agrumia, pasticci & ciuccelloni. TRA IL DIRE E IL FARE C’È DI MEZZO IL BENESPERI (E NON SOLO)

Da un punto di vista di osservatore di cronaca, è mia opinione che la segretaria sia quel qualcosa che il Padre Dante (che non si è mai pentito e ha mandato a fanculo i fiorentini morendo a Ravenna) avrebbe definito, come Ulisse e Diomede, un «malo consigliere»…

 

Ai giovani di oggi manca la cultura. Non il sapere più o meno le cose: cultura significa “intelligentia rerum”, capacità di capire il mondo. A loro basta una sega di telefono in mano e credono di essere Jaweh nell’alto dei cieli. Spippolano, spippolano e non concludono un cazzo

 

CESTINÒ FALCE & MARTELLO:

FINIRÀ DRITTO AL MACELLO?

 


 

 

L’INTERVENTO di Alessandro Romiti sul Cis-Ladurner-Lodo (ma poco godo) e troiai vari, mi ha fatto ritornare in mente tutta quella massa di fanfaluche di Luca (Benesperi), sfarfugliate nel corso di almeno un decennio, quando l’attuale sindaco aglianese – frutto di una strana congiunzione fra i senatori di pietra e gli occhi verdi di Lega – prometteva battaglie e guerra ai quattro punti cardinali. I punti, invece, glieli hanno messi a lui: con la sparachiodi, sui labbri (non voglio dire labbra: troppo cólto, da Blimunda, non da contadino qual sono e qual resto).

Capitan Fracassa (o, tornando indietro di più, il Miles Gloriosus di Plauto), tradotto in termini della Piana, un «pallone gonfiato di boria», mangiava il mondo ingollandolo di colpo. Rivedetelo in questa sua prima, incredibile cazzata, mentre cestina la falce e il martello e ricordàtelo quando dovette fare il suo mea culpa! È un bimbone, che volete…?

Hanno cestinato lui, invece. E lo hanno iniziato a fare i suoi amici (il senatore La Pietra, che gli ha ficcato in capo di non salire le scale della procura né a Pistoia né alla Corte dei Conti; e la di lui alleata Sonia Pira: entrambi bastonati a dovere dalle regionali di domenica e lunedì scorsi) e i suoi più stretti collaboratori: in prima linea la signora Aveta, che è la vera divinità del focolare domestico di Agliana; una vera e propria “Vesta del compromesso”, anche sfacciato, di evidente incompatibilità fra le prerogative dei dipendenti pubblici e l’esercicio della politica. Un esercizio chiaramente scorretto, dato che non spetta al segretario comunale.

Paola Aveta. Ce l’ha rimessa Agliana sui binari. Ma solo a modo suo…

Da un punto di vista di osservatore di cronaca, è mia opinione che la segretaria sia quel qualcosa che il Padre Dante (che non si è mai pentito e ha mandato a fanculo i fiorentini morendo a Ravenna) avrebbe definito, come Ulisse e Diomede, un «malo consigliere». Ora vediamo se mi querela anch’Ella (scriverebbe da signore un po’ agé, Vittorio Feltri): ma costei è una donna del compromesso, secondo la cui visione della direzione dell’ambaradàn, bisogna lasciare le cose come stanno senza toccarle – altrimenti finiscono per puzzare troppo.

E qui parlo – e a ruota libera, come tanto mi piace – per certi arcani misteri mai svelati, prima, al grande pubblico dei compagni e degli amici di Agrumia. «Quando ci vuole ci vuole», disse, in classe il vescovo ortodosso di Pistoia che, incazzato con la grande luce dell’Est della Flamma, al Forteguerri, esclamò: «Ma è possibile che non ci sia nessuno che la manda a fanculo?».

Capitan Fracassa si insediò in Comune all’inizio di luglio. Versa la metà del mese gli fu consigliato di chiamare ai danni (erariali e non solo) il fu-comandante Nesti, un vero campione di arroganza. Laca disse che voleva farlo e che lo avrebbe fatto. Mancavano 5 mesi alla prescrizione dell’azione legale. A Natale, però, non si era ancora deciso, perché, tra un mal di stomaco e un altro, aveva – oltretutto – assunto l’Aveta: alla quale furono passati alcuni chilogrammi di fogli che costei non mai lesse e, forse, mai leggerà – e non certo perché vuole fare un piacere agli aglianesi…

Agnellone di dio che togli le castagne dal fuoco

Allo stremo, Luca si decise: ma non lo fece di persona personalmente. Non ricordo bene se si sentiva male o se era al mare. Ci mandò, a Firenze – a chiacchierare con l’Aveta e l’avvocato –, il suo «agnellone di dio, che toglie le castagne dal fuoco». Fu una vera e propria débâcle. I particolari sono “raccapriccianti”. L’Aveta, con il suo simpatico sorrisetto, fece incazzare l’avvocato. L’agnellone di dio, tutto dalla parte di Ella, le dette ragione a priori, anche quando l’osservazione fu che scadeva la prescrizione ed Ella rispose con sufficienza: «E allora? Che succede? Vorrà dire che va tutto a carte di 48!». Tanto i quattrini erano dei cittadini di Agliana.

La storia di come andò il dopo – quando la lettera di diffida fu recapitata al fu-comandante – me la tengo, magari, per una prossima puntata. Di fatto non solo la signora Aveta non ha mai sfogliato nessuna carta, ma ha riportato tutto all’ordine costituito: dopo avere addomesticato l’agnellone di Capitan Fracassa e dopo aver partecipato alla festa di compleanno di Luca, che è finito in una buca come la falce e il martello che aveva cestinato.

Che sciocchino, questo sindaco fatto di vento! Ha urlato contro il Fragai e tutti i segreti che il Pd gli buttava come un macigno sui piedi: ed è arrivato a dama per ritirare compostamente la propria codina fra le gambine per non avere problemini.

Senza parole [grazie a Elisabetta Bernardi]
I problemi, magari gli verranno tutti insieme. Benesperi cominciò male fin da quando sputò sugli accordi per il presidente del consiglio comunale e poi si fece piantare in quel posto lo zìpolo scomodo dell’assessore esterno Katia Gherardi, nei confronti della quale, beninteso, io non ho nullissima – anche se tutte le osservazioni di Ambra Torresi (mi spiace tanto, ma è così) erano e restano ben centrate! Il fatto è che, alla fine, i prefetti non sono lì a prefettare, ma solo a mangiare, bere, dormire e rappresentare la politica italiana (guardate la vignetta!).

Altre osservazioni nei prossimi giorni. Ma soprattutto, in un casino cotale, buona fortuna, Agliana! Ti ci vuole.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Art. 21, che nessuno degli avvocati del Comune (e sono tre,
come i coglioni di Bartolomeo Colleoni) capisce davvero…

 

Lo stemma Colleoni con tre coglioni

 

Che politici, che amministratori, che funzionari! Che casino, diceva la professoressa Mannori del Forteguerri! Che mente, diceva il mi’ zio che faceva il chiccaio a Lamporecchio!
Con tutti i segreti che Benesperi-Aveta-Agnellone hanno posto in essere oggi, chi mai staranno proteggendo…?


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