PISTOIA. Conosco Alfio del Serra da quando ho il bene di ricordare. Da quando poi ho avuto il discernimento mi sono sempre sentita onorata della sua amicizia, e di quella di tutta la sua famiglia.
Alfio ha lavorato per tanti anni a Firenze, a Palazzo Pitti, restaurava opere d’arte incommensurabili, quelle che procurano la “sindrome di Stendhal, detta anche sindrome di Firenze (città cui si è spesso manifestata); è il nome di una affezione che provoca tachicardia, capogiro, vertigini e allucinazioni in soggetti messi al cospetto di opere d’arte di straordinaria bellezza”.
Sono suoi i recuperi di opere di Botticelli, Cimabue, Duccio da Boninsegna (i primi tre che mi vengono alla mente…) ed io ho ascoltato “live” la cronaca di tali lavori durante i pomeriggi di sabato e domenica o quando le nostre famiglie si incontravano a cena (uno dei luoghi prediletti dei nostri convivi era la trattoria “Autotreni”, e, non per riattizzare il gruppo che ha imperversato su Facebook in questi giorni, ma anche quello era un must cittadino!).
Il ricordo più bello che ho personalmente è però legato agli “angeli del fango”, dopo che l’Arno rientrò nel suo letto, dopo l’ alluvione di Firenze del 1966, vennero da tutto il mondo ad aiutarci a salvare un patrimonio artistico inestimabile ed Alfio, tra loro, con loro a dare le indicazioni più importanti ma anche a lavorare…
Come accade, anche dalle peggiori sciagure può venire qualcosa di buono e a seguito di tali tristi eventi fu allestita una mostra itinerante sui danni subiti e sui recuperi effettuati, fu presentata a Londra, Alfio ne fu un portavoce per Firenze ed io, con Franca ed Antonella andammo al suo seguito. È un ricordo pieno di emozione e gratitudine.
Adesso Alfio, da qualche anno ormai, ha posato sgorbie, spatole e pennelli ma, con l’amore e la passione che un mestiere come il suo pretende, ha scritto un libro che si chiama la Vita del Restauro.
Sono certa che oltre i ricordi e le riflessioni critiche promessi nel sottotitolo, Alfio del Serra ha inteso trasmetterci la sua Vita che è stata impegnata e realizzata con giusto orgoglio e meritata soddisfazione in quell’attività portata avanti con dedizione, capacità e grande intuito. Io so che se dicessi ad Alfio che ha esercitato un’arte, che è stato un artista si schermirebbe, ironicamente sorriderebbe e metterebbe lì una battuta, ma è proprio quello che penso.
Parteciperò alla presentazione del libro, che si terrà venerdì 14 febbraio alle 17.00 alla Libreria Lo Spazio di Via dell’Ospizio e mi auguro che siano molti gli appassionati di arte e di cultura che saranno presenti perché i riconoscimenti a persone della caratura di Alfio non sono mai troppi.