di sangue. Del resto, come disse una volta anche don Tofani, “perfino nostro signor Gesù Cristo finì in croce!». Peccato che in croce non ci finiscano mai personaggi come questi intrallazzatori pubblici.

Il New Deal aglianico iniziò da qui, con «Minkiolìn che rottamava mentre inciuci sol sognava, per raggiungere le su’ mète di donar quattrini al prete…» (i 6 mila euro a don Tofani)

Una bella sfida dimostrare un cambio di direzione da quello che è stato in questi ultimi cinque anni assolutamente miserevoli perché contraddittori e condizionati da costanti silenzi, reticenze di tipo mafioso e sistematiche operazioni di inciucio.

Potrebbe spiegarlo bene Milva Pacini . Troiai che dettero il via alla scissione leghista del 2021, con il recupero in extremis di una Giunta più che zoppa, malata e in via di putrefazione; gestita con inganni, violazioni sistematiche della trasparenza, aggressioni, conflitti di interesse, tradimenti.

Tutta roba che richiederà una lunga sedimentazione prima di cadere nell’oblio.

A.R.
[alessandroromiti@linealibera.info]


“PUTTANAJ” NON È
UN COGNOME ALBANESE

Captain Zotic:«È inutile che tu mi rifaccia la foto, torna al tuo posto!»

 

Da quando quello zotico di Maurizio Ciottoli si è messo in testa di essere il più grande politico della Terra; da quando sognò – come nella Bibbia – che era salito al cielo, da Dio, lungo la scala di Giacobbe, non ha mai perso occasione per inanellare una cretinata dopo l’altra. Eppure quando ha bisogno è un ruffiano a 24 carati, che strascica la lingua per terra: anche sul ruvido breccino.

E tutto questo perché la pròvvida procura di Pistoia, quella di don Coletta che non intercetta la Lucia Turco ma lavora per la gente comune, pur di strozzare Linea Libera (auspice un campione di illegalità quale il sostituto Claudio Curreli), è capace di farsi anche mordere da un mamba nero: l’essenziale è stoppare chi scopre il malaffare. Sul malaffare, infatti, poggia – e assai saldamente – il potere mafioso di certi magistrati che di Pistoja hanno fatto il loro feudo.

Il Ciottoli – che non è neppure di Agliana, perché è un testa-grossa di ferrucciano di Quarrata – per anni, con la sua autofficina di famiglia, ha tessuto trame e orditi con il sottopotere di Pistoia; e si è sempre sentito protetto.

Ma ieri sera lo Zucchelli c’era…?

Ha cambiato l’olio a tante auto della prefettura (quelle dei funzionari, non quelle di servizio); ha pulito le candele (finché c’erano) a quelle di certa polizia; ha svolto il compito di “intercettore di drogherie” in aiuto a certi mariscià di Quarrata (e se n’è pure vantato). Perciò, alla fine, s’è sentito protetto.

E lo è stato. Anche nel suo settore politico: di cui io – a opinione di Giuseppe Grieco – avrei dovuto fare parte. Ma Grieco non arriva a capire – non ce la fa proprio – che gli onesti con i furbi alla fine non vanno d’accordo. Certe cose pistonano soltanto nella sua angusta visione della vita.

Si è sentito sempre molto protetto – lo zotico Segatura – e si è, perciò, montato la testa segaturosa. Ha preso a tubate un tale per strada… e nulla. Ha preso per il collo Silvio Buono… e nulla. È stato servito e riverito, accolto in casa e in amicizia da Alessandro Romiti, e nulla. Evidentemente – cosa volete farci – sembra che sia proprio stronzo per natura!

Alla fine, da buon italiano di ventennal nostalgica memoria, si è alleato con tutti, mandando poi tutti a fanculo. Benito lo ha insignito: della medaglia d’italiano traditore e inaffidabile, che giusto può andare d’accordo con il senatore inciucista. Anche lui bell’esempio di mutante.

Luca Gaspari. Se avesse lavorato come doveva, il «processo politico» inventato dalla procura, sarebbe finito nel cesso; e i personaggi illustri, favoriti, sarebbero finiti loro agli arresti. Ma questa è una parte della magistratura italiana, di cui Pistoja è piena zeppa…

Al momento di mostrare la sua fede davvero democratica, fece violenza anche a Romiti. Gliela fece in Comune. Gliela fece d’accordo con il suo compare Minkiolìn. Poi, sempre con l’appoggio anche della procura, ebbe – senza alcun problema – pure manforte con certi documenti di indagine che, grazie alla sudditanza malefico-culilingua di una sua affezionata vigila (non la Turelli, che lo aveva sempre aiutato e che lui tradì insieme all’Aveta), poté vedere a suo totale piacere e capriccio, mentre tali documenti erano negati (grazie ancora alla procura) alle persone offese. E meno male che non può più – dicono – andare a sparare agli uccelli, ma solo ai coglioni!

Ieri sera Captain Zotic ha rotto le palle al Romiti. Guardate l’immagine. Gli stava dicendo: «È inutile che tu mi rifaccia la foto, torna al tuo posto!».

Speriamo solo che l’Ambra dell’Anpi, magari con l’aiuto del Gigliotti, gli faccia capire che, come Dio, anche il Duce è morto.

Speriamo. Perché per ora, con lo zotico in giro, questa è la giunta di Agliana, maremma puttana!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
© LineaLibera Periodico di Area Metropolitana


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